Il secondo atto di una serie dedicata a opere poco conosciute nelle collezioni dei musei piacentini in conversazione con artisti contemporanei mette in dialogo le artiste Berlinde de Bruyckere (1964, Gent, Belgio) e Carol Rama (1918, Torino – 2015, Torino) con l’opera dello scultore rinascimentale Giovanni Angelo Del Maino (1475 circa, Milano – 1536, Pavia), attorno al tema della resilienza e della bellezza.
Fino al 30 giugno 2024 a XNL Piacenza, il centro d’arte contemporanea, cinema, teatro e musica della Fondazione di Piacenza e Vigevano, è in corso “Sul Guardare Atto 2 – Berlinde de Bruyckere, Giovanni Angelo Del Maino, Carol Rama“, a cura di di Paola Nicolin con la collaborazione di Alexandra Wetzel: il secondo progetto del programma espositivo Sul Guardare, dedicato «alla rilettura del patrimonio artistico diffuso della città e del suo territorio tra tradizione e innovazione, tra mostre temporanee e collezioni permanenti, attraverso il dialogo con opere di artisti contemporanei», hanno ricordato gli organizzatori
«Il progetto, – hanno proseguito – liberamente ispirato all’omonima serie televisiva ideata da John Berger nel 1971 per la BBC, ha inaugurato a settembre 2023 con un’esposizione dedicata a Massimo Grimaldi in dialogo con la Galleria d’Arte Moderna Ricci Oddi, e prosegue il suo obiettivo di valorizzazione di opere meno note provenienti da depositi e collezioni cittadine ponendole in relazione a temi e questioni dell’attualità».
Il percorso espositivo
«Per il secondo atto, l’esposizione si avvale della collaborazione con l’Ufficio Beni Culturali Ecclesiastici della Diocesi di Piacenza-Bobbio e il Centro Conservazione e Restauro La Venaria Reale e, attraverso i lavori di tre artisti, racconta un filone della storia dell’arte che attraversa più di quattrocento anni.
XNL Piacenza presenta un inedito dialogo tra due sofisticate e incisive artiste del XX Secolo, Berlinde de Bruyckere e Carol Rama, attorno a un’importante opera proveniente dal patrimonio delle collezioni della Diocesi intitolata Dolente, di recente attribuita allo scultore rinascimentale Giovanni Angelo Del Maino.
Attivo a Piacenza sin dai primi decenni del XVI Secolo, Giovanni Angelo Del Maino era esponente di primo piano nel campo della scultura lignea nel ducato di Milano. Artista assai noto e apprezzato a Piacenza, Del Maino insieme al fratello Tiburzio lasciò numerose testimonianze del suo fare in città, che ne riconobbe il talento e il prestigio concedendogli nel 1529 la cittadinanza onoraria.
Dolente, scultura lignea proveniente dalla chiesa di Sant’Eufemia in Piacenza realizzata nei primi decenni del XVI Secolo, è testimonianza del sentire fortemente contemporaneo dell’artista e adatta a essere riletta entro una nuova cornice. L’opera diventa occasione per parlare del tempo, della trasformazione della sensibilità, di resilienza e bellezza, del desiderio di autenticità attraverso la relazione con la ricerca e le opere di due artiste contemporanee».
«In questa occasione, l’opera di Del Maino è stata sottoposta a uno studio di restauro intrapreso dal Centro Conservazione e Restauro La Venaria Reale, che per la prima volta collabora con una istituzione di Piacenza. Il Centro si è preso cura di analizzare l’anima dell’opera, di restituire l’idea di autenticità nascosta sotto la patina del tempo, la cui azione di usura e modellamento delle forme è simile all’azione di uno sculture. Tale processo offre quindi alla comunità di Piacenza la storia di una opera attraverso lo studio e la riscoperta dell’autentico».
«Allo stesso tempo, Dolente diventa spunto per riflettere sulla resilienza al dolore tra vulnerabilità e forza, instaurando un dialogo con le opere di due artiste che hanno anticipato ricerche e attitudini di generazioni più recenti (Carol Rama, Torino 1913 – 2015) e allo stesso tempo affrontato la relazione tra brutalità e dignità, tra astrazione e fisicità, tra armonia e deformità, tra esperienza della solitudine e dell’intimità accanto alla dimensione pubblica della scultura, qui più che mai testimonianza di resilienza al “dolente” (Berlinde de Bruyckere, Gent 1964). Il dialogo che si instaura tra l’opera lignea, le sculture di Berlinde de Bruyckere e le incisioni e le grafiche di Carol Rama è così occasione per riflettere su tematiche fortemente contemporanee, come la rappresentazione del dolore e la sua liberazione nella costruzione della bellezza.
La scelta delle opere, provenienti da collezioni private, guarda nel caso di Carol Rama all’opera incisa dell’artista torinese, che si avvaleva di questa tecnica mentre disegnava, dipingeva, ritagliava, incollava».
«Carol Rama non era un’incisora” afferma la curatrice della selezione Alexandra Wetzel nella guida alla mostra “A lei interessava solo la superficie che aveva davanti, pronta ad accogliere il segno. La lastra era nera quando preparata con la cera affumicata, di lucido metallo invece quando l’artista adoperava il pennello con l’inchiostro mescolato allo zucchero per l’acquatinta. Disegnava con una punta o con il pennello, in piena libertà. Gli aspetti tecnici – le morsure, le acquetinte, la stampa – venivano risolti da Franco Masoero, suo stampatore e complice. Grande era la gioia mista a stupore quando l’artista aveva finalmente le stampe di prova davanti, travolgente al punto da indurla tante volte a prendere in mano gli acquerelli o gli smalti da unghie per intervenire direttamente sul foglio impresso».
«Le opere grafiche svelano una forza delicata dell’arte di Carol Rama: fiori, mani, pugni, parche e volti appaiono nel buio dello spazio come voci laterali eppure potentissime.
Dall’altro lato le sculture e i disegni di Berlinde de Bruyckere sono incursioni in uno spazio intimo e domestico, seppur monumentali nelle loro dimensioni: letti sovrastati da cumuli di coperte, corpi in metamorfosi tra essere umano e forme naturali scandiscono il ritmo dello spazio della galleria al piano terra e parlano nel silenzio di protezione e soffocamento, memoria collettiva e intimità, bellezza e lacerto.
L’artista belga, protagonista quest’anno di una mostra personale a Venezia presso l’Abbazia di San Giorgio Maggiore in occasione della prossima Biennale Arte e già artista del Padiglione Belga nell’edizione del 2013, ha costruito negli anni un personale vocabolario scultoreo lavorando con calchi fatti di cera, pelli di animali, peli, tessuti, metallo e legno. Il tema della metamorfosi del vivente è una possibile chiave di lettura del suo lavoro dove la distorsione di forme organiche tocca picchi di lirismo.
Profondamente influenzata dalle tradizioni del Rinascimento fiammingo, De Bruyckere attinge spesso all’eredità degli antichi maestri europei e all’iconografia cristiana, nonché alla mitologia e alle tradizioni culturali.
In questa prospettiva il dialogo con la storia nascosta di Giovanni Del Maino viene amplificato dalla potenza dei lavori dell’artista che sin dall’inizio della sua carriera indaga la dualità di amore e sofferenza, pericolo e protezione, vita e morte e il bisogno umano di comprensione come temi universali».
Un programma pubblico di conferenze, atelier e visite guidate accompagna la mostra.
Gli incontri sono realizzati in collaborazione con la Direzione dell’Ufficio Beni Culturali Ecclesiastici della Diocesi di Piacenza-Bobbio.
Il programma Arte di XNL è promosso da Rete Cultura Piacenza, che comprende Fondazione di Piacenza e Vigevano, Comune di Piacenza, Provincia di Piacenza, Regione Emilia-Romagna, Camera di Commercio dell’Emilia e Diocesi di Piacenza-Bobbio.