Il CAM – Centro de Arte Moderna Gulbenkian riaprirà al pubblico il 20 settembre 2024 dopo un’ampia ristrutturazione guidata dall’architetto giapponese Kengo Kuma, che segnerà il primo progetto completato dall’architetto in Portogallo.
Ad inaugurare il CAM un programma di tre giorni e mostre saranno visitabili gratuitamente durante tutto il primo mese. Leonor Antunes sarà l’artista di punta del programma espositivo di apertura, con un grande progetto site-specific in dialogo con le artiste della collezione del CAM.
«Concepito dall’architetto britannico Sir Leslie Martin, l’edificio originale è stato inaugurato nel 1983 per ospitare una delle collezioni di arte portoghese moderna e contemporanea più significative al mondo. Attualmente in fase di profonda trasformazione, il CAM è immerso nel verde della Fondazione Gulbenkian di Lisbona, un campus multidisciplinare composto da edifici iconici degli anni Sessanta collocati in un bosco di diciotto acri, eredità del prolifico collezionista e filantropo Calouste Gulbenkian (1869-1955).
I punti salienti del programma di apertura includono una grande mostra con un’installazione site-specific dell’artista portoghese Leonor Antunes (di base a Berlino), presentata insieme a una selezione di opere di artiste donne della Collezione del CAM, oltre a tre giorni di eventi artistici dal vivo a cui il pubblico potrà assistere gratuitamente», ha annunciato l’istituzione.
«Il CAM – ha proseguito – continuerà a ospitare un’importante collezione aperta al pubblico di quasi 12mila opere d’arte tra dipinti, sculture, installazioni, disegni, stampe, fotografie e film di alcuni dei più rinomati artisti del Paese, come Helena Almeida, Paula Rego e Maria Helena Vieira da Silva. Il CAM possiede anche un’importante collezione di opere di artisti internazionali, tra cui Robert Delaunay, David Hockney e Bridget Riley. Unendo il moderno e il contemporaneo, il CAM intende esplorare e rivisitare segmenti della sua vasta collezione d’arte attraverso molteplici prospettive».
«Situato all’interno dell’ampio bosco della Fondazione Gulbenkian, il CAM sarà l’epicentro della vivace scena culturale di Lisbona con un nuovo e ambizioso programma che prevede la presenza di artisti contemporanei e di opere della sua vasta collezione di arte moderna e contemporanea. Ispirandosi alla nozione di Engawa che caratterizza il nuovo edificio, il CAM intende creare un’esperienza coinvolgente, con biglietti a prezzi accessibili, un nuovo programma di arti dal vivo, esposizioni sperimentali e giardini aperti al pubblico tutto l’anno».
L’architettura del nuovo CAM
«Per il nuovo volto del CAM – ha spiegato il museo – , la trasformazione contemporanea di Kengo Kuma collega senza soluzione di continuità l’edificio con i giardini e la città circostanti.
Definita da un’ampia tettoia di 100 metri, composta da piastrelle di ceramica prodotte in Portogallo, l’architettura e gli interni sono stati concepiti dallo studio di architettura giapponese Kengo Kuma Associates.
La riprogettazione dell’edificio da parte di Kuma si ispira all’Engawa, un passaggio riparato tipico delle abitazioni giapponesi, considerato né totalmente interno né esterno. Incorporando questa tipologia, l’architettura è stata integrata nei giardini circostanti della Fondazione Gulbenkian – un cenno alla visione di Kuma di “architettura morbida e umana” e in risposta all’impegno del CAM di stabilire una maggiore connessione tra l’edificio, il giardino e la città.
Accessibili attraverso un nuovo ingresso, i giardini sono stati ampliati per creare una fluida e densa foresta urbana concepita dal paesaggista Vladimir Djurovic.
Per il prossimo capitolo del CAM, lo studio di design A Practice for Everyday Life ha sviluppato una nuova identità visiva, ispirata alle linee organiche e alla natura protettiva dell’Engawa e dell’edificio».
L’architetto Kengo Kuma ha commentato: «Nella nostra visione del CAM, realizziamo una fusione senza soluzione di continuità, dove architettura e natura dialogano in armonia.
Ispirandoci all’essenza dell’Engawa, sveliamo una nuova narrazione all’aperto, invitando i visitatori a rallentare e a fare proprio questo spazio. L’idea di morbidezza e transizione è stata estesa agli interni del CAM, dove abbiamo creato nuovi spazi per sottrazione, replicando la connessione dell’edificio con il giardino e la luce esterna».
Il programma della riapertura
«In uno dei principali momenti del programma di apertura, Leonor Antunes proporrà un’installazione site-specific nello spazio principale della galleria del CAM, composta da una grande scultura da pavimento calpestabile e da una serie di sculture, presentate in dialogo con opere di artiste donne selezionate da Antunes. Intitolata “on the persistent inequality of Leonor’s days’“, la mostra intende porre l’accento sull’invisibilità delle donne nel canone della storia dell’arte moderna, come Sadie Speight, architetto e designer britannica che ha contribuito al primo piano architettonico del CAM concepito negli anni Ottanta. Accanto al nuovo lavoro di Antunes, il progetto esplora le pratiche quasi sconosciute o dimenticate delle artiste della Collezione del CAM, dagli anni Sessanta a oggi».
Leonor Antunes ha dichiarato: «Sono lieta di far parte di questo nuovo capitolo del CAM. Ho accettato l’invito di Benjamin Weil a curare una mostra di opere della collezione del CAM in concomitanza con la mia personale. Il progetto ha senso per me, non solo perché è in linea con la mia pratica, ma anche perché posso essere circondato da artiste e artisti che sono stati e continuano a essere importanti per il mio sviluppo di ricerca».
Tra le novità anche un progetto sul lungo periodo sulla collezione del museo. Collocato nella nuova Collection Gallery, si intitolerà Tide Line, ispirandosi all’omonimo murale di Hamish Fulton, ed evocando la convergenza di due correnti in alto mare. Si tratterà di «una presentazione della durata di due anni che comprende oltre 90 opere della Collezione del CAM, che abbracciano diverse discipline. Tide Line rifletterà sulla natura, sulla nostra vita interiore, sui confini imposti, sulla distruzione e sulla rivoluzione», ha spiegato il museo.
Altra proposta espositiva sarà «una mostra dell’artista portoghese-brasiliano Fernando Lemos, che esplorerà il suo rapporto con il Giappone negli anni ’60, quando l’artista ottenne una borsa di studio dalla Fondazione Gulbenkian per studiare la calligrafia giapponese e imparare le tecniche di fotografia. I suoi disegni e le sue fotografie saranno esposti insieme a opere di altri artisti della collezione del CAM e a stampe giapponesi della Collezione del Museo Gulbenkian».
«Il CAM ospiterà anche spazi dedicati alla sound art, alle opere su carta, alla didattica e alle arti dal vivo, oltre a una nuova galleria sommersa. Un ristorante guidato da David Jesus, ex sous-chef del ristorante Belcanto di Lisbona, premiato con una stella Michelin, offrirà un menù giornaliero veloce e un servizio più lento, con ingredienti di provenienza locale che promuovono pratiche alimentari rigenerative.
Nel bookshop del museo sarà esposto il design portoghese contemporaneo, con particolare attenzione ai materiali sostenibili, oltre a pubblicazioni e stampe di arte e cultura».
Benjamin Weil, direttore del CAM – Centro de Arte Moderna Gulbenkian, ha concluso: «Quest’autunno il CAM torna in una veste completamente nuova. Basandosi su quanrant’anni di storia e su una vasta collezione d’arte, vuole essere un porto per i progetti artistici più audaci e un luogo in cui le persone possano integrare l’arte nella loro vita quotidiana. La ricerca e la collaborazione con il campus saranno fondamentali per dare forma al nostro programma orientato al pubblico, così come l’inclusione di altre voci, come il gruppo consultivo giovanile del CAM, per contribuire a promuovere i cambiamenti della società».