L’Hosteria del Vapore, in provincia di Bergamo: una cucina di gusto e sostanza, abbinata ai vini del Miglior sommelier d’Italia Ais 2021
Siete alla ricerca di un locale fuori mano, lontano dalla frenesia del centro, dove godere di una cucina “di casa”, fatta di gusto e sostanza? Il posto giusto, se vi trovate nei pressi di Bergamo, è l’Hosteria del Vapore a Carobbio degli Angeli. Severamente a conduzione familiare, l’Hosteria è ampie sale curate ma senza troppi fronzoli, è grande selezione di salumi, formaggi e carni di diversa frollatura. L’Hosteria è anche e soprattutto cantina: quella curata dal giovane Stefano Berzi, nel 2021 vincitore del concorso Miglior sommelier d’Italia Ais.
Le premesse ci sono, e non deludono! Varcato l’ingresso, è il patron Paolo Berzi ad accogliervi. Lui, insieme alla moglie Monica, si occupa della conduzione del locale e della cucina. A Stefano il non trascurabile compito di pensare alla cantina, con oltre 400 etichette, e agli abbinamenti al calice.
Il menù è ampio, ma il consiglio è quello di “lasciar fare”. Monica ama stupire i suoi ospiti con i “piatti del giorno” o con preparazioni improvvisate a seconda della disponibilità: penso al risotto con le ortiche, colte proprio dal giardino sul retro del ristorante.
Si comincia con un Radicchio tardivo, pecorino, pere caramellate e gocce di aceto balsamico. Semplicità, gusto, senza troppi segreti: della ricetta Monica non ne fa certo mistero; Stefano dal canto suo racconta l’abbinamento, un Sidro francese del 2021.
«Gli abbinamenti variano a seconda della clientela. C’è chi desidera restare sul “classico”, chi invece vuole sperimentare provando chicche come il sidro, un fermentato di mele e pere preparato tanto in Italia quando nel nord della Francia, in zone dove la coltivazione della vite non è fattibile a causa delle temperature più rigide».
Accompagnati da un Lambrusco storico, “come quelli di una volta” in tutta la sua acidità – un Sorbara rifermentato in bottiglia – un’appassionante selezione di antipasti “da stuzzicare”. L’Insalatina con feta, pomodoro e sedano, un’Insalata russa fatta in casa. E, ancora, piatti semplici, freschi, vegetali, specchio di quel che la natura regala e di quando lo regala: la Giardiniera dell’Hosteria; Arancia, mandorle e scaglie di cioccolato fondente; Carciofo e liquirizia. Immancabili i salumi: Pancetta, speck, salame, coppa e un Crudo San Daniele 36 mesi.
Se tra i primi, oltre alla pasta fresca, consigliamo il Risotto alle ortiche, completato con Taleggio della cooperativa Val Taleggio – perché Paolo i produttori prima li conosce e poi li sceglie con attenzione, tanto da desiderare che di loro si parli in relazione alle materie prime scelte -, per i secondi c’è davvero l’imbarazzo della scelta.
Con la primavera entrata (almeno sul calendario) nel suo vivo, ci si fa coccolare da piatti importanti ma con un gusto delicato ed ammiccante come la Coscia d’anatra con sale maldon (cotta a bassa temperatura, 18 ore a 88°C); la succulenta Pancia di maialino con mostarda di pere senapate (marinata 12 ore con sale e zucchero, cotta altre 12 ore a 68°C, poi fritta nell’olio di mais); un bellissimo matrimonio di sapori “immortali” in Uovo, taleggio e tartufo nero pregiato. Immancabili, per raccontare l’animo stesso del ristorante bergamasco, le Lumache, come le generazioni precedenti alla famiglia usavano fare – le ricette della tradizione si rispettano!
E la tradizione dell’Hosteria del Vapore a Carrobbio di tradizione alle spalle ne ha in abbondanza. «Questo locale – ci racconta Paolo – è adibito alla ristorazione dall’inizio dell’800. La prima attestazione scritta che abbiamo, negli archivi di Bergamo, risale al 1870, ma a consultare quelli di Venezia si potrebbe risalire ancora più indietro».
Paolo eredita il locale dallo zio, si rimbocca le maniche e con Monica gli dà una nuova immagine. Anche la cantina cambia: dalle oltre mille etichette blasonate e di prestigio si passa a chicche enologiche particolarissime gestite da Stefano.
Formaggi e dessert fatti in casa, come la Crostata ai fichi, le spumiglie e i Biscotti all’uvetta sono la giusta conclusione di un’esperienza a tavola che sa di famiglia, di convivialità, di divertimento e di buona cucina. Non si rincorrono riconoscimenti di chissà quale livello, non c’è fine dining, non c’è eccessiva raffinatezza. C’è tanta sincerità, c’è buona cucina, c’è quell’ospitalità all’italiana che tanto ci piace!