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Golden Globes 2023: trionfo di Steven Spielberg, miglior film e miglior regista

The Fabelmans di Steven Spielberg The Fabelmans di Steven Spielberg
The Fabelmans di Steven Spielberg
The Fabelmans di Steven Spielberg

Torna in onda alla TV l’80ma edizione dei Golden Globes. Migliori attori Cate Blanchett per TAR e Austin Butler per Elvis

I Golden Globes, premi attribuiti dalla stampa estera residente ad Hollywood sono stati per anni i catalizzatori dell’Award Season cinematografica. Drenando milioni di dollari non solo nelle tasche delle major, ma di tutto l’indotto relativo all’industria cinematografica. E consacrando, nel contesto mediatico dello star system, personalità emergenti alla fama internazionale. Poi all’improvviso nel 2019 uno scaldalo – ce ne furono altri negli anni 80, ma all’epoca mancava la gogna social – ha risucchiato il premio e tutti i suoi votanti (ottantasette) in una voragine. Culminata con la cancellazione dello show 2022 da parte della NBC, con la quale c’era in corso un contratto quadriennale milionario.

Hollywood in 10 anni è stata investita da radicali cambiamenti con la parabola di nascita, vita e morte del #metoo come sfondo. Ne sono un esempio il clamoroso tracollo del guru Harvey Weistein e la caduta di Scott Rubin. Le riforme del settore lanciate dall’ex Presidente dell’Academy Cheryl Boone Isaac, che in pochi anni ha rinnovato il corpo di voto degli Academy portando inclusione e diversità. E il file pubblicato dal Los Angeles Times sui membri dei Golden Globes, con controversie etiche che comprendevano l’assenza di persone di colore e il comportamento dei giornalisti con i talent.

E mentre la moltiplicazione di premi, festival ed eventi di settore sembra inversamente proporzionale all’interesse dell’audience, distratta forse da mezzi d’intrattenimento meno impegnativi, il paradosso della grande crisi dell’audiovisivo nell’era della bulimia audiovisiva contagia tutti ad ogni livello della filiera. Licenziamenti di massa, accorpamenti, nuove regolamentazioni che impongono quote fisse di lavoratori appartenenti a minoranze sui set, ponendo allo stesso tempo dei paletti alla creatività degli artisti, hanno investito l’industria globale, senza sconti neppure per quella che doveva essere la forma d’intrattenimento del futuro, la Virtual Reality, l’Immersive o Metaverso, come è stato brandizzato da Mark Zuckerberg.

Oltre alla nuova sensibilità aggiornata al momento storico – sia essa slancio autentico o nuovo conformismo – sono mutate le esigenze per la sopravvivenza del comparto. Inclusione e diversità, oltre a una questione etica, sono condizione imprescindibile per la sostenibilità dell’industria in un panorama frammentario, caleidoscopico e globalizzato.

Allo scopo di coinvolgere il più ampio numero di persone, il pool di votanti per gli Oscar ha raggiunto quota circa 10.000 tra i vari branch, cioè settori, dalla regia fino al sonoro, con maestranze dai cinque continenti. Ecco quindi che Bill Kramer, CEO degli AMPAS – Academy of Motion Picture Arts and Sciences – interveniva anche lui all’ultima Mostra del Cinema di Venezia sugellando una nuova collaborazione tra Academy e Festival per promuovere il cinema internazionale, riportare il pubblico in sala e fronteggiare uniti la diffusione delle piattaforme streaming.

Tornando ai Golden Globes, alla luce dello tsunami che sta investendo l’Industria, e che certo non risparmia i giornalisti d’intrattenimento, nell’ottica di una ristrutturazione generazionale, in circa due anni l’HFPA ha aggiunto 103 International Voter – chi scrive è uno di questi – a un corpo di membri di 96 unità e sancito un codice di comportamento rigido su modi e tempi con cui gestire la pubblicazione di contenuti. Il prossimo obiettivo sarebbe portare il numero totale di votanti a 300.

Aggiungere votanti internazionali ha significato un cambio epocale di statuto del gruppo, che per 79 anni ha avuto come conditio sine qua non quella di includere solo giornalisti non americani residenti ad Hollywood. L’ala internazionale ha impattato sul risultato, che inusualmente, oltre alle star di primo calibro, ha puntato l’attenzione su dark horses fuori dai radar del dibattito sui premi in Usa.

 

Steven Spielberg

Così se non sono mancati per il miglior film Steven Spielberg, James Cameron e Baz Luhrmann, è comparsa pure la filippina Dolly de Leon come miglior attrice non-protagonista in Triangle of Sadness di Ruben Oslund, vincitore della Palma d’Oro a Cannes per la seconda volta dopo The Square. Tra i migliori film stranieri le nomination se le sono spartite tra gli altri All Quiet on The Western Front di Edward Berger, il crepuscolare Close di Lucas Dont e Argentina, 1985 di Santiago Mitre, poi risultato vincitore.

RRR, la sensation indiana della stagione, ha recuperato la sua chance di vittoria, surclassando gli illustri competitor per la migliore canzone originale Naatu, Naatu: uno shock per chi aspettava sul palco Taylor Swift con Carolina da Where the Crawdads Sing, Lady Gaga con Hold My Hand da Top Gun: Maverick o Ciao Papa di Alexandre Desplat da Pinocchio di Guillermo Del Toro.

Il regista messicano a sua volta ha battuto il favorito Turning Red della Disney e non c’è stato verso neppure per Marcel, la conchiglia con le scarpe da ginnastica, di avere una chance di fronte al gigante, in senso reale e figurato. La conduzione di Jerrod Carmichael, nero ed omosessuale, è stata composta, con l’eccezione di una battuta infelice su Whitney Houston e il Beverly Hilton Hotel, e inclusiva, come il discorso per il premio Caroll Burnett del genio rivoluzionario Ryan Murphy che, come lui stesso ha commentato sul palco, ha “reso pop la causa LGTBQ sul piccolo schermo”. Billy Porter, che ha introdotto l’amico sul palco, ha indossato in suo onore una replica in rosso cardinale del tuxedo di velluto nero che lo resero famoso sul Red Carpet degli Oscar 2019.

Guardando Angela Bassett nella sua smagliante freschezza è incredibile credere ai dati anagrafici: è lei a trionfare come attrice non protagonista in Black Panther: Wakanda Forever. E mentre la pianista americana di origini orientali, Chloe Flower, suona il pay-off, sono altri due gli asiatici a dover ringraziare il pubblico. Ke Huy Quan, intervistato anche da noi di ArtsLife in ottobre per Everything Everywhere All at Once dei Daniels, non lavorava nello showbiz da 35 anni, quando l’avevamo visto in Indiana Jones e il tempio maledetto e poi nei Goonies. Lui è stato decretato miglior attore non protagonista, mentre Michelle Yeoh vince come protagonista per lo stesso film rilasciando nel back stage riservato alla stampa il discorso più toccante: «I cambiamenti nel sistema mediatico sono grandi, perché è l’audience che è cambiata e chiede inclusività, uguaglianza, amore ed empatia: tutto quello che il nostro film offre e di cui io sono testimone. Non pensate con questo premio di esservi sbarazzati di me, ho intenzione di tornare qui molte altre volte.»

 

Cate Blanchett

Cate Blanchett e Zendaya non sono presenti per ritirare il loro premio (la prima come migliore protagonista femminile in un film drammatico, Tar di Todd Field, la seconda come equivalente per la serie televisiva Euphoria) e non rilasciano neppure un video-messaggio. Kevin Costner vincitore del Golden Globe come miglior attore nella serie Yellowstone manca il ritiro della statuetta perché impossibilitato a raggiungere la cerimonia dal suo ranch.

Tanti infine gli artisti che hanno messo la faccia e le energie per rilanciare e sostenere i Golden Globes e l’HFPA in questa fase di transizione delicata: Rihanna non ha smesso mai di sorridere nel pubblico, Jamie Lee Curtis, James Cameron, Brad Pitt, Eddie Murphy, vincitore del Cecil B. DeMille Award: erano tutti lì per la festa. E sopra tutti, nel finale, Quentin Tarantino, accolto calorosamente dalla comunità di attori, registi, sceneggiatori e compositori. A lui l’onore di annunciare in chiusura il miglior film dell’anno: The Fabelmans di Steven Spielberg. Il regista di E.T. e Incontri ravvicinati del terzo tipo aveva appena ritirato anche il premio per la regia. Erano 24 anni che non riceveva un riconoscimento così importante. Adesso, grazie ai Golden Globes, è frontrunner per gli Oscar in programma il 12 marzo.

Di seguito la lista completa dei vincitori

1. BEST MOTION PICTURE – DRAMA
THE FABELMANS

2. BEST PERFORMANCE BY AN ACTRESS IN A MOTION PICTURE – DRAMA
CATE BLANCHETT TÁR

3. BEST PERFORMANCE BY AN ACTOR IN A MOTION PICTURE – DRAMA
AUSTIN BUTLER ELVIS

4. BEST MOTION PICTURE – MUSICAL OR COMEDY
THE BANSHEES OF INISHERIN

5. BEST PERFORMANCE BY AN ACTRESS IN A MOTION PICTURE – MUSICAL
OR COMEDY
MICHELLE YEOH EVERYTHING EVERYWHERE ALL AT ONCE

6. BEST PERFORMANCE BY AN ACTOR IN A MOTION PICTURE – MUSICAL
OR COMEDY
COLIN FARRELL THE BANSHEES OF INISHERIN

7. BEST MOTION PICTURE – ANIMATED
GUILLERMO DEL TORO’S PINOCCHIO

8. BEST MOTION PICTURE – NON-ENGLISH LANGUAGE
ARGENTINA, 1985
Prime Video

9. BEST PERFORMANCE BY AN ACTRESS IN A SUPPORTING ROLE IN ANY
MOTION PICTURE
ANGELA BASSETT BLACK PANTHER: WAKANDA FOREVER

10. BEST PERFORMANCE BY AN ACTOR IN A SUPPORTING ROLE IN ANY
MOTION PICTURE
KE HUY QUAN EVERYTHING EVERYWHERE ALL AT ONCE

11. BEST DIRECTOR – MOTION PICTURE
STEVEN SPIELBERG THE FABELMANS

12. BEST SCREENPLAY – MOTION PICTURE
MARTIN MCDONAGH THE BANSHEES OF INISHERIN

13. BEST ORIGINAL SCORE – MOTION PICTURE
JUSTIN HURWITZ BABYLON

14. BEST ORIGINAL SONG – MOTION PICTURE
“NAATU NAATU” RRR
Music by: M.M. Keeravaani
Lyrics by: Chandrabose

15. BEST TELEVISION SERIES – DRAMA
HOUSE OF THE DRAGON

16. BEST PERFORMANCE BY AN ACTRESS IN A TELEVISION SERIES – DRAMA
ZENDAYA EUPHORIA

17. BEST PERFORMANCE BY AN ACTOR IN A TELEVISION SERIES – DRAMA
KEVIN COSTNER YELLOWSTONE

18. BEST TELEVISION SERIES – MUSICAL OR COMEDY
ABBOTT ELEMENTARY

19. BEST PERFORMANCE BY AN ACTRESS IN A TELEVISION SERIES –
MUSICAL OR COMEDY
QUINTA BRUNSON ABBOTT ELEMENTARY

20. BEST PERFORMANCE BY AN ACTOR IN A TELEVISION SERIES – MUSICAL
OR COMEDY
JEREMY ALLEN WHITE THE BEAR

21. BEST TELEVISION LIMITED SERIES, ANTHOLOGY SERIES OR MOTION
PICTURE MADE FOR TELEVISION
THE WHITE LOTUS

22. BEST PERFORMANCE BY AN ACTRESS IN A LIMITED SERIES,
ANTHOLOGY SERIES, OR A MOTION PICTURE MADE FOR TELEVISION
AMANDA SEYFRIED THE DROPOUT

23. BEST PERFORMANCE BY AN ACTOR IN A LIMITED SERIES, ANTHOLOGY
SERIES, OR A MOTION PICTURE MADE FOR TELEVISION
EVAN PETERS DAHMER – MONSTER: THE JEFFREY DAHMER STORY

24. BEST PERFORMANCE BY AN ACTRESS IN A SUPPORTING ROLE IN A
LIMITED SERIES, ANTHOLOGY SERIES OR MOTION PICTURE MADE FOR
TELEVISION
JENNIFER COOLIDGE THE WHITE LOTUS

25. BEST PERFORMANCE BY AN ACTOR IN A SUPPORTING ROLE IN A LIMITED
SERIES, ANTHOLOGY SERIES, OR A MOTION PICTURE MADE FOR
TELEVISION
PAUL WALTER HAUSER BLACK BIRD

26. BEST PERFORMANCE BY AN ACTRESS IN A SUPPORTING ROLE IN A
MUSICAL-COMEDY OR DRAMA TELEVISION SERIES
JULIA GARNER OZARK

27. BEST PERFORMANCE BY AN ACTOR IN A SUPPORTING ROLE IN A MUSICAL-
COMEDY OR DRAMA TELEVISION SERIES
TYLER JAMES WILLIAMS ABBOTT ELEMENTARY

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