A Firenze, nascosto tra Santa Maria Novella e Palazzo Strozzi, si trova il museo Marino Marini sede di un patrimonio artistico inimmaginabile. La storia dell’istituzione desta particolare fascino sui turisti e sui fiorentini stessi, non solo perché si ha l’occasione di ammirare le opere di un artista che ha reso grande il Novecento ma perché si ha la possibilità di meravigliarsi difronte a un’opera murata per secoli e definita ‘un tesoro nascosto’: il Tempietto del San Sepolcro di Leon Battista Alberti. L’occasione di entrare all’interno del Marino Marini crea dunque un senso di curiosità estrema per chiunque ne varchi la soglia con l’attesa di visitare uno tra i capolavori del nostro patrimonio artistico nazionale.
Museo Marino Marini nasce negli anni ’80 dalla volontà dell’amministrazione fiorentina di restaurare l’antica chiesa di San Pancrazio, destinandola ad attività culturale e di trovare una sede alla ricca collezione del maestro Marino Marini considerato uno tra i più importanti artisti del Novecento, in particolare per le sue sculture. L’architettura del museo è particolarmente affascinante: vi è infatti una compenetrazioni tra le pre-esistenti strutture murarie e le aggiunte contemporanee. I progettisti, hanno creato uno spazio che consente allo spettatore di cogliere in un unico sguardo la totalità delle opere scultoree al piano terra e l’intero sviluppo longitudinale dell’edificio. L’edificio è stato adattato alla nuova funzionalità museale, creando percorsi finalizzati alla lettura delle opere di Marini, con attenzione alla tridimensionalità, tipica dell’artista. Un luogo dove l’arte classica dialoga con l’arte contemporanea. Secondo gli architetti, l’antica struttura della chiesa era un luogo perfetto grazie alla luce e allo spazio che avrebbero creato un piacere sensoriale che completa in modo eccelso la diversità che si trova all’interno dell’edificio. Il design interno, moderno e contemporaneo, diventa palcoscenico per l’esposizione delle opere del maestro e al contempo esalta l’architettura originale della chiesa: si crea cosi’ un ‘armonioso contrasto’ dell’arte.
Ma cosa rende questo museo ormai tappa obbligatoria per chi ha la fortuna di visitare il capoluogo fiorentino? Una volta varcata la soglia, grazie a una porta aperta sulla parete sinistra dell’aula centrale del museo, il visitatore ha finalmente l’occasione di accedere al tesoro nascosto: Cappella Rucellai e il Tempietto del San Sepolcro di Leon Battista Alberti(Genova1404-Roma1472).Le vicissitudini storiche della chiesa di san Pancrazio avevano portato alla separazione della chiesa dalla Cappella Rucellai. La chiesa subi’ una doppia confisca prima in età napoleonica e in seguito con il Regno d’Italia in età risorgimentale. Per salvare la cappella la famiglia fiorentina murò il varco albertiano e smontò le due colonne che vennero poi poste sulla facciata dell’ex chiesa di San Pancrazio. La muratura della cappella ne ha rappresentato la salvezza, contribuendo alla salvaguardia anche del Tempietto del Santo Sepolcro che furono cosi’ isolati per oltre 200 anni. L’opera, chiusa al pubblico per un cosi’ lungo tempo, rappresenta la Quarta meraviglia realizzata da Leon Battista Alberti a Firenze ed ha per questo motivo un significato particolare poiché praticamente sconosciuta. La sua storia e questo alone di mistero, dovuto alla sua inacessibilità per secoli, costituiscono un enorme fascino/ una forte attrazionesu tutti coloro che la visitano.Come sostiene il presidente del museo Carlo Carnacini,questa scoperta crea un ulteriore elemento per comprendere il percorso Albertiano a Firenze. Il forte legame tra Leon Battista Alberti e la famiglia Rucellai di Firenze era iniziato tempo prima con la sistemazione del loro palazzo, il completamento della facciata di Santa Maria Novella e la Loggia Rucellai. Il Sepolcro,costruito nel 1467 e commissionato da Giovanni Rucellai sul modello del Sepolcro di Gerusalemme, è centrale rispetto alla Cappella, ed era destinato ad accogliere le spoglie del committente stesso essendo collocato infatti nella chiesa più vicina al loro palazzo.L’opera, di gusto rinascimentale, è a pianta rettangolare e impostata sul rapporto aureo, con una finta abside. Il Tempietto è caratterizzato da tarsie marmoree che riprendono la tradizione romanica fiorentina come esempi quali San Battistero San Giovanni e San Miniato al Monte. Lo stile delle formelle è sobrio e geometrico, con motivi decorativi in marmo bianco e verde ognuno diversi dall’altro,alternato da paraste corinzie.Il coronamento del tempietto è composto dall’iscrizione sulla trabeazione di un versetto in latino di San Marco, sormontato da una merlatura gigliata e una lanterna a base circolare posizionata al centro con il fine di renderla facilmente ammirabile.Il visitatore, varcando una porta molto bassa, rimane folgorato da due affreschi di Giovanni da Piamonte(seguace di Piero della Francesca): Cristo morto sorretto da due angeli e la Resurrezione. All’interno si trova anche un sarcofago su cui si trova una statua di Cristo giacente. Il visitatore proverà una sorta di ‘sindrome di Stendhal’ di fronte a un’opera architettonica di cosi’ grande bellezza in uno spazio limitato.Il successo del tempietto realizzato dal maestro genovese fu immediato, tanto che nel 1471 consegui’ lo stato sacramentale per mezzo di una bolla emanata da Papa Paolo II che concedeva ai fedeli che lo visitavano nei giorni del Venerdi Santo e della Domenica Santa 5 anni di indulgenza plenaria. La Cappella Rucellai e il Tempietto hanno esercitato un grande fascino in tutte le epoche, continuando anche a influenzare artisti contemporanei come AlvarAalto, diventando simbolo di uno spazio architettonico perfetto.L’insieme crea quindi un dialogo tra artisti distanti 500 anni: sia Leon Battista Alberti sia Marino Marini infatti rielaborano in chiave moderna la perfezione dell’antico.