Il National Museum di Oslo si appresta a inaugurare una mostra dedicata a Mark Rothko e a un aspetto meno conosciuto della sua produzione: le opere su carta. Mark Rothko. Paintings on Paper sarà in esposizione dal 16 maggio al 22 settembre 2024.
Di nuovo Mark Rothko, eterno Mark Rothko. La poetica astratta del pittore si dona in un attimo, in ampi campi di colore che sfiorano il monocromo. Eppure, paiono non esaurire mai la profondità del loro messaggio, la carica spirituale che promettono di emanare. Per questo sono sempre di più gli appassionati che cercano le sue opere nei musei, spinti dalla strana combinazione di immediatezza e approfondimento che in qualche modo rende il pittore adatto a varie fasce di fruitore. A tutte, verrebbe da dire, guardando i risultati straordinari ottenuti l’anno scorso dalla Fondation Louis Vuitton di Parigi con la retrospettiva dedicata all’artista.
Quest’anno prova a prenderne l’eredità il National Museum di Oslo, che espone oltre 80 dipinti su carta che ripercorrono la carriera di Rothko, dalle prime opere figurative e gli esperimenti surrealisti, fino ai celebri campi di colore e gli ultimi lavori. Una mostra che non può avere certo le ambizioni ipertrofiche dell’evento parigino, che raccoglieva 115 opere del pittore tutte insieme, una in fila all’altra, ma che può ulteriormente cementificare la legacy di un pittore ormai quasi mainstream.
Interessante dunque che l’innesco dell’esposizione non siano i grandi dipinti astratti che siamo abituati a conoscere, ma parte della produzione su carta, che in totale conta circa 1000 opere. Esposte al National Museum, come anticipato, ce ne saranno più di 80, tra paesaggi, ritratti e opere surrealiste, che precedono i suoi lavori più iconici. Inoltre la mostra sottolinea anche le contingenze di vita che l’hanno portato ad approfondire il medium.
Dopo essere sopravvissuta a un infarto nel 1968, Rothko fu incoraggiato a lavorare con materiali e formati meno impegnativi. Di conseguenza, ha aumentato la sua produzione di dipinti su carta. Molte delle opere di questo periodo mostrano una tavolozza cupa dominata dal nero, dal marrone e dal grigio. Forse azzardando, forse deducendo, i lavori sono stati interpretati come un riflesso della sua fragile salute mentale e un presagio del suicidio che commetterà nel 1970.
Eppure, non tutti i suoi ultimi lavori sono così, ma si presentano invece pieni di toni vivaci di viola, rosa e blu. Sintomo che è sempre difficile leggere l’opera attraverso la vita e che forse il procedimento opposto riserva più soddisfazioni. Lo crede il National Museum di Oslo, che su questi presupposti ha strutturato la sua esposizione.