C’era vento, questo il titolo e la chiave d’accesso per entrare nel mondo di Serena Giorgi ripercorrendo la sua pratica artistica, le tecniche coinvolte, e diversi mezzi di espressivi. La mostra è frutto di una sinergia tra la curatrice Silvia Franceschi, fondatrice dello Spazio Blue Train, e l’artista Serena Giorgi, che da anni conduce il laboratorio creativo e interattivo The Kitchen Art Gallery. Il progetto si sdoppia tra i così tra due spazi espositivi, uno accanto all’altro in zona Gorla – Naviglio Martesana, fino al 28 novembre.
Un punto centrale della pratica di Serena Giorgi è il libro d’artista. Questi oggetti, non più da leggere e sfogliare solamente, diventano recipienti di pensieri, parole, concetti. Per esempio nel il libro d’artista “Sentimento Forte”, i fazzoletti con cui l’artista pulisce i suoi pennelli diventano pagine di un’opera d’arte, indelebile ma invisibile. O ancora i suoi libri d’appunti vengono appositamente rilegati ma con le pagine disordinate, secondo il postulato per cui “Ma le cose sono sempre mischiate”. In occasione di questa mostra, in tiratura limitata, è stato prodotto un libro d’artista, C’era Vento,che ripercorre alcune delle tappe della mostra.
Il libro d’artista è il punto di partenza per una riflessione più ampia, sul colore, sulla carta, sulla composizione e sulla parola, che successivamente prende forma in quadri o sculture. Il tema di queste opere è la ricerca di sé stessi, la volontà di conoscersi e farsi conoscere. Nella vita di Serena questa paura di mettersi a nudo viene vinta proprio dall’arte, come mezzo d’espressione dell’essere: “Senza l’arte sono timida”parla del trionfo contro l’introversione. L’arte, così intesa, è il modo per comunicare l’incomunicabile. Con l’opera “Quando ero trasparente”,Serena esprime la sua volontà di nascondersi e allo stesso tempo rivelarsi, di velare e svelare mano a mano, pagina dopo pagina.
In un certo senso collegato a quest’ultimo, ritorna sempre il tema della memoria. Il ricordo diventa un gioiello da custodire, in libri, opere, teche. Le carte dei cioccolatini mangiate dal figlio diventano ricchi fogli d’oro, i bottoni della nonna rivelano un amore comune per le piccole cose. Oggetti che parlano allo spettatore semplicemente per la loro presenza;“Chi ti ha insegnato a vedere?”, si domanda l’artista, svelando il mistero di questa sensibilità nel cogliere i dettagli, il loro valore intrinseco. Lo scarto, in un mondo che di rifiuti è pieno, diventa riciclabile, nel senso di ricollocabile: si trova un nuovo senso alle cose “vecchie”.
La mostra, con questa volontà di esprimersi, si chiude con l’installazione site specificcomposta nello Spazio Blue Train. Vetri del mare, una conchiglia, le scarpette da danza, alcune lettere della madre, “Il libro dell’arte”di Cennino Cennini, il profumo Chanel n. 5, sono solo alcuni degli oggetti che compongono l’opera 54 oggetti sentimentali. Un racconto per immagini che diventa un racconto di se: l’opera finale racchiude Serena in piccoli oggetti collezionati, 1 per anno. Ognuno ha i suoi oggetti di memoria, ognuno ha il suo ordine e disordine. E ci si chiede, quali sarebbero gli oggetti che metterei sul mio tavolo, che descrivono me?