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Tra manga e Surrealismo, Tommaso Calabro riparte a Milano con Tiger Tateishi

Tiger Tateishi
Tiger Tateishi

Chiuso il Palazzo di Piazza San Sepolcro si aprono i portoni di Corso Italia. Tommaso Calabro ne chiude una per riaprirne tre, il primo è al numero 47 di Corso Italia dunque, a Milano. La mostra inaugurale (dal 25 gennaio) si apre con Tiger Tateishi, grandissimo e misconosciuto pittore e illustratore giapponese del Novecento formatosi a Tokyo nel Dopoguerra negli ambienti dell’avanguardia, stimolato da suggestioni della pop-art, dai racconti di fantascienza di Robert Sheckley, dai cartoni animati di Walt Disney e i fumetti della rivista satirica MAD, portati in Giappone dalle truppe americane.

Le sue influenze principali sono di matrice surrealista, quindi Dalì, Magritte, Matta e compagnia. Il suo gallerista di riferimento fu Alexander Iolas, nome caro a Calabro, e nel 1972 tenne la prima esposizione personale europea a Ginevra. Nel 1968 pubblicò a sue spese una raccolta di fumetti nonsense senza parole, e l’anno successivo si trasferì a Milano con la moglie Fumiko. Tra Oriente e Occidente, Tiger Tateishi (il suo vero nome è Kōichi nasce a Ida a Chikuho nel 1941 esordendo nel 1963 alla Yomiuri Indépendant Exhibition nel 1963. Dopo aver partecipato alla creazione del Sightseeing Art Research Institute si dedica a importare la pop art nell’universo nipponico. Nel 1965 comincia a dipingere manga prima di trasferirsi in Europa (tornò in Giappone negli anni 80). E ora torno a Milano.

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