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Il Sole allo Zenit #10: Perdere la testa, la decapitazione nell’opera d’arte

Masaccio, Martirio di San Giovanni Battista, 1426, tempera su tavola, 30,5×21 cm
Artistiche esecuzioni che riguardano proprio le decapitazioni: un argomento scomodo della storia dell’arte che ha stuzzicato e affascinato tutti, da Masaccio a Bruce Nauman, dai Gentileschi allo scultore Tony Matelli

“Ed è subito sera”, avrà pensato Mike, il pollo senza testa. Chi se lo ricorda? Un gallo Wyandotte che leggenda vuole abbia vissuto 18 mesi senza capo, dopo che gli fu brutalmente tranciato. Si dice anche che sia apparso all’università dello Utah, a Salt Lake City – quello della Spiral Jetty, per capirci – portato da Lloyd Olsen, il suo proprietario, anche se l’Università non pare aver rilasciato dichiarazioni ufficiali a riguardo. Ma senza entrare nel “chi sono, dove vado”, e tutte le domande filosofiche che si sarà posto, e senza perder la testa e il filo del discorso, scorro veloce alcuni artistiche esecuzioni che riguardano proprio le decapitazioni. Argomento scomodo, diranno in tanti, che vien da alzar le mani e strabuzzare gli occhi sconcertati, come l’Annibale del Tiepolo che ritrova il capo mozzato del fratello Asdrubale, ucciso dai nemici. Del resto l’arte antica e soprattutto quella attuale ci hanno abituato anche a soffrire. San Giovanni Battista, ad esempio, è in procinto di subire il torto con Masaccio che immortala il sicario con la spada al cielo, e non oso immaginare quale sia stato il suo pensiero. Mentre Caravaggio a Malta, più violento, ci rivela la scena in fase di compimento: la testa non è ancora stata recisa ma il boia s’appresta a sferrare il colpo che si rivelerà mortale, come possiamo ben prevedere. Finirà come quel capo di Golia che Davide ci offre palese a Roma, nella Galleria Borghese, o come quella testa, sempre del Battista, che la Salomè svogliata porta sul vassoio a Londra.
Non facciamo spallucce, che c’è anche di peggio: Mattia Preti ci offre cruento una testa staccata dal corpo e messa da parte, ma è il collo tronco in primo piano con il sangue che sgorga ad aumentare disgusto e tragedia. Cambiamo toni e secoli e guardiamo l’esito più buffo di Gionata e David con la testa di Golia, tracciato dalla mano del Cima. E saranno i colori, sarà la visione pastorale, sarà la spada posata sulla spalla, ma quella testa mozzata è sorretta come fosse una borsetta.
A questa prossima segnalazione invece nemmeno crederete: una Decapitazione sta anche a Venezia nella Basilica della… Salute! Ubicazione postuma per fortuna e chissà cosa penserebbe Tiziano, l’autore. Che creò un Golia in primo piano posto in obliquo lungo un pendio, con le gambe sopraelevate al punto che il sangue pare andargli alla testa (ma per fortuna è senza). Dunque preghiamo per lui anche noi, come fa il Davide lì vicino, alzando le mani e gli occhi al cielo.

Nicolas Poussin, La vittoria di Giosuè sugli Amorriti, 1625, olio su tela, 70×82 cm

Ma lasciamo in pace un po’ il Battista e vediamo altre teste. Una niente male si stacca anche nella Battaglia di Giosuè sugli Amorriti, tra il caos dipinto dal Poussin, quando Dio fermò il moto del sole e della luna, addirittura. Sta lì in prima fila e pare parecchio imbronciata, anche perché del resto del corpo non c’è traccia, e non dovrebbe essere un problema a quel punto della tragedia. Procediamo per sommi capi e vediamone altri recisi: il Beato Angelico, a dispetto del nome, ci rende i Santi Cosma e Damiano in fase di decapitazione. E per la luce straordinaria, l’atmosfera vivace e la quattrocentesca idealizzazione, tutto risulta più digeribile.

Orazio Gentileschi, Giuditta e Oloferne, 1609, olio su tela

Niente a che vedere con la tensione che avremo dalle mani dei Gentileschi, che confermano il cognome anche in questi contesti. Orazio, ad esempio, fa sì che Giuditta e la sua ancella trasportino il capo di un Oloferne che sembra dormiente in un elegante lenzuolo bianco, mentre Artemisia ci mostra Giuditta con la sua ancella e la testa ben messa nella cesta. Anche secondo Botticelli Oloferne sta comodo e ben diposto nel cesto, messo però sopra il capo per comodità di trasporto, mentre tutt’altra fine gli fa fare Giorgione, trasformandolo in un poggiapiede.

Giorgione, Giuditta con la testa di Oloferne, 1504, olio su tavola trasportato su tela, 144×68 cm

A questo punto un lungo elenco di personaggi morti per decapitazione potrebbe quasi de-collare: San Paolo Apostolo, San Cristoforo, San Dionigi di Parigi, San Gennaro, San Giorgio, San Maurizio, Santa Caterina d’Alessandria, ma fermiamoci qui, che poi ci vien mal di testa.
E cosa fa invece l’arte contemporanea? Bruce Nauman stacca teste colorate a gruppi di tre che diventano fontane sospese, mentre Tony Matelli, originalissimo scultore, ci dà più di un grattacapo creando Arrangement nel 2022: corpo eretto e dritto, vestito in modo casual con tanto di sneakers e pullover sporco. La testa mozzata, appoggiata al contrario sulla spalla sinistra, ha tanto di occhiali e ci guarda. Quale sarà la risposta?
Che ormai tutto è possibile e non siamo più ai tempi di Maria Stuarda. A proposito, sapete com’è morta?

Nicola Mafessoni è gallerista (Loom Gallery, Milano) e amante di libri (ben scritti). Convinto che l’arte sia sempre concettuale, tira le fila del suo studiare. E scrive per ricordarle. IG: nicolamafessoni

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