Hugo Wilson ha scelto La zattera come titolo per la sua prossima mostra berlinese alla Galleria Judin, che ovviamente evoca immediatamente associazioni con la zattera più famosa della storia dell’arte, la Zattera della Medusa di Gericault, e inevitabilmente con il tema della salvezza. Come si lega dunque a questa mostra, la prima in cui le sue opere astratte e figurative sono esposte fianco a fianco?
In primo luogo, dobbiamo comprendere i due poli tra cui oscilla l’opera di Wilson. Da un lato ci sono le composizioni figurative, molto tangibili, in cui gli animali giocano un ruolo decisivo. Sono metafore di processi e momenti complessi – non nel regno animale, ma nelle nostre società umane altamente tecnologiche. La doppia scimmia che vediamo in ReTro, ad esempio, è il risultato di recenti esperimenti di clonazione. Il simbolo sullo sfondo si riferisce addirittura al laboratorio corrispondente. Anche i cavalli di Wilson (Stato I e II) possono essere letti simbolicamente. Sono versioni del famoso dipinto Whistlejacket (1762) di Georges Stubbs, che oggi è una delle icone della collezione della National Gallery di Londra. Mostra un fiero cavallo da corsa a grandezza naturale su uno sfondo piatto e monocromatico. Si trattava di un quadro audace e altamente anticonvenzionale in un’epoca in cui solo le personalità di alto rango venivano ritratte in questo modo. Il capolavoro di Stubbs, che esclude qualsiasi riferimento a un cavaliere, è diventato un emblema di un’epoca in cui solo le personalità di alto livello venivano ritratte in questo modo.
Mostra un fiero cavallo da corsa a grandezza naturale su uno sfondo piatto e monocromatico. Si trattava di un’immagine audace e altamente anticonvenzionale in un’epoca in cui solo le personalità di alto rango venivano ritratte in questo modo. Il capolavoro di Stubbs, che esclude qualsiasi riferimento a un cavaliere, divenne un emblema dell’autostima e del vigore britannico, in altre parole un’immagine che indicava definitivamente il potere dello Stato. Hugo Wilson ha ripreso questo concetto, trasformando l’animale che nel dipinto di Stubbs ci guarda mentre si arrampica, in modo che ora rivolga il suo sedere verso di noi, scalciando lo spettatore con le zampe posteriori. All’animale non importa nulla delle nostre presunzioni metaforiche e del suo significato nazionale. I suoi ritratti, meticolosamente resi e magistrali, dimostrano che Wilson ha un approccio contemporaneo: è interessato a ciò che certi motivi rappresentano – e perché. In che modo certe immagini diventano simboli, un appiglio, una zattera di salvataggio in un mare di indeterminatezza e ambiguità? E cosa succede quando questi simboli perdono la loro chiarezza e certezza? Come può accadere?