Tutti noi la ricordiamo principalmente per l’estetica floreale, l’immaginario esotico e le atmosfere da Sud degli Stati Uniti. Ma la produzione di Georgia O’Keeffe non si esaurisce di certo qui. Per questo il MoMA di New York sta preparando una mostra che vede al suo centro una serie di opere su carta espressione di una natura differente da quella che siamo abituati ad ammirare. Dal 9 aprile al 12 agosto 2023.
Appuntamento ad aprile 2023 per Georgia O’Keeffe: To See Takes Time. La mostra raccoglie più di 120 opere su carta, raramente esposte, che dimostrano come l’artista abbia utilizzato carboncino, acquerello, pastello e grafite per rappresentare (e rivisitare) alcune forme organiche. É la prima mostra museale a esplorare questa particolare tematica e, cosa forse più sorprendente, la prima mostra che il MoMA dedica alla O’Keeffe dal 1946. Oltre ai disegni, presenti anche alcuni dipinti legati alle opere su carta.
Un’idea sorta nel 2020, quando un disegno a carboncino della O’Keeffe, esposto nel contesto di un’altra mostra, aveva attirato le attenzioni dei visitatori. Probabilmente, secondo la curatrice di Georgia O’Keeffe: To See Takes Time, Samantha Friedman, perché non corrispondeva alle loro aspettative nei confronti del lavoro dell’artista.
Ma O’Keeffe, pittrice di grandi fiori rigogliosi e montagne scoscese, iniziò la sua carriera realizzando proprio disegni a carboncino. Nel 1915, mentre lavorava come insegnante d’arte, molto prima di raggiungere la fama, iniziò a imprimere su carta ampi e ricurvi tentacoli. Il risultato suggeriva increspature d’acqua, fumo o materiali organici primordiali. La serie prese il nome di Specials.
Una sua amica portò i disegni al fotografo e gallerista Alfred Stieglitz (futuro marito di O’Keeffe), che li definì le “cose più pure, belle e sincere” entrate nella sua galleria da diversi anni. Li espose a sua insaputa, cosa che la rese furiosa. E poi famosa.
O’Keeffe ha prodotto la maggior parte delle sue opere su carta dal 1915 al 1918. Ma già negli anni ’30, O’Keeffe era rinomata per i suoi studi dipinti a tema naturale. Ma non aveva certo dimenticato l’esperienza della carta. Nella sua ricca corrispondenza, O’Keeffe ha descritto la gioiosa “incoscienza” della carta rispetto alla tela, dove spesso un errore ha conseguenze irrimediabili. La carta era il luogo in cui sviluppare soluzioni e cercare l’essenza dei suoi soggetti. A volte tirava strisce di acquerello per guardare i pigmenti sanguinare lungo il foglio, in una sorta di sfumatura indistinta simile all’effetto che la luce assume all’orizzonte.
Tra le opere chiave della mostra ci sono No. 8 – Special (Drawing No. 8), del 1916, che ricorda un tifone d’inchiostro; una serie di acquerelli luminosi della sua serie di interpretazione del cielo del Texas (1917); e Drawing X (1959), ispirato ai panorami che O’Keeffe ha ammirato dai finestrini degli aerei con cui per tre mesi ha girato il mondo. Qui i confini tra rappresentazione e l’astrazione si confondono in modo spettacolare.