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Max Ernst, l’arte magica del surrealista irrequieto

Edipus Rex, 1922 Olio su tela, 93 x 102 cm Collezione privata, Svizzera Album / Fine Arts Images / Mondadori Portfolio © Max Ernst by SIAE 2022
Edipus Rex, 1922
Olio su tela, 93 x 102 cm
Collezione privata, Svizzera
Album / Fine Arts Images / Mondadori Portfolio © Max Ernst by SIAE 2022

Il dadaista, il romantico, il patafisico, l’umanista interessato al Rinascimento: Max Ernst ha avuto molte anime ma soprattutto è stato il surrealista irrequieto. Questa prima retrospettiva italiana a Palazzo Reale a Milano ne indaga le ragioni e le visioni con oltre 400 opere provenienti da tutto il mondo

Il suo estro folle ha dato vita a foreste, esseri indecifrabili dall’aspetto plastico, uccelli-feticcio, altri animali, corpi femminili e corpi celesti che si ibridano con l’artificio e con il mito. Tra mimesi e metamorfosi, tra inconscio e realtà, tra animato e inanimato, la sua è una Wunderkammern che ospita i temi più classici della storia dell’arte del Rinascimento italiano e tedesco, del Romanticismo, riuscendo perfino a includere gli strumenti della scienza e della tecnologia.

Osservando le opere in mostra si può notare subito la sua estrosità, era in grado di passare dal collage al frottage, dal drip-painting alla pietra scolpita.

I primi disegni testimoniano il precoce talento coltivato da autodidatta, gli altri ci raccontano lo sviluppo del suo stile: si passa così da un giovanile ritratto a matita della sorella Loni ai più recenti.

Un talento versatile, come dimostrano anche le tavole dal suo romanzo collage del 1934, “Una settimana di bontà”, recentemente ristampato da Adelphi, che riunisce illustrazioni di romanzi rosa o d’avventura, ritagli di vecchie enciclopedie, con rimandi al Surrealismo e alla Pop Art.

Una mostra che attraverso le fotografie dei talenti dell’epoca (Man Ray e Lee Miller) racconta anche le passioni del maestro. Dal ménage-à-trois con Paul Éluard e sua moglie Gala (la futura musa e compagna di Dalì) alla fuga in America con Peggy Guggenheim. Chiude il cerchio della sua romanzesca vita la pittrice americana Dorothea Tanning.

Ernst combatteva l’orrore radicato nella vita di tutti i giorni con il surreale. La sua arte è stata particolarmente influenzata dalle preoccupazioni dell’epoca, dai trauma del periodo, dalla guerra, dall’ascesa del fascismo o dalla repressione sessuale e dalle ossessioni personali ma la gioia della esistenza trovava magicamente spazio nelle intricate giungle o geometrie che era solito dipingere.

Max Ernst

Milano, Palazzo Reale
4 ottobre 2022-26 febbraio 2023

A cura di Martina Mazzotta e Jürgen Pech (catalogo Electa)

Orari: lunedì chiuso, martedì, mercoledì, venerdì, sabato, domenica: 10-19.30; giovedì: 10-22.30
ultimo ingresso un’ora prima della chiusura.

www.palazzorealemilano.it

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