Print Friendly and PDF

Unseen Colour. Le fotografie a colori di Werner Bischof in una mostra di ricerca al MASI di Lugano

Werner Bischof. Il Reichstag, Berlino, Germania, 1946. Stampa a getto d'inchiostro da ricostruzione digitale, 2022. © Werner Bischoff Estate / Magnum foto
Werner Bischof. Modella con Rosa. Zurigo, Svizzera, 1939. Stampa a getto d’inchiostro da ricostruzione digitale, 2022. © Werner Bischof Estate / Magnum foto

Intervista a Marco Bischof e Tobia Bezzola in occasione della mostra Werner Bischof. Unseen Colour, che aprirà il 12 febbraio (fino al 2 luglio) al MASI Museo d’arte della Svizzera Italiana, Lugano

Una delle immagini più conosciute di Werner Bischof è quella del ragazzo peruviano che suona il flauto sulle strade per Cuzco in Perù e poi i suoi reportage in bianco e nero per Life e per l’agenzia Magnum che documentano la guerra e si focalizzano sulla rappresentazione dell’umanità.

Eppure mancava un tassello fondamentale per colmare la conoscenza della produzione artistica di Werner Bischof, il fotografo zurighese scomparso a soli 38 anni in un tragico incidente a Truijllo nelle Ande, nel maggio del 1954. Il Colore! E il MASI di Lugano apre la sua stagione espositiva 2023, il 12 febbraio e presenta con Unseen Colour le opere del fotografo svizzero, realizzate nell’arco della sua carriera con una raccolta di cento stampe digitali a colori, da negativi originali, dal 1939 agli anni ’50, restaurati per quest’ occasione.

Werner Bischof. Orchidee (Studio). Zurigo, Svizzera, 1943. Stampa a getto d’inchiostro da ricostruzione digitale, 2022. © Werner Bischof Estate / Magnum foto

“Dell’opera di Werner Bischof molto è stato pubblicato e molto è noto al vasto pubblico. Tanto più grande è stata perciò la sorpresa quando Marco Bischof, figlio del fotografo che ne gestisce l’archivio da anni, ha ritrovato, nel 2016, diverse scatole risalenti agli anni ’40 con centinaia di negativi su lastre di vetro, formato 6.5 x 9 cm. Per ogni fotografia c’erano tre negativi, apparentemente identici. Perché? Nasce così un lungo e faticoso percorso, un’enorme sfida tecnica, che ha portato, passo dopo passo, alle immagini esposte ora nella mostra Unseen Colour. Per la valorizzazione del fondo ritrovato, Marco Bischof ha deciso infatti di affidarsi al Museo d’arte della Svizzera italiana, che dedica da sempre una profonda attenzione alla fotografia, sia storica che contemporanea. Nasce così la collaborazione tra il Werner Bischof Estate e il MASI Lugano, che accompagna il progetto dal 2019. Siamo lieti e orgogliosi di poter finalmente inaugurare a febbraio 2023 i risultati di questo progetto in questa mostra unica dell’opera di Werner Bischof ” spiega Tobia Bezzola, Direttore MASI Lugano.

Werner Bischof. Studio. Zurigo, Svizzera, 1943. Stampa a getto d’inchiostro da ricostruzione digitale, 2022. © Werner Bischof Estate / Magnum foto

Estetica ed emozione si uniscono in una composizione perfetta e rivelano in pieno la capacità tecnica e l’accurata ricerca formale di Bischof. E i viaggi attraverso i mondi visitati dall’autore si traducono nell’alternanza di immagini inedite ottenute con l’utilizzo di tre diverse macchine fotografiche. Dalla DEVIN-Tri-Color-Camera, una macchina imponente, acquistata per Bischof dall’editore che pubblicava le riviste Du e Zürcher Illustriert, per sperimentare nature, morte, composizioni astratte, studi e scatti di moda, all’inizio degli anni ’40.

Werner Bischof. Essicazione del grano, Castel di Sangro, Italia, 1946. Stampa a getto d’inchiostro da ricostruzione digitale, 2022. © Werner Bischof Estate / Magnum foto

Poi una Rolleiflex 6×6, dai negativi quadrati con la quale l’autore scrive con la sua fotografia i suoi racconti di un’Europa più diversa, dalla Sardegna alla Polonia fino ai viaggi in Asia e al Giappone che lo affascina. E compagna fedele anche una piccola Leica, per catturare luce e dettagli dei luoghi, delle architetture e della gente durante i suoi itinerari nel mondo. Marco Bischof è regista e figlio del grande fotoreporter, ha curato la mostra al MASI e Artslife l’ha intervistato.

Werner Bischof. Trummenfrauen (donne delle macerie), Berlino, Germania, 1946. Stampa a getto d’inchiostro da ricostruzione digitale, 2022. © Werner Bischof Estate / Magnum foto

Lei gestisce l’archivio di suo padre e conosce a fondo tutto il suo lavoro. Quale, secondo lei, è l’apporto più rilevante che ha dato alla storia della fotografia del Novecento?
“Ho iniziato a lavorare con la Werner Bischof Estate nel 1986, dopo la scomparsa di nostra madre Rosellina. Essendo cresciuto in una famiglia di professionisti della fotografia ed essendo io stesso un regista, avevo familiarità con il mondo delle immagini, così ho iniziato quel lungo viaggio con l’eredità di nostro padre. Più scavavo nel suo archivio più mi rendevo conto dell’incredibile valore del suo lavoro. Non solo nella fotografia tradizionale, ma anche in quella contemporanea. Il suo talento nel mostrare la condizione umana, il suo modo di catturare la differenza nella somiglianza. Sempre combinando forma e contenuto”.

È una mostra sorprendente e ricca. Quando e come è nata? E quale è stato il criterio di scelta delle opere esposte?
“Werner Bischof è conosciuto in tutto il mondo come un classico fotografo in bianco e nero. Le sue immagini a colori sono sempre una sorpresa. Ma la cosa sorprendente è che ha iniziato così presto, alla fine degli anni Trenta, quando la fotografia a colori era ancora un’avventura. Lo ha ispirato la DEVIN Tri-Color-Camera, un gioiello tecnico. Ogni immagine è composta da tre negativi in vetro in bianco e nero. Il processo di trasformazione in un’immagine a colori è molto complesso. Perciò queste immagini sono rimaste in archivio per oltre 80 anni prima di essere scoperte! Ora sono uscite e abbiamo una esplosione di immagini a colori mai viste! Ciò significa che con questa mostra e il libro Werner Bischof – Unseen Colour apriamo un nuovo capitolo dell’eredità di Werner Bischof”.

Quali altri aspetti ci sono da scoprire dall’Archivio di Werner Bischof?
“Sebbene Werner Bischof sia morto molto giovane (38 anni), ha creato un corpus di opere molto vario. All’inizio, come fotografo di studio, ha creato un mondo di bellezze naturali. In seguito viaggiò attraverso l’Europa e realizzò una documentazione unica delle conseguenze della seconda guerra mondiale. Diventato membro della cooperativa di fotografi Magnum Photos, ha iniziato la carriera di fotoreporter. Viaggiava in tutto il mondo e le sue storie gli procurarono un riconoscimento mondiale.
Deluso dalla stampa internazionale, cambiò obiettivo e iniziò a cercare nuovi modi di esprimersi attraverso la fotografia. Viaggiò nelle Americhe, dove la sua vita finì troppo presto sulle Ande. Si può quindi dire che Werner Bischof è stato un fotografo in quattro modi diversi”.

Per visitare l’archivio Werner Bischof:  www.wernerbischof.ch

Werner Bischof. Il Reichstag, Berlino, Germania, 1946. Stampa a getto d’inchiostro da ricostruzione digitale, 2022. © Werner Bischof Estate / Magnum foto

Commenta con Facebook