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La descrizione di un attimo. Trieste racconta l’innovativa arte dei Macchiaioli

Vincenzo Cabianca Acquaiole della Spezia , 1864 Olio su tela, 60x127 cm Collezione privata Courtesy Butterfly Institute Fine Art, Galleria d’arte, Lugan Vincenzo Cabianca Acquaiole della Spezia , 1864 Olio su tela, 60x127 cm Collezione privata Courtesy Butterfly Institute Fine Art, Galleria d’arte, Lugan
Vincenzo Cabianca Acquaiole della Spezia , 1864 Olio su tela, 60x127 cm Collezione privata Courtesy Butterfly Institute Fine Art, Galleria d’arte, Lugan
Vincenzo Cabianca, Acquaiole della Spezia, 1864, Olio su tela, 60×127 cm, Collezione privata. Courtesy Butterfly Institute Fine Art, Galleria d’arte, Lugano
Oltre 80 opere compongono la mostra I Macchiaioli. L’esposizione racconta l’esperienza artistica del gruppo di artisti italiani più importante dell’Ottocento. Al Museo Revoltella di Trieste dal 19 novembre 2022 al 16 aprile 2023.

I Macchiaioli, probabilmente il gruppo di artisti italiani più importante dell’Ottocento. Spiriti indipendenti e ribelli, dediti a una pittura realista e immediata. Addio scene mitologiche e storiche, neoclassiciste e romantiche. I nuovi pittori prediligono un segno immediato, disposto a macchie, frutto di pennellate brevi e vibranti. Risultano dipinti dai contorni sfumati, ma paradossalmente più veritieri di un tratto realista. Una sorta di colpo d’occhio, forse un po’ sfuocato ma evocativo nella sua immediatezza. Fondamentale, come spesso accade, la luce.

Del gruppo facevano parte Giuseppe Abbati, Cristiano Banti, Odoardo Borrani, Vito d’Ancona, Giovanni Boldini, Federico Zandomeneghi e vari altri. Tra loro anche Telemaco Signorini, Giovanni Fattori e Silvestro Lega. Sui tavoli del Caffè Michelangelo di Firenze discutevano di pittura: cosa significa realmente essere moderni? Forse superare il canone, innovare senza cancellare; dare uno strappo alla concezione vigente della comunità artistica. Che spesso reagisce criticando.

I Macchiaioli iniziarono ad esporre negli anni ’50 dell’Ottocento. Nel 1961 proposero le loro opere all’Esposizione Nazionale, senza però venire apprezzati. Anzi, l’anno successivo, il giornale conservatore e cattolico Nuova Europa affibbierà loro il nome, in termini dunque dispregiativi, con cui la storia dell’arte ancora oggi li conosce. Macchiaioli come le macchie che gettano sulla tela.

Chissà gli stessi cosa avrebbero detto, un centinaio di anni dopo, di fronte a un Pollock. Per fortuna a giudicarli c’è un pubblico più consapevole, che ha vissuto l’evolversi dell’arte. Ora abbiamo la maturità per comprendere il valore innovativo dell’opera macchiaiola, niente affatto distante da movimenti più celebrati, quali certamente l’Impressionismo.

Tra le opere più rilevanti troviamo il Bambino a Riomaggiore (1894-95) e Solferino (1859) di Telemaco Signorini, Mamma con bambino (1866-67) di Silvestro Lega, Fanteria italiana e Tramonto in Maremma (1900-05) di Giovanni Fattori e Bambino al sole (1869) di Giuseppe De Nittis accanto a Signore al pianoforte (1869) di Giovanni Boldini.

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