Che rapporto c’è tra la cultura pop e la nostalgia? Può essere accaduto che la nostalgia stessa sia diventata “di moda”? E, soprattutto, nostalgia di cosa? E vissuta come? Nel suo nuovo volume Yesterday, filosofia della nostalgia (2023, Ed. Ponte alle Grazie) Lucrezia Ercoli, docente di Storia dello spettacolo all’Accademia di Belle Arti di Bologna e, dal 2011, direttrice artistica del festival “Popsophia, Filosofia del contemporaneo“, prova a dare una risposta a queste domande e ad approfondire le ragioni per cui il riferimento a tempi passati, più o meno recenti, sia prepotentemente presente nella produzione culturale contemporanea, tanto da aver assunto un’estetica e una narrativa proprie
Abbiamo raggiunto Lucreazia Ercoli per farci raccontare di più nell’intervista qui sotto, mentre il volume sarà presentato a Bologna domani, 2 marzo, alle 18.30 alla Librerie.Coop Ambasciatori. A condurre la conversazione con l’autrice, Ivo Stefano Germano, Sociologo e docente all’Università degli Studi del Molise.
Silvia Conta: Come è nato il volume Yesterday, filosofia della nostalgia?
Lucrezia Ercoli: «Il libro ha una genesi lunga, ma ho iniziato a scriverlo durante il periodo della pandemia. Da decenni stiamo vivendo un grande ritorno del passato, ma è nei momenti di crisi che la nostalgia diventa il sentimento dominante. L’idea che il passato custodisca l’età dell’oro ci conforta rispetto alle incognite del presente che rendono il futuro così opaco.
E di conseguenza mai come oggi assistiamo a una presenza così ingombrante della nostalgia nel quotidiano: dal remake cinematografico al vintage modaiolo, fino al design retrò o al ritorno degli anni ’80 come dimostra il successo di una serie come Stranger Things. Perfino i sapori devono assomigliare a “quelli di una volta”. Non esiste nuova produzione che non sia un reboot. Il libro è un viaggio tra le suggestioni nostalgiche della cultura di massa interpretate con la cassetta degli attrezzi della filosofia».
SC: Da quale punto di vista la nostalgia viene affrontata nel volume? In che rapporto viene collocate con la contemporaneità?
LE: «In Yesterday tento di dimostrare come la ricerca di un’età dell’oro – dove appunto “all my troubles seems so far away” come recita il verso del brano dei Beatles – sia un inganno dell’immaginazione che si ripete costante in ogni fase storica. I veri paradisi sono sempre quelli perduti, ricordava Marcel Proust. La nostalgia, però, non è più quella di un tempo, si è modificata con i cambiamenti tecnologici e sociali della contemporaneità. Attraverso i media di massa, anche la nostalgia è diventata una merce replicabile e riproducibile. Il nostro smartphone è una macchina del tempo che ci fa vivere in un futuro-passato».
SC: Che tipo di percorso può seguire il lettore nelle pagine del libro?
LE: «La nostalgia è il sentimento contemporaneo più affascinante e più pericoloso. Il lettore è chiamato a confrontarsi con questa ambiguità: in queste pagine non solo ci si immerge nello struggimento per i nostri paradisi perduti, ma si intravedono anche i tranelli perversi del “nostalgismo” che dobbiamo evitare. Nel libro raccolgo esempi che arrivano da film, serie tv, moda, canzoni per unire gli spiriti nostalgici di generazioni e formazioni diverse. Dalle pellegrinazioni di Ulisse alle navigazioni del cibernauta, dalla filosofia classica all’immaginario pop, le pagine di Yesterday ricostruiscono l’anamnesi di un’antica malattia che è tornata a paralizzare l’Occidente».