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Voli nel tempo e nello spazio. I colori di Tabrizi, un iraniano a Milano

Ardeshir Tabrizi Man and Serpent, 2020. Silk thread, cotton floss, pearlescent acrylic ink on canvas, cm 122 x 129,5. Courtesy Galleria Poggiali
Ardeshir Tabrizi Man and Serpent, 2020. Silk thread, cotton floss, pearlescent acrylic ink on canvas, cm 122 x 129,5. Courtesy Galleria Poggiali

“Otherworlds”, l’arte tessile di Ardeshir Tabrizi in mostra da Poggiali a Milano fino al 10 gennaio

L’Asia magica e favolosa, i simboli e le forme di una civiltà antichissima. Questo il repertorio sedimentato nella mente di Ardeshir Tabrizi che lasciò l’Iran, sua terra natale, per trasferirsi a soli quattro anni con tutta la sua famiglia a Los Angeles.

Fuggire, lasciandosi alle spalle una casa densa di ricordi, una città straordinaria – Teheran –, un mondo ricco di storia ma lacerato da insanabili conflitti, poteva sembrare la soluzione per dimenticare e voltare pagina, liberandosi da retaggi ingombranti. In realtà il piccolo Ardeshir aveva già fatto sua la squisita sensibilità persiana, grazie alla quale l’arte ha raggiunto nei millenni traguardi inarrivabili. Dopo i trent’anni tutto il bagaglio culturale immagazzinato sarebbe emerso in lui facendosi largo tra le tendenze hip hop americane con cui l’artista aveva simpatizzato negli anni ’90.

Ardeshir Tabrizi Western Boys, 2021. Silk thread, cotton floss, pearlescent acrylic ink and fabric dye on canvas, cm 137,2 x 106,7. Courtesy Galleria Poggiali

Alla Galleria Poggiali di Milano (fino al 10 gennaio) è possibile scoprire nella mostra “Otherworlds”, le opere di Tabrizi, oggi poco più che quarantenne, al suo esordio in Italia, e, in particolare, le sue creazioni d’arte “tessile” che giocano sull’intreccio di strisce di stoffe variopinte e sul ricamo – applicato secondo la tecnica centro-asiatica suzandosi – per delineare visioni contemporanee.

Grazie a tale tecnica simboli e segni quotidiani come sole, luna, frutti o fiori appaiono tratteggiati a mano, con ago e filo di cotone o seta, oppure linee precise a punto lungo, elementari nella loro semplicità, scandiscono gli spazi narrativi in grandi pattern dai molteplici messaggi. 
Ma Tabrizi si spinge ben oltre introducendo la manipolazione digitale, la pittura acrilica, il collage, per scatenare nelle sue composizioni vibranti effetti optical e far emergere fra le sottili bande di tessuto – che a tratti paiono sbarre anche se apparentemente innocue – figure destrutturate, spesso in chiave pop. 
Alcune appaiono estrapolate dalle antiche raffinate miniature persiane e indiane – personaggi maschili inturbantati e danzatrici, animali sontuosi come leoni, destrieri, serpenti –, mentre altre denotano graffianti riferimenti all’attualità storica e politica dell’Iran.

Ardeshir Tabrizi TBD/New York on paper, 2022. Embroidery on paper, cm 38,10 x 63,50. Courtesy Galleria Poggiali

Inoltre, silhouette oscure o frammenti di fotografie emergono qui e là senza precise connotazioni identitarie, ma sappiamo che alcune – come dichiara l’artista stesso – rappresentano le figure dei suoi familiari, in particolare, della madre e della zia, che in molti casi l’hanno aiutato a eseguire i ricami presenti nelle sue opere. Evidenziando dunque interconnessioni affettive e artistiche, Tabrizi parla il linguaggio ibrido delle trasmigrazioni culturali che improntano il nostro Millennio: da un lato rafforzando legami già esistenti dall’altro aprendo abissi su un passato che non cessa di stringere la sua morsa sui vissuti individuali come sull’immaginario collettivo.

Ardeshir Tabrizi Dancers, 2022. Cotton floss, acrylic gouache & paper on canvas, 
cm 139, 7 x 134,62. Courtesy Galleria Poggiali

www.galleriapoggiali.com

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