Uno zot che ha fatto zam in zona nord Milano, sopra il Cimitero Monumentale, a due passi da Garibaldi. Un lampo e poi un tuono, o viceversa, di quelli elettrici sospesi a una parete industriale: la luce di un neon appeso a un’architettura dall’aria di rigenerazione nordica illumina una porzione d’intento polifunzionale. Il cielo e la terra illuminati da Pascoli qua sono semplicemente l’incontro incrocio tra Via Farini e Via Valtellina accompagnati dall’azzurro pallido che ci sta sopra. La “terra ansante, livida, in sussulto” da queste parti non è che l’ex scalo ferroviario milanese Farini, preso e rimesso in sesto dalla desolazione in cui versava, sistemato e rivitalizzato. Qua, infatti, pochi mesi fa c’è stato lo zot ma anche e soprattutto un flash, perché rimanendo a terra, senza “sussulti” di endecasillabi, quest’estate è nato Lampo Milano. Uno spazio culturale ibrido che ogni mese fa una mostra, e praticamente ogni settimana fa un evento, un talk, una tavola rotonda, una conferenza. Ne abbiamo parlato con il suo curatore, gestore, fondatore: Fabio Lucarelli.
Lampo Milano, di che saetta luminosa stiamo parlando?
Lampo è un grande spazio polifunzionale, sempre in movimento e in sviluppo continuo. Cercavamo un nome, forte, che potesse diventare un brand, che fosse accattivante, perforante.
Da dove nasce il nome?
Il nome Lampo mi è venuto in mente perché in realtà deriva da Melampo, personaggio mitologico, nonché il cane nella favola di Pinocchio, nonché il mio cockerino di quando ero bambino.
In quale contesto si inserisce? Com’è cominciata e dove vuole arrivare il Lampo?
Credo che Lampo sia uno dei più grandi esempi di rigenerazione urbana della nostra città. Quando siamo arrivati in scalo Farini (quasi due anni fa), l’area che abbiamo avuto in concessione da FS Sistemi Urbani era in uno stato di totale abbandono e degrado, ormai da più di dieci anni. La concessione in origine interessava un’area di 22mila metri quadri, adesso grazie all’ingresso di nuovi partner in questo progetto siamo arrivati a più del doppio. A breve entrerà in funzione anche l’area sportiva che stiamo realizzando in collaborazione con uno sportivo molto molto celebre. Lampo sta restituendo alla città di Milano uno spazio davvero importante.
Sinergie, collaborazioni, dialoghi… quali sono i vostri interlocutori?
Le attività che abbiamo da Lampo, ci permettono di diversificare il nostro pubblico e dialogare non soltanto con il quartiere e municipio, ma anche con tutta l’intera città e con i turisti, sempre più numerosi, che vengono a visitare la nostra Milano. Infatti i nostri spazi offrono una serie di servizi differenti tra loro. Abbiamo un’area di 2000 mq, dedicata al grande pubblico, nella quale i nostri partner di Exhibition Hub ospitano una serie di mostre (adesso abbiamo oramai da prima dell’estate in cartellone “Van Gogh experience”) che richiamano un gran numero di visitatori giornalieri che arrivano da tante parti d’Italia e del mondo. Abbiamo un’area bar/coworking e un’area uffici, dove ci sono importanti realtà giovani comunicative della città (ad esempio Burro Studio e Spacedelicius) che attirano un pubblico giovane e creativo. Galleria Lampo invece, ospita mensilmente mostre ed esposizioni realizzate in collaborazione con giovani ed artisti ed importanti curatori del panorama nazionale ed internazionale. Ospita inoltre di frequente, presentazione di libri, magazine e manifestazioni organizzate in collaborazione con il territorio. Infine abbiamo il nostro ristorante, il Maka Loft, che oltre ad ospitare un pubblico selezionato e di qualità, nel proprio spazio eventi ha finora ospitato importanti eventi legati al mondo della moda e del design.
Programmazione espositiva da qui a Natale?
Abbiamo appena ospitato “Everybody talks” mostra fotografica, dei tre artisti Carlo Bevilacqua, Keila Guilarte e Gianluigi Di Napoli, curata da Patrizia Madau. Fino al 3 dicembre ospiteremo la personale di Mattia Balsamini. L’ultima mostra dell’anno sarà quella di Erjola Zhuka, fotografa talentuosissima albanese. A febbraio poi, ci sarà una “super mostra” di cui non posso anticiparvi nulla, curata dall’amico Nicolas Ballario.
Oltre le mostre: eventi, presentazioni, food, musica, realtà di sviluppo social e grafica, le premesse sono quelle di essere il nuovo hub culturale milanese.
E’ un progetto forse unico nel panorama cittadino. Non esiste un’area in città che contenga tutti insieme una serie di servizi e attività di questo genere.
Come si sta espandendo la zona su cui gravita Scalo Farini?
Il progetto Lampo, nasce all’interno di scalo Farini che fa parte del grande progetto internazionale di rigenerazione urbana “Reinventing city” che coinvolge tutti gli ex scali ferroviari di Milano e al quale partecipano progetti provenienti da tutto il mondo. All’interno di queste aree, prima per la gran parte in disuso, nasceranno dei veri e propri quartieri che verranno così restituiti alla città e ai cittadini. Il primo ad essere assegnato è stato lo scalo di Porta Romana, e recentemente quello di Lambrate, del quale, nell’attesa dell’assegnazione definitiva mi ero occupato in precedenza con un progetto di riqualificazione temporaneo che è durato due anni (Scalo Lambrate/the Sanctuary). La nostra concessione temporanea qui in Farini (che è lo scalo più grande e centrale tra gli scali interessati) nell’attesa della proclamazione del progetto vincitore, dura 5 anni. Il nostro quindi, è un progetto temporaneo, nonostante gli investimenti fatti fino ad ora siano molto ingenti. La nostra speranza naturalmente è quella di poter rimanere qui anche allo scadere della nostra concessione, visto che comunque anche il progetto che si aggiudicherà l’area, dovrà necessariamente prevedere zone destinate alla socialità, all’intrattenimento e allo sport. Quindi dovremmo essere molto bravi. Fino ad ora lo siamo stati, credo.