La diversità è sempre stimolante per i lettori che amano la sperimentazione e la commistione di stili. Questo concetto si applica perfettamente a Lök Zine, che nasce come una rivista di fumetti e illustrazioni ma che nel corso del tempo si è trasformata in qualcosa di più ampio, diventando anche una casa editrice indipendente che pubblica, oltre all’omonimo magazine, monografie e antologie.
Lök in svedese significa “cipolla”, e la gamma di autori e autrici che vengono pubblicati è estremamente variegata e stratificata, proprio come la famosa verdura. Il termine svedese d’altronde è più corto e criptico rispetto all’italiano; di ispirazione nordica, la fanzine esibisce una veste grafica asciutta, razionale e funzionale.
Seguendo l’esempio di pubblicazioni all’avanguardia come Strapazin, Lök Zine offre spazio sia ad autori affermati sia a esordienti, mescolando il fumetto all’illustrazione, travalicando i limiti e le convenzioni tra i generi, che persino gli addetti ai lavori si auto impongono.
Sebbene illustrazione e fumetto siano entrambe forme narrative visive, presentano effettivamente differenze significative e sovente i prodotti editoriali tendono a distinguerli nettamente. Presente in svariati contesti (libri, giornali, riviste, pubblicità, etc.), l’illustrazione si presenta solitamente come immagine isolata per comunicare un concetto o un messaggio. Il fumetto, d’altra parte, si compone di una sequenza di immagini disposte in una striscia o su una pagina e racconta una storia più ampia. Se il layout dell’illustrazione non segue una forma specifica, il fumetto mantiene generalmente una struttura narrativa maggiormente articolata, così da creare una storia coerente in una sequenza logica. Relativamente al testo, l’illustrazione può o meno includerlo, mentre il fumetto fa un uso estensivo di dialoghi, didascalie, onomatopee e altre forme testuali, contribuendo a raccontare la storia e a caratterizzare i personaggi.
Nonostante le distanze, esistono pubblicazioni e disegnatori che amano contaminare i generi, utilizzandoli indistintamente o ibridandoli. Tra tante riviste, le storiche Strapazin, Frigidaire e Linus condividono la passione per l’innovazione e la sperimentazione, pur differendo per alcune sfumature tematiche e stilistiche. Fondata nel 1984 a Monaco di Baviera (ma pubblicata in Svizzera dalla seconda uscita), Strapazin da trent’anni fornisce un interessante approdo per creatori innovativi, concentrandosi principalmente su fumetti indipendenti e sperimentali, e privilegiando autori elvetici.
Una delle prime riviste a introdurre un approccio più maturo e alternativo ai fumetti in Italia è invece Frigidaire. Oltre a questa, anche Linus ha sicuramente esercitato una marcata influenza su molti artisti, contribuendo a una maggiore sperimentazione e innovazione nel settore.
Lök Zine ripercorre per certi versi tale volontà esplorativa, allontanandosi da stereotipi e convenzioni tradizionali, offrendo spazio a nuovi talenti e promuovendo approcci artistici audaci e originali.
Certo il panorama editoriale è notevolmente cambiato dai ferventi anni Ottanta e grazie all’evoluzione globale, incentivata soprattutto dai social media, sono cadute molte barriere (linguistiche, geografiche e di genere) consentendo a editori, autori e illustratori di stringere collaborazioni con persone, realtà e luoghi anche molto lontani tra loro. Uno dei connotati di certa autoproduzione è proprio la promozione veicolata attraverso le collaborazioni, gli eventi e le fiere, off- e online: una strategia sinergica che ha consentito a Lök Zine di ottenere sempre maggiore visibilità raggiungendo un pubblico internazionale. Parte di questa apertura è anche dovuta all’Open Call: un concorso pubblicizzato su Internet e tradotto in francese e in inglese (oltre all’italiano), così da attirare un più ampio numero di partecipanti.
Rinnovatasi nel tempo, Lök Zine accompagna la crescita professionale e individuale della sua squadra, che comprende Elisa Caroli e Lucia Manfredi, in aggiunta naturalmente alle numerose collaborazioni. La redazione ha instaurato un rapporto di fiducia e stima reciproca con i disegnatori, e il pubblico riconosce e apprezza le qualità di un prodotto editoriale che continua a evolvere senza tradire le personalità e i valori di chi l’ha fondato. Con tutto ciò, il progetto è cresciuto rimanendo aggiornato sul mondo editoriale contemporaneo; grazie alla sua natura bilingue, la rivista si è aperta verso nuovi orizzonti, trovando posto persino nell’archivio della University of Chicago Library (fin dai primi numeri) e in svariati punti vendita specializzati, da Amsterdam a Pechino.
Elisa Caroli è una delle ideatrici di Lök Zine; illustratrice, serigrafa e docente lavora a Parigi. Lucia Manfredi, l’altra fondatrice, è art director e grafica, di base a Reggio Emilia.
Un binomio – quello tra Francia e Italia – che richiama un dibattito persistente sul ruolo delle arti visive cosiddette “minori” nella nostra penisola rispetto alla Grande Nation.
Il fumetto franco-belga è universalmente riconosciuto, con una lunga tradizione nella produzione di opere famose come Tintin di Hergé e Asterix di René Goscinny e Albert Uderzo, giusto per citarne un paio. Si tratta di un mercato estremamente vasto e diversificato, con una grande varietà di generi e stili, dalla narrativa per ragazzi a quella per adulti, che gode di marcati sostegni governativi.
Sebbene anche l’Italia possieda una lunga tradizione in campo fumettistico – l’apice probabilmente raggiunto negli anni Sessanta e Settanta – la relativa industria ha affrontato recentemente alcune sfide significative, diffondendosi nuove forme di intrattenimento. Il mercato italiano del fumetto indipendente è forse più modesto rispetto a quello d’oltralpe ma si dimostra anch’esso interessante ed eterogeneo. Tuttavia la distribuzione e la promozione rimangono relativamente limitate e in molti casi il genere soffre ancora di parecchi preconcetti.
Elisa, dato che vivi e lavori in Francia, come ti influenza il fatto di muoverti in un paese dove esiste un forte sostegno istituzionale nel settore, con numerose organizzazioni, festival e iniziative che promuovono e supportano autori e artisti?
Più che di influenza parlerei di tempo. Quando si fa parte di un sistema che identifica la cultura e le arti visive anche come risorse economiche, si viene inevitabilmente stimolati a produrre di più. Il riconoscimento dei mestieri artistici quali lavori veri e propri consente di dedicarvisi con maggiore impegno, senza la necessità di dover svolgere un’altra occupazione per mantenersi.
Bazzicando il mondo dell’autoproduzione, mi sono talvolta imbattuto in una sorta di “contrasto” tra fumettisti e illustratori: un’opposizione forse più presente nei prodotti editoriali mainstream ma riscontrabile anche tra gli stampati indipendenti. Qual è la tua opinione al riguardo?
Molto vero. Quando abbiamo dato vita alla nostra fanzine, eravamo iscritti al corso di fumetto e illustrazione presso l’Accademia di Belle Arti di Bologna, pertanto abbiamo sperimentato questa dicotomia in prima persona. Scegliendo fin dall’inizio di non prendere una posizione netta e definitiva, ci sono state mosse diverse critiche perché a qualcuno non era chiaro “cosa stessimo facendo”; non vi abbiamo dato peso. Ci siamo ispirati a riviste storiche come Mano, Black o Strapazin, che mescolavano illustrazioni e fumetti senza curarsi delle categorizzazioni. Il nostro desiderio era sperimentare liberamente e oggi possiamo dirci soddisfatti della direzione intrapresa, potendo partecipare a fiere di fumetti, grafica e illustrazione senza sentirci mai fuori posto. Al contrario, l’intersezione tra generi offre terreno fertile per esplorare nuove forme espressive, abbattendo le tradizionali barriere e creando uno spazio in cui le discipline si influenzano reciprocamente. Con Lök Zine manteniamo un approccio trasversale, collaborando con una vasta gamma di artisti, esplorando temi diversi e veicolando i messaggi in modo originale. Questa emancipazione ci ha consentito di maturare costantemente sviluppando il nostro progetto in modo unico.
L’ultimo vostro numero Bellezza affronta una tematica attuale e discussa. Sembra che trattare questioni sociali sia un vostro attributo frequente. Quanto è importante per voi parlarne e farlo attraverso il disegno? Più in generale, come decidete i temi?
Agli inizi di Lök Zine ci siamo concentrati soprattutto su argomenti e parole suscettibili di interpretazione. Apprezziamo in modo particolare i termini polisemantici, poiché stimolano connessioni inaspettate. Nelle prime uscite abbiamo affrontato temi più vaghi e leggeri come “compiti delle vacanze”, “criptozoologia” e “piante”. Successivamente abbiamo cambiato rotta confrontandoci con problematiche sociali, una naturale evoluzione che riflette la nostra crescita. Nata Lök Zine, avevamo appena vent’anni: per noi un’età spensierata; dopo dodici anni di attività si è definita un’identità più impegnata. Per questo amiamo pensare al nostro magazine come a un figlio che cresce insieme a noi.
Gli argomenti di cui trattiamo nascono dallo stato d’animo del momento; scelto il tema, cerchiamo una parola che possa descriverlo lasciando spazio alle possibili interpretazioni. Ciò consente di approfondire questioni che ci toccano personalmente e di interpretarle in modo artistico.
Il vostro stampato sembra essersi ormai dato una veste “ufficiale”, quasi corporate, con un linguaggio grafico e supporti cartacei che distinguono immediatamente la fanzine. Se formato e grafica giocano un ruolo decisivo nel creare riconoscibilità e incentivare l’acquisto seriale, avete mai pensato di spezzare il cerchio e – per esempio – cambiare carte, tecnica di stampa o reinterpretare il logo?
Per quanto riguarda la veste grafica di Lök Zine, siamo fortemente legati al logo ideato da Jacopo Oliveri (@fatomale) e al lavoro di Lucia Manfredi. Al momento non sentiamo la necessità di apportare cambiamenti, poiché riteniamo di aver raggiunto una sintesi che valorizza efficacemente i lavori esposti senza minare la coerenza visiva.
Per quanto riguarda i supporti, dobbiamo purtroppo affrontare la crisi produttiva globale, di conseguenza ci troviamo costretti ad adattarci alle fluttuazioni e alle incertezze del mercato. Consapevoli delle sfide che la situazione comporta, cerchiamo in tutti i modi di trovare alternative creative preservando al contempo la qualità e l’unicità del nostro prodotto. Ad esempio, pubblicare albi monografici ci lascia liberi di esplorare nuove carte e tecniche di stampa diverse, come la risograph e la serigrafia.
Da qualche anno a questa parte il mondo dell’autoproduzione ha conosciuto un deciso incremento, complice anche una certa “democratizzazione” dei mezzi e prezzi di stampa. Oserei dire che forse il presente e il futuro dell’editoria sono davvero indipendenti. Un universo – quello dell’autoproduzione – più improntato a dare voce agli individui e alle piccole realtà, con un grande amore per la sperimentazione.
Per quel che ci riguarda, la libertà derivante dall’autoproduzione è un valore fondamentale che si riflette sicuramente nel prodotto finale e che rappresenta un grande punto di forza rispetto all’omologazione di certa editoria mainstream. Senza vincoli economici o scadenze imposte, siamo in grado di esplorare, creare e sovvertire le regole. L’autogestione ci consente di saggiare nuovi orizzonti senza restrizioni per dare vita a opere originali. Tuttavia è importante riconoscere uno dei grossi limiti dell’autonomia creativa: la scarsità di risorse finanziarie. Anche se spesso non si dispone dei fondi necessari per produrre al meglio, abbiamo imparato a fare i conti con le nostre risorse. Ridurre le tirature, stampare a mano o in bianco e nero sono solo alcune delle strategie con cui si è in grado di realizzare libri ovviando alle restrizioni economiche, portando comunque avanti la propria visione artistica con soddisfazione. Prova ne è che abbiamo pubblicato numerosi autori, diventati famosi in seguito, e che continuano a collaborare con noi nonostante il loro successo.
Insomma, la gestione indipendente rimane il cuore pulsante della creatività artistica ed editoriale e persino le grandi case editrici se ne sono accorte. Molte di esse riconoscono il valore e l’originalità che certa autoproduzione porta con sé, spesso cercando di emularne lo spirito e coinvolgendo autori provenienti da questo ambito.
Lök Zine possiede o possederà mai una sede fisica?
Sarebbe bello lavorare in uno spazio fisso, perché attualmente gestiamo il progetto coordinandoci tra Parigi e Reggio Emilia e non riusciamo a incontrarci frequentemente di persona. Nonostante ciò, disponiamo di un locale in cui conserviamo i libri e i materiali necessari.
È importante ricordare però che Lök Zine nasce in un’atmosfera romantica e familiare. Quando il progetto ha preso vita, eravamo tutti coinquilini in un appartamento in via dei Bibiena a Bologna: è stato il punto di partenza, un luogo che ci ha profondamente ispirato. La condivisione dello spazio abitativo è l’esperienza che più ha influenzato la nascita e lo sviluppo di Lök Zine, permettendoci di scambiare idee, collaborare e crescere assieme. Era un contesto familiare e intimo, in cui abbiamo trovato uno spazio comune e il sostegno reciproco, entrambi necessari all’esplorazione delle nostre passioni: così si è plasmata l’identità di Lök Zine.
Ancora oggi, nonostante la distanza, manteniamo vivo quel legame iniziale e ricordiamo con affetto i giorni trascorsi in via dei Bibiena 19; continuiamo a lavorare insieme per far crescere la rivista mantenendo l’entusiasmo e lo spirito creativo degli inizi.
L’idea di condividere le vostre uscite anche in formato PDF è molto democratica ed ecofriendly ma non temete che i file possano venire replicati e diffusi? Tenendo conto che in origine (per molti ancora oggi), nell’ambito delle fanzine, il riciclo e l’appropriazione sono frequenti e considerati quasi legittimi, quanto conta per voi la questione dei diritti d’autore?
Partiamo dal fatto che nutriamo una grande passione per la carta, elemento centrale nel nostro lavoro. Sebbene alcune uscite siano disponibili in formato PDF per praticità (soprattutto durante la pandemia è stato utile), siamo consapevoli che è difficile controllare chi le diffonde o se ne appropria. Tra l’altro ottenere giustizia per i furti d’immagine è un processo spesso complesso e lungo.
A ogni modo, il diritto d’autore rimane fondamentale e quando pubblichiamo opere non inedite, ci impegniamo a ottenere i necessari permessi dagli autori. Nonostante possano sorgere incomprensioni e problemi lungo il percorso collaborativo, è importante rispettare il lavoro degli altri, agendo con trasparenza e tutelando i diritti delle parti in gioco. Crediamo che l’etica e il rispetto siano principi basilari e che tutti gli artisti debbano essere riconosciuti e valorizzati per i loro contributi unici.
Questo contenuto è stato realizzato da Simone Macciocchi per Forme Uniche.
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