L’antica e prestigiosa casa editrice fiorentina Leo S. Olschki dà alle stampe una raffinata edizione degli Statuti repubblicani fiorentini del 1355, curata da Federigo Bambi, Francesco Salvestrini, Lorenzo Tanzini. Tre volumi in cofanetto, con ampio apparato introduttivo
Nel Trecento Firenze era una città commercialmente vivace, dove la vita quotidiana scorreva intensa. Relativamente alla sua regolamentazione, gli Statuti del Capitano del Popolo e gli Statuti del Podestà rappresentano la “costituzione” della Firenze dell’epoca. Nello specifico, il Podestà, esercitava il potere esecutivo in città e comandava la milizia per la difesa locale. Eletto dal popolo per un anno, era scelto tra cittadini forestieri a garanzia della sua imparzialità; il Capitano del Popolo, invece, era il più alto rappresentante del ceto più umile, eletto annualmente per esercitare un controllo preventivo sull’attività del Podestà e prevenire abusi di potere. Inoltre, poteva presentare proposte di legge.
I provvedimenti emanati da queste due figure rappresentavano la cornice legislativa di riferimento per quanto riguardava la vita politica e amministrativa della città, anche in materia di pubblica sicurezza.
Ma, appunto fino al 1355, gli Statuti erano redatti in lingua latina; in quel fatidico anno, però, la Repubblica decise di tradurli in lingua volgare per renderli più facilmente accessibili anche a quei cittadini (ed erano la maggioranza) che non conoscevano, o conoscevano poco, la lingua dei Cesari, la quale era rimasta la lingua della Chiesa e del potere, ma a livello popolare era stata gradatamente soppiantata dalle nuove lingue nate dalla contaminazione con le orde barbare che erano calate sull’Italia determinando il crollo dell’Impero Romano d’Occidente.
Alla metà del Trecento, però, i ceti popolari e quelli medi (non ancora definibili borghesi) avevano acquisita sufficiente voce in capitolo per richiedere un certo spazio nella vita politica e civile della città, e l’accesso diretto alle fonti in volgare era uno dei modi per ottenere quello spazio. La Repubblica, quindi, nel decidere di tradurre in volgare gli Statuti, prendeva atto della forza e della vitalità dell’identità urbana che si andava sempre più articolando e allontanando dall’identificazione con la sola nobiltà e l’alto clero.
Di quella traduzione, che all’epoca ebbe una non secondaria portata sociale per i motivi suddetti, è possibile adesso ritrovare tutto lo spirito e il fascino nella monumentale pubblicazione integrale (arricchita di saggi introduttivi e un ampio indice) data alle stampe dalla Leo S. Olschki; oltre 1500 pagine che hanno ritrovata la luce grazie al certosino lavoro sviluppato su iniziativa della Deputazione di Storia Patria per la Toscana. Gli studiosi Federigo Bambi, Francesco Salvestrini, Lorenzo Tanzini hanno curati i primi due volumi, rispettivamente dedicati agli Statuti del Capitano del Popolo e a quelli del Podestà, mentre gli indici del terzo volume sono curati da Bambi e Piero Gualtieri. Nei saggi introduttivi, i curatori ripercorrono il contesto storico-politico nel quale maturarono gli Statuti, che restano ancora oggi un documento fondamentale per comprendere usi e costumi della Firenze trecentesca, appena prima di quella crescita economica, sociale e culturale che nei due secoli successivi la vedrà primeggiare in Italia e in Europa, ma che intanto, a sette anni dalla Peste Nera del 1348, stava ricostruendo il suo tessuto di attività commerciali e andava lentamente ripopolandosi, e al contempo l’elemento popolare consolidava la sua presenza, come già le precedenti esperienze comunali avevano dimostrato.
Dagli articoli degli Statuti (riprodotti uno per uno nella versione originale) emerge in filigrana quel concetto di civiltà sobria, pragmatica, laboriosa, che Malaparte cita più volte nel suo Maledetti Toscani e che ancora oggi stupisce per la sua modernità amministrativa. Il testo è intercalato da alcune riproduzioni a tutta pagina delle miniature trecentesche degli Statuti originali, da cui si può apprezzare la perizia artistica degli antichi estensori, per i quali un libro, all’epoca interamente composto a mano, era un’autentica opera d’arte.
Una pubblicazione preziosa anche dal punto di vista linguistico, perché il terzo volume contiene l’analisi dei lemmi in volgare che compaiono nel testo e permette quindi di “viaggiare” all’interno dell’evoluzione del volgare, nella formazione di quella che più tardi diventerà la lingua italiana.
Dando alle stampe i tre volumi, Olshcki ha compiuta un’impresa editoriale di ampio respiro, a metà fra storia, diritto e linguistica, offrendo a studiosi e appassionati un importante strumento di ricerca e consultazione.
GLI STATUTI DELLA REPUBBLICA FIORENTINA DEL 1355 IN VOLGARE
Vol. I Statuto del Capitano del Popolo. Vol. II Statuto del Podestà. Vol. III Indici
A cura di Federigo Bambi, Francesco Salvestrini, Lorenzo Tanzini. Indici a cura di Federigo Bambi e Piero Gualtieri
Leo S. Olschki, 2023, 1582 pp. totali