La collezionista d’arte Emily Fisher Landau è morta lo scorso marzo all’età di 102 anni. Sembra che le maggiori case d’asta abbiano già messo gli occhi sulle sue opere per impreziosire i propri cataloghi delle vendite serali newyorkesi del mese di novembre
Secondo ArtNews, Christie’s e Sotheby’s si stanno contendendo le opere della mecenate e filantropa Emily Fisher Landau, la cui collezione potrebbe fruttare tra i 375 e i 500 milioni di dollari. La rivista rivela anche quello che potrebbe essere il pezzo forte: “Femme à la montre” di Pablo Picasso un colorato ritratto di Marie-Therese Walter realizzato nel 1932, anno cruciale per l’artista, che sembra potrebbe anche superare il record d’asta del pittore spagnolo di 179 milioni di dollari fermo al 2015 con la vendita di “Les Femmes d’Alger (Version “O”)” del 1955 da Christie’s New York.
«Un dipinto come il Picasso Fisher Landau “dimostrerà, si spera, che il mercato non è sceso” negli ultimi mesi, ha dichiarato il mercante Brett Gorvy ad ARTnews. Gorvy era co-capo del dipartimento di arte contemporanea di Christie’s quando sono stati venduti sia “Nude, Green Leaves and Bust” ($106 milioni, Christie’s New York 2010) che “Femmes d’Alger”. Nel frattempo, un consulente d’arte che ha chiesto di rimanere anonimo ha dichiarato ad ARTnews che il Picasso potrebbe rinvigorire il mercato dopo le vendite traballanti di maggio, quando la collezione di Gerald Fineberg da Christie’s New York non ha raggiunto le aspettative e i prezzi di riserva sono stati abbassati» scrivono Sarah Douglas e Daniel Cassady nell’articolo.
Emily Fisher Landau è nota per aver fatto parte del trustee del Whitney Museum e per aver donato al museo quasi 400 opere per un valore compreso tra $ 50 milioni e $ 75 milioni. La storia della nascita della sua collezione ha origine con una rapina. Ha usato la liquidazione di un’assicurazione ricevuta per uno spettacolare furto di gioielli nel suo appartamento per finanziare quella che sarebbe diventata una delle principali collezioni americane di arte contemporanea.
Era il 1969 quando dei ladri travestiti da riparatori di condizionatori hanno fatto irruzione nella sua casa nell’Upper East Side di Manhattan e hanno rubato la sua preziosa collezione di gioielli. Suo marito, l’immobiliarista Martin Fisher, le regalava sempre dei gioielli per compleanni, anniversari e occasioni speciali. Dopo lo shock del furto, la signora Landau decise di non volere più gioielli. In un’intervista nel 2011 aveva detto: “Ora avevo i soldi per iniziare una raccolta di opere d’arte”, grazie alla liquidazione assicurativa. “Quello che volevo davvero comprare erano i dipinti, quindi probabilmente il furto è stata una delle cose migliori che mi siano mai capitate”. E ancora in un’altra intervista raccontava: “Non ho mai collezionato qualcosa perché era di moda. Si trattava sempre di ciò che mi piaceva istintivamente”. Nell’articolo commemorativo del New York Times uscito in occasione della sua morte, si legge questo racconto, indicativo delle idee della collezionista, della figlia Candia Fisher: “Ogni volta che vedeva una donna che indossava gioielli costosi era solita dire: “Quella potrebbe essere arte sulle pareti”.
Dal 1991 al 2017 ha aperto al pubblico la sua collezione di 1.200 opere nel suo museo privato, il Fisher Landau Center for Art, un’ex fabbrica riconvertita a Long Island, nel Queens.
Tornando alla possibile dispersione in asta della collezione Landau, è noto che oltre al Picasso la raccolta conta almeno un Twombly stellare e un lavoro importante di Ed Ruscha. E con questi tre nomi, sia Sotheby’s che Christie’s hanno storie di successo. Si vedrà.