Ultimo fine settimana per inoltrarsi nell’eterna danza tra ciò che l’occhio può indagare e ciò che gli resta insondabile nella lettura offerta dalla mostra “Visibile/Invisibile. Tecniche della Meraviglia” (fino al 28 gennaio), curata da Francesca Alfano Miglietti, a Casa degli Artisti, a Milano.
«L’evento è il risultato di una residenza iniziata a settembre del 2023, con la presenza di tre artisti scelti come figure tutor: Giuliana Cuneaz, Cesare Fullone e Antonio Marras, e da sei giovani artisti, Florentin Aisslinger, Lan Gao, Olmo Gasperini, Marco Paganini, Dario Pruonto (Caos) e Alessia Rosato, selezionati da una commissione proposta dalla Casa attraverso una Open Call a cui hanno partecipato oltre duecento artisti», hanno ricordato gli organizzatori.
«La mostra – hanno proseguito – si snoderà attraverso tre spazi, conducendo il pubblico tra il piano terra, il secondo piano e la terrazza della casa. L’esposizione al piano terra comprende tutti gli artisti che hanno partecipato alla residenza le cui opere si ispirano e riflettono su temi ampi come l’ambiente e l’umanità, la potenza dell’arte e della parola, il sogno e l’attesa, ma si concentrano anche sulla rivisitazione di precise immagini iconografiche, la ricontestualizzazione di elementi urbani e sui giochi di riflessi tra varie superfici. Visibile/Invisibile. Tecniche della Meraviglia presenta una collezione di opere che suggeriscono e respirano, che appaiono e scompaiono, opere capaci di meravigliare gli artisti. Per primi».
Qui sotto vi proponiamo un approfondimento sulla mostra attraverso le domande che abbiamo posto alla curatrice della mostra e al team di Casa degli Artisti.
Le parole di Francesca Alfano Miglietti
Silvia Conta: Lei si occupa da tempo, si legge nel comunicato stampa, “del tema dell’invisibilità, di un concetto di arte che va oltre il limite del visibile”. Come questo tema trova spazio nel panorama delle arti visive contemporanee? Quali sono i suoi aspetti più rilevanti oggi?
Francesca Alfano Miglietti: «È del 2018 il mio libro A perdita d’occhio Visibilità e invisibilità nell’arte contemporanea, in cui ho iniziato a indagare opere e artisti che avevano scelto di realizzare opere che non potevano essere ridotte a una sola immagine… Nel volume si analizzavano le opere di Fabio Mauri, Gino De Dominicis, Jannis Kounellis, Oscar Muñoz, Claudio Parmiggiani, On Kawara, autori, tra gli altri, capaci di far vedere quello che non c’è, far vedere un presagio, una memoria, un amore, un tempo, un disagio, tutte “cose” che non si vedono e tuttavia si sentono, si percepiscono, coinvolgono, inquietano, attraggono.
Scrive Gilles Deleuze “Il fuori campo rinvia a quanto non si sente e non si vede, ed è tuttavia perfettamente presente”, per rilevare l’inesauribilità che regola il rapporto tra elementi visibili ed elementi invisibili. È il particolare a emergere, il dettaglio senza immagine a imporsi, l’intera opera diventa resto, indizio di scomparsa. Il progetto di residenza, dunque, è una congiunzione tra le forme di accumulazione e l’arte contemporanea, con le sue installazioni e l’uso di oggetti, corpi, materiali, una metodologia simile a quell’ aspetto del metodo scientifico che comprende un insieme di strategie, tecniche e procedimenti inventivi per ricercare un argomento, un concetto o una teoria adeguati a risolvere un problema. Oggi la ricerca scientifica e neuro-scientifica sta ponendo al centro della propria riflessione un elemento che può sorprenderci: lo stupore. Quello dello stupore è un bisogno innato, inscritto nel nostro stesso essere “umani”. E non accade solo nella nostra vita virtuale, ma anche in quella reale».
SC: La mostra è frutto di una residenza che vede protagonisti tre tutor e sei artisti. Come è nato questo progetto e come sono stati scelti i curatori?
FAM: «La visione dell’arte fornita da Cuneaz, Fullone, Marras, non è affatto statica o contemplativa, ma dinamica, in quanto, per ognuno di loro, l’essenza dell’arte è una profonda e radicale posizione che si sviluppa nel framezzo, nel passaggio, nel transito. L’artista è consapevole che “l’arte interroga”. L’arte pone sé stessa nel tra, e l’arte come interrogazione sceglie la capacità, basata sulla flessibilità, l’equivoco, l’inversione e il capovolgimento, di istituire collegamenti tra gli aspetti celati del mondo. Appare dunque chiaro come l’arte indaghi ciò che ci riguarda più da vicino, ciò che ha a che fare con la vita. Si situa tra il visibile e l’invisibile, in qualità di anello di congiunzione e intermediazione tra questi due mondi antitetici e contrapposti, lo stadio del vedibile. Sono stati scelti i progetti che avevano come fondamento la questione delle immagini come una vera e propria questione poetica. Ma forse anche politica… l’opera come costituzione di un luogo di aperture e fratture in cui si riversassero nuovi racconti, rinunciando a nominare e addomesticare il mondo da una prospettiva univoca. Progetti che si proponevano una narrazione basata su una visione culturale capaci di creare un processo di consapevolezza, riflessioni, pensiero critico… ma che non rinunciassero per questo alla meraviglia».
SC: In che modo gli artisti che hanno partecipato al progetto hanno declinato l’ispirazione legata al binomio “Visibile / Invisibile”? É possibile rintracciare degli aspetti comuni?
FAM: «Gli artisti hanno indagato alcune delle diverse forme di meraviglia. Cosa c’è di più attinente all’arte del termine ‘meraviglia’? Stupirsi è guardare le cose, vivere le situazioni, respirare le persone come se fosse sempre la prima volta. Lo stupore viene ucciso dall’abitudine, dai sistemi, dalle competizioni, dalle classifiche…Lo stupore è un temporale, una foglia caduta, una barchetta di carta, il tempo che cambia…per la meraviglia non esiste il passato né il futuro, …e spesso trascende il presente… Un progetto sullo stupore…E così il percorso espositivo si è articolato come piccole stazioni monografiche di forme di stupore… “Lo stupore è il desiderio di sapere qualcosa” ha scritto Tommaso d’Aquino».
SC: Quali altri progetti – espositivi e non – sta dedicando o dedicherà nel prossimo futuro al tema dell’invisibilità?
FAM: «La nascita della conoscenza coincide con la nascita, nell’uomo, del desiderio di osservare e interpretare i fenomeni naturali e che, nella sua accezione più generale, risiede nel vedere ed osservare il mondo. La definizione del concetto di “vedere” è però vasta e dipende dal contesto della nostra osservazione. La distinzione tra “visibile” e “invisibile” è tutto tranne che oggettiva. Negli anni ’30 ci si accorse che un ammasso di galassie della costellazione della Chioma di Berenice aveva una velocità troppo alta per la quantità di materia osservata: l’attrazione gravitazionale di tutte le stelle, pianeti e gas presente nelle galassie dell’ammasso non era sufficiente per contrastare la loro velocità e queste sarebbero dovute volar via allontanandosi tra loro. “Vedendo” la galassia tramite l’interazione gravitazionale si ipotizzò quindi che ci dovesse essere dell’ulteriore materia, almeno qualche centinaio di volte più abbondante di quella visibile dal telescopio, che teneva insieme l’immensa struttura. Credo che ci sia molto da ‘scoprire’ in questa dimensione… no?».
Le parole del team di Casa degli Artisti
SC: La mostra “Visibile / Invisibile. Tecniche della Meraviglia” nasce da una residenza negli spazi di Casa degli Artisti. Come si colloca oggi Casa degli Artisti nel panorama milanese, in quello nazionale e internazionale?
Casa degli Artisti: «Casa degli Artisti ha riaperto nel febbraio 2020 come centro di ricerca, produzione e fruizione delle arti contemporanee per la comunità: in queste tre parole è possibile racchiudere il senso di quanto facciamo e del nostro impegno in contesti più o meno ampi. L’impegno nella ricerca è al centro delle main open call, che vedono curatori, artisti e professionisti confrontarsi su temi specifici e che riteniamo di interesse rispetto al momento storico in cui stiamo vivendo. Per quanto riguarda la produzione, ospitiamo artiste e artisti che abbiano opere da sviluppare, anche con restituzioni che avvengono in contesti esterni alla Casa. Infine, teniamo particolarmente a creare sempre nuove modalità di fruizione da parte delle comunità: siamo uno spazio aperto e il nostro programma è trasversale e variegato».
SC: Quali aspetti della residenziali artistica trovano espressione, in particolare, nella mission di Casa degli Artisti?
CDA «La residenza rientra in un dialogo che nasce da lontano con Francesca Alfano Miglietti, che rappresenta quel mondo sempre vivo, prima underground e oggi istituzionale, e che è impegnata nell’analisi del corpo mutante così come in indagini poetiche e visionarie. Il progetto di residenza e mostra”Visibile/Invisibile. Tecniche della meraviglia” ha dato spazio a ricerche di artisti sul tema. Se vedrete la mostra, un altro elemento che emerge – e che per noi è fonte d’indagine – è l’interdisciplinarità: la commistione tra le arti e i linguaggi.
È poi fondamentale aprire al pubblico parte della pratica delle residenze: il public program è stato concepito per la fruizione da parte di diverse community e con svariati contenuti, dal talk, alla performance al tatuaggio. Ci rivolgiamo ad appassionati e operatori del mondo dell’arte, oltre che ad artisti: naturalmente, questi hanno sempre partecipato numerosi, sia che fossero coinvolti direttamente o meno, sia durante la residenza sia nel corso della mostra conclusiva».
SC: Quali saranno i prossimi progetti espositivi?
CDA: «Più che grossi progetti espositivi, abbiamo in cantiere interessanti sperimentazioni.
Koinotes, una comunità germinativa, è una residenza dedicata a collettivi curata da Olga Gambari che, con con un gruppo variegato di esperti ed esperte, critici, artiste e curatori, da ottobre 2023 ad aprile 2024 ha abitato la Casa in un percorso di esperienza, di approcci e pratiche di comunanza, di continua formazione multidisciplinare, con l’obiettivo di creare una comunità germinativa che cresca al di là dello spazio fisico della Casa stessa e del periodo di residenza. Anche qui un ricco public program accompagna la residenza insieme a una giornata di studi e condivisioni, che sarà il 9 aprile durante l’Art Week.
E-side – Insights on Electronic Music, è invece la prima residenza per musicisti di Casa degli Artisti e adotta un tema che unisce diverse generazioni: la musica elettronica.
Con il progetto “Certe Cose non trovano mai ricetto. Gif sociali da Casa degli Artisti” Nicola Di Caprio sta sperimentando una residenza “spuria” tra digitale e fisico.
Avviata da oltre un anno, continua la rassegna Libri & Talk (qui potete trovare il programma di febbraio); ad aprile ospiteremo, inoltre, in partnership con la Triennale, “Nettles” di Trickster-p».