Dedicata al mondo dell’arte WUF è pensata come un dispositivo contemporaneo di connessione tra giornalisti e protagonisti dello scenario artistico e ha debuttato con uno speciale appuntamento e due intense giornate di attività martedì 11 e mercoledì 12 giugno 2024. La nuova organizzazione WUF (We Understand the Future) è dedicata a connettere voci creative e valorizzare progetti artistici emergenti attraverso un approccio guidato dall’arte e dalla tecnologia. L’edizione inaugurale prende vita con un evento esclusivo per la stampa realizzato negli spazi dell’iconico Bar Rouge, con la partnership di ArtsLife e de La Lettura de Il Corriere della Sera.
La parola ai protagonisti: MAX PAPESCHI
Buongiorno, Max Papeschi. Benvenuto nel salotto di Wuf. Per chi non ti conoscesse ancora, ci racconti un po’ chi sei e qual è stata la tua traiettoria?
Allora, io ho iniziato come regista. Vengo inizialmente dal mondo del teatro, poi da quello della televisione, ho fatto anche un po’ di cinema e sono finito, per i casi della vita, nel mondo dell’arte contemporanea nel 2008 per una serie di casi fortunati. Inizialmente ho avuto una visibilità molto interessante e quindi ho pensato che quello che già raccontavo prima come regista fosse raccontabile anche come arte contemporanea. Devo dire che ha funzionato anche molto meglio perché ho avuto un po’ un dono della sintesi che ha l’immagine o il video breve che non ha una regia di uno spettacolo.
Tu hai sempre utilizzato delle immagini molto dissacratorie nella tua pratica, molto ironiche, molto crude anche per certi versi. Stavo pensando a uno dei tuoi lavori passati che ho visto anche in prima persona, “Welcome to North Korea” del 2016. Se ci vuoi dare un’introduzione di questo genere di lavoro per poi parlare del futuro.
“Welcome to North Korea” è un progetto multimediale. Mi interessava raccontare la Corea del Nord perché ero stato negli Stati Uniti dove il tema era molto sentito. Avevo parlato con persone che mi dicevano che stavano aiutando i nordcoreani mandando loro informazioni video, cercando di far cadere il regime. Non ci sono riusciti, ma mi hanno dato questa ispirazione. Molti non lo sanno, ma la Corea del Nord ha enormi campi di concentramento a cielo aperto dove tengono in condizioni di schiavitù una grossa parte della popolazione dissidente o figli o nipoti dei dissidenti, perché lì le condanne vanno a quattro generazioni. Dopo aver studiato questa cosa, sono andato a parlare con Amnesty International che ha finanziato il progetto. Ho detto: “Bisogna raccontare questa cosa, ma io faccio l’artista e faccio cose abbastanza divertenti.” Quindi ho pensato di raccontarla in un modo divertente. L’idea alla fine è stata: facciamo finta che io lavori per la Corea del Nord come ambasciatore della sua propaganda e, tramite questo escamotage, raccontiamo le violenze del regime. Il progetto è stato fatto in installazioni multimediali, una parte video, una parte espositiva che poi è più il mio campo. Abbiamo fatto perfino un videogioco dove si poteva giocare a Pong con la testa di Kim Jong-un, ma vinceva sempre Kim, come tutti i regimi totalitari. Abbiamo riempito la città di schermi con la faccia di Kim, fatto un finto sito internet e uno shop di prodotti finti fatti dai detenuti nordcoreani.
Vero e proprio a Milano?
Esatto, in Piazza Piemonte. Poi l’abbiamo portato anche in giro: Parigi, San Francisco. È stato un tour mondiale che si è interrotto quando è stato eletto Trump perché è cambiata la visione sulla Corea del Nord. Hanno fatto quella finta pace, quell’incontro, e io mi sono trovato con delle date da chiudere. Allora ho fatto il padiglione della pace tra Stati Uniti e Corea del Nord con Trump e Kim. Il progetto si chiamava “WS,” il momento in cui “Game of Thrones” andava di moda, e abbiamo giocato su quello.
Quindi progetti multimediali. Infatti, qui alle nostre spalle vedevo uno dei tuoi ultimi progetti che è stato esposto anche al terminal 1 dell’aeroporto di Malpensa. Ce lo racconti?
Questo è il capitolo 1 di una saga che sto sviluppando che si chiama “Extinction.” È un progetto che si basa sull’idea che la razza umana sia estinta e che archeologi alieni, tramite dati digitali, raccontino come erano questi umani e perché si sono estinti. È l’equivalente di quando noi facciamo mostre sui Maya, sugli Aztechi, su Mesa Verde o su Creta. Per evidenziare i difetti degli umani, i tic, le nevrosi, li guardo da un punto di vista alieno. In questo caso, l’esercito è un esercito di terracotta di Xi’an, ma con la testa di uno gnomo da giardino. Parliamo della razza umana in guerra permanente.
Tornando però ai nuovi media e alle tecnologie, stai lavorando su un nuovo progetto chiamato “Fake Magazine.” Ce lo racconti?
Questo è un progetto a cui tengo moltissimo. Una delle mie passioni più grandi è la storia contemporanea. Raccontare la storia tramite queste finte copertine multimediali – video, stampe, una narrazione – è molto interessante. L’idea iniziale era di raccontare il Novecento, ma mi sono allargato fino alla guerra in Ucraina, passando per il COVID e arrivando fino alla decapitazione di Maria Antonietta. È un progetto potenzialmente infinito. Ad esempio, se domani la Cina invadesse Taiwan (speriamo di no), farei una copertina su quello. Il progetto è ibrido, ci saranno stampe e una vera finta rivista.
E come pensi di presentarlo?
Bisognerà essere ibridi, fare eventi dal vivo, usare i social media e trovare strade parallele. Potrebbero essere mega ledwall, eventi multimediali, o narrazioni che raccontano le copertine. Bisogna costruire uno storytelling che faccia venire voglia di informarsi.
Un’ultima domanda: dove sta andando l’arte, secondo te, a tutti i livelli?
L’arte sta diventando sempre più multidisciplinare. È difficile dire dove sta andando perché ci sono artisti molto diversi, legati a tecniche tradizionali o al digitale, alla realtà aumentata e virtuale. La tecnologia deve evolversi, e ci saranno sempre artisti che sapranno seguire questa evoluzione. Io spero di essere tra loro. La vedo molto bene, ma è una strada fluida e sarà super interessante.
Grazie, Max.
Grazie a te. Alla prossima.