Incontro con Maria Grazia Longoni, avvocata di LCA Studio Legale con cui ha creato il progetto LAW IS ART!, e Claudio Palmigiano, coppia di collezionisti. Una passione comune, l’arte, nata frequentando la casa del grande collezionista Paolo Consolandi
Dicono che non c’è nulla di più bello, per cementificare un’unione, di coltivare insieme una grande passione. Nel caso di Maria Grazia Longoni e Claudio Palmigiano la passione è l’arte, e il collezionarla. Difficile pensare qualcosa di meglio!
L’altro aspetto che salta agli occhi dalle loro risposte a questa intervista è l’impegno personale nell’arte contemporanea e nella sua diffusione e promozione. Vi lascio alla lettura per saperne di più.
Come è nata in voi la passione per l’arte contemporanea?
MGL: Sono sempre stata appassionata d’arte; sin da piccola mio padre mi portava alle mostre e acquistava libri d’arte; mi ha quindi trasmesso questa sua passione. Con mio marito ci siamo incuriositi e poi appassionati all’arte contemporanea frequentando la casa del notaio Consolandi, grandissimo collezionista, che ci ha accompagnati per tanti anni in questo nostro percorso e ci ha avvicinato con competenza ed entusiasmo a questo mondo.
CP: È nata un po’ alla volta frequentando del tutto casualmente casa Consolandi data l’amicizia sin dai tempi del liceo con Claudia, figlia di un grandissimo collezionista quale Paolo Consolandi. Pian piano i suoi racconti mai pedanti e sempre aneddotici mi hanno permesso di metabolizzare l’arte contemporanea e di veder crescere interesse e passione.
C’è stato un incontro particolare con un’opera che vi ha fatto venire voglia di iniziare una collezione? Quale? È stata la stessa opera per tutti e due?
MGL: In realtà ci sono venuti vari desideri prima di iniziare. Abbiamo cominciato la collezione con opere di arte moderna: abbiamo infatti acquistato in asta dei disegni di Fontana e di Sironi. Io amo in particolar modo il disegno e, comunque, le opere su carta, per cui è stato un primo passo facile, se non scontato.
CP: Direi di no, lo definirei una sorta di ‘interesse diffuso’ verso un mondo che mi era ignoto, anche perché in Italia l’arte contemporanea non viene purtroppo studiata, per cui o trovi qualcuno che ti coinvolga in famiglia o tra le amicizie, diversamente è difficile avvicinarcisi.
Che cosa vuol dire collezionare in coppia? Quali sono i vantaggi?
MGL: Vuol dire condividere una passione e quindi è bellissimo! Mio marito ed io ci confrontiamo sugli artisti che ci interessano e spesso abbiamo la stessa opinione, ma non sempre. Cerchiamo però di fare acquisti condivisi da entrambi. Lui è più metodico e si documenta di più, io sono più istintiva. Ma mettendo insieme le nostre caratteristiche arriviamo di sovente allo stesso risultato.
Il vantaggio e, soprattutto, il piacere di collezionare in coppia è quello di poter apprezzare insieme un’opera, una mostra, il messaggio di un artista; di dedicare il nostro tempo a una cosa che ci accomuna e che ci appassiona. Ascoltare il parere dell’altro arricchisce, perché ognuno di noi può avere percezioni diverse rispetto al contenuto di un’opera ed è comunque importante nel decidere un’acquisizione.
CP: Vero aspetto positivo è il fatto che, essendo una passione comune, la si può vivere piacevolmente insieme. Per il resto capita, per fortuna spesso, di avere gusti simili, il che favorisce le scelte.
C’è un filo conduttore che lega e ha legato nel tempo le vostre scelte in fatto di opere da collezionare?
MGL: Non è stata una scelta premeditata, ma in effetti gran parte della nostra collezione è costituita da opere fotografiche. Gli artisti che utilizzano la fotografia ci attraggono sempre per le diverse modalità con cui utilizzano il mezzo e per quanto ci comunicano attraverso un’immagine. Un’altra peculiarità, casuale, della nostra collezione è che le opere sono per la maggior parte realizzate da artiste donne. Le donne probabilmente esprimono attraverso il loro lavoro una sensibilità particolare che evidentemente ci affascina.
CP: Direi di no, anche se nel tempo amici collezionisti, curatori ed artisti ne hanno identificati . molta fotografia, molte artiste donne, ricerche concettuali .
Quali sono le opere e gli artisti più significativi della vostra (o delle vostre) collezione(i)?
MGL: Ho due pareti in casa a cui sono particolarmente legata: quella dei ritratti (fotografie) e quella dei disegni. La parete dei ritratti comprende opere di Cindy Sherman, Prince, Nan Goldin, Shirin Neshat, Roni Horn. Quella dei disegni opere di Kentridge, Marlene Dumas, Scully, Paolini, Darren Almond, Darboven.
CP: Tra le più amate Ritmo 0 di Marina Abramovic, Lessico Famigliare di Sabrina Mezzaqui, Room di Sophie Calle.
Tra le opere della vostra collezione, ce n’è qualcuna a cui siete più legati? Perché?
MGL: Sono particolarmente legata a un’opera di Sabrina Mezzaqui che è una tovaglia realizzata con il libro Lessico familiare di Natalia Ginzburg, tagliato a striscioline poi intrecciate, rappresentativo del momento in cui una famiglia si riunisce, a tavola. È un’opera intima e forte allo stesso tempo. Rappresenta la forza dell’unione in un contesto intimo come la famiglia. L’altra è un’opera di Mona Hatoum: è un attrezzo da cucina, una schiumarola, nei cui fori sono state inserite delle viti che la rendono un’arma artigianale, ma comunque un’arma. Rappresenta la violenza che certi popoli devono affrontare nella quotidianità. L’intervento dell’artista fa di un oggetto familiare il mezzo per comunicare un messaggio estremamente potente e inquietante.
CP: Sottoscrivo la risposta precedente.
Che ruolo ha l’arte nel contesto del suo lavoro?
MGL: Fondamentale. Ho costituito il dipartimento di diritto dell’arte, di cui sono la responsabile, quando sono entrata in LCA Studio Legale. Oltre a fornire consulenza legale e fiscale per qualsiasi tema legato all’arte grazie alle diverse competenze dei professionisti dello Studio, abbiamo iniziato dieci anni fa un progetto culturale chiamato LAW IS ART!, che ha come obiettivo quello di promuovere l’arte contemporanea e di incuriosire anche persone che non si sono ancora affacciate a questo mondo. Organizziamo quindi due mostre all’anno di artisti contemporanei italiani, una in studio e una a Palazzo Borromeo durante il MIART. Il progetto è autentico e ha una forte identità, anche perché siamo spinti da vera passione. Siamo anche molto attivi nella formazione, organizzando seminari, scrivendo articoli e partecipando come relatori a convegni o in corsi di specializzazione. Tutto questo è possibile perché LCA è uno Studio che ascolta le proposte dei suoi professionisti e le appoggia con energie e risorse. Aggiungo che ho la fortuna di avere nel mio team giovani professionisti molto preparati e dedicati, che sono senza dubbio un valore aggiunto per il nostro lavoro, considerata, tra l’altro, la velocità con cui cambia il mondo e, quindi, anche l’arte e le espressioni artistiche.
Auspica che il suo esempio possa essere seguito da altri studi di professionisti, o altre realtà e luoghi di lavoro?
MGL: Non credo di dare un esempio, né ho la presunzione di darlo. Come professionisti facciamo con competenza il nostro lavoro, che però è anche strettamente legato al progetto LAW IS ART! Cerchiamo di fare tutto al meglio sperando di ottenere buoni risultati. Vi sono altri studi che si occupano di arte o che forniscono consulenza nel mondo dell’arte. Ognuno si muove come ritiene che sia giusto e sono tutte realtà interessanti.
Che cosa pensate dell’insegnamento dell’arte in Italia? Secondo voi sarebbe necessario un lavoro di informazione e divulgazione, soprattutto per quanto riguarda l’arte contemporanea?
MGL: L’insegnamento della storia dell’arte in Italia è relegato in una posizione secondaria e si ferma a parecchi decenni fa. Andrebbe senz’altro implementato e il programma aggiornato. L’arte è stimolante, fa ragionare e merita un posto senz’altro più di rilevo nel programma di studio. Tra l’altro ci sono ora molte facoltà legate all’arte e, quasi sempre, chi si iscrive al corso non ha una preparazione adeguata in questa materia ed è un po’ a disagio.
CP: Avendo sottolineato prima come sia difficile avvicinarsi al mondo dell’arte contemporanea per la poca attenzione riservatagli dal mondo della scuola, è scontato che ritenga fondamentale implementare l’insegnamento dell’arte contemporanea.
L’arte rende migliore la vita delle persone?
MGL: Secondo me sì. Nella mia esperienza personale di sicuro. Confrontarmi con un artista che mi racconta il suo lavoro, vedere una bella mostra o anche solo un’opera interessante per me è appagante. Sono anche convinta che avere esposte, oltre che nella propria abitazione, nel luogo di lavoro opere d’arte sia stimolante e contribuisca a creare benessere. Anche per questo in studio abbiamo esposto opere d’arte e col tempo ho visto colleghi, staff, clienti e fornitori incuriosirsi ed apprezzare questa iniziativa. Non si tratta solo di appendere qualcosa di bello alle pareti, ma di iniziare un dialogo con quello che l’arte e l’artista ci vogliono dire oggi.