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La storia d’Italia raccontata attraverso le monete è in asta da Cambi

L’Idra a sette teste sul testone ferrarese di Ercole I d’Este
L’Idra a sette teste sul testone ferrarese di Ercole I d’Este

Torna l’appuntamento dedicato alla Numismatica e alla sua storia da Cambi Casa d’Aste (insieme a Crippa Numismatica). Due ricchi cataloghi vedono protagoniste una preziosa raccolta cominciata agli inizi del Novecento che comprende circa tremila monete di tutte le Zecche d’Italia e una raffinata collezione di monete di Casa Savoia iniziata negli anni Cinquanta, che comprende anche monete rinascimentali. Appuntamento per l’8 e il 9 novembre, a Milano

Secoli fa, quando i social, ma anche i giornali, erano di là a divenire, le monete erano un mezzo straordinario per comunicare. Circolavano di mano in mano e “parlavano” attraverso immagini e, per i più dotti, con appropriate iscrizioni in latino. E’ questo il caso del testone ferrarese che Ercole d’Este mandò a battere utilizzando 7,65 grammi d’argento e sul cui rovescio è rappresentata l’Idra, il mostro con il corpo di cane a nove teste di serpente di cui una immortale, addestrato per uccidere Ercole. Viveva, secondo la leggenda, sotto un platano che si trovava nei pressi della la palude di Lerna, in Argolide. In araldica è una figura chimerica che rappresenta un grosso rettile con sette teste, di cui una recisa e attaccata al corpo per un solo filamento, e coda serpentina. Ed è proprio a questa versione che si ispirò l’incisore della moneta con la quale un altro Ercole, signore di Ferrara, volle far sapere che erano stati avviati i lavori dell’Addizione di Erculeia. Ossia, come si legge nel catalogo dell’incanto Cambi, il vasto ampliamento della città di Ferrara verso nord, che mediante il quale venne bonificata la zona paludosa, fino ad allora fonte di pestilenze. Un bell’esemplare del conio monetato che annunciò l’eliminazione delle pestilenze intorno alla città di Ferrara, è proposta da Cambi, a un prezzo di partenza che si aggira tra i 5 e i 6mila euro.

Il lotto più intrigante della vendita dell’8/9 novembre è probabilmente quello contraddistinto col numero 241 corrispondente al mezzo testone di Mirandola, del signore Gian Francesco Pico della Mirandola. Una moneta davvero circondata da un velo di mistero, o se volete di confusione, che riguarda sia l’esatto valore della moneta e perfino il significato della scritta, incisa al rovescio: Omnio, letteralmente del tutto, totalmente, in riferimento alla vasta opera letteraria e di erudizione prodotta – come ricorda Mario Traina nel suo splendido volume “Il Linguaggio delle Monte” dove alla moneta in questione sono riservate pressoché due fitte colonne di dotti e utili riferimenti- dal celebre filosofo Giovanni Pico della Mirandola, rappresentata dal libro che contiene la scritta. In questo caso a stima si aggira la forcella della stima è piuttosto contenuta: 3/3.500 euro.

Il “misterioso” mezzo testone di Mirandola di Gian Francesco Pico

Con il secondo catalogo della vendita viene invece dispersa una collezione, visti i lotti giustamente definita prestigiosa dalla maison milanese, di Casa Savoia. La sequenza apre col ducato d’oro di Ludovico I, coniato nella zecca di Cornavin che entrerà in sala con una stima di 4.5/5.000 euro, e chiude con le splendide 5 lire d’argento del 1901 col ritratto, quindi di Vittorio Emanuele II. Di fatto una non moneta, in quanto mai arrivata nelle mani e nei borsellini degli italiani per una “furbata” italiana. “Di questo scudo – si legge nel monumentale Corpus nummorum Italicorum scritto da Vittorio Emanuele III e che Cambi offre a 2/2.500 euro- si coniarono alcuni esemplari, ma non si poté fare una coniazione regolare in causa degli obblighi della Convenzione Internazionale”. Infatti, fin dal 1878, – questa l’annotazione del compilatore del catalogo della vendita milanese – per le nazioni facenti parte dell’Unione Monetaria Latina, tra cui vi era l’Italia, si era deciso di sospendere fino a nuovo ordine la battitura di monete da 5 lire o di analogo valore in argento, allo scopo di proteggere la moneta d’oro dalle conseguenze del ribasso del prezzo dell’argento. Tuttavia, nel 1898 la Francia aveva ignorato tale disposizione e aveva emesso il 5 franchi con i conii del Roty: in quell’occasione l’Italia si era però opposta, obbligando Parigi al ritiro della sua nuova moneta. Nel 1901 la Francia non mancò di ripagare l’ostracismo italiano con la tessa moneta. Di qui la decisione di bloccare al suo nascere le 5 lire italiane. Un vero peccato, perché i conio col giovane Vittorio Emanuele III, firmato da Filippo Speranza è davvero splendido e solo in pochi, a causa del suo valore (Cambi lo prezza 38/42.000 euro), possono permettersi di averlo in collezione.

Il duca Ludovico I di Savoia a cavallo sul ducato d’oro coniato a Cornavin
Gran numismatico Vittorio Emanuele III ha compilato il monumentale Corpus Nummorum Italicorum. Pubblicazione fondamentale per la monetazione italiana
Cinque lire bellissime del 1901 mai entrate in circolazione per l’altolà della Francia

 

Mercoledì 8 e giovedì 9 novembre 2023

Asta 881 | Numismatica | I PARTE:

PRIMA TORNATA 08/11/2023 Ore 10:00 Lotti 1/286
SECONDA TORNATA 08/11/2023 Ore 14:00 Lotti 287/703
TERZA TORNATA 09/11/2023 Ore 10:00 Lotti 704/980
QUARTA TORNATA 09/11/2023 Ore 14:00 Lotti 981/1083

Asta 881 | Numismatica | II PARTE:

TORNATA UNICA 09/11/2023 Ore 15:30 Lotti 1/257

Cambi Casa d’Aste
via San Marco 22, Milano
www.cambiaste.com

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