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Si accende la notte incantata di Demanio Marittimo – Km278, al via questa sera. Intervista ai curatori Cristiana Colli e Pippo Ciorra

Demanio Marittimo -Km278, 2023. Ph AAndrea Valzania
Demanio Marittimo -Km278, 2023. Ph AAndrea Valzania

Nella notte tra il 19 e il 20 luglio torna Demanio Marittimo. KM-278, la maratona curata da Cristiana Colli e Pippo Ciorra che per 12 ore ininterrotte – dalle 18 alle 6 del mattino successivo – poterà sulla spiaggia di Marzocca di Senigallia i più attuali interrogativi della contemporaneità osservati attraverso le lenti di arte, architettura e design, partendo dalla specificità dell’area adriatica.
Cristiana Colli e Pippo Ciorra ci presentano la XIV edizione nell’intervista che potete trovare qui sotto.

Il festival «è ormai è divenuto un landmark che per una notte ogni anno connette la spiaggia di Marzocca con le grandi questioni contemporanee e con le voci di chi le affronta dai punti di vista del progetto, del paesaggio, della tecnologia, dell’arte, delle molte forme di appartenenza al nostro tempo e al nostro spazio», ha spiegato gli organizzatori
.
Il tema di quest’anno è ROVINE&RIPARI e – hanno proseguito – «è pensato come un ulteriore dispositivo per avvicinare la spiaggia di Marzocca ai fenomeni e ai concetti che viviamo ogni giorno. Da un lato una produzione accelerata di rovine, prodotte da guerre e catastrofi, ma anche dalla velocità con cui il tempo trascorre per la cultura occidentale, trasformando qualsiasi reperto in archeologia. Dall’altra il bisogno di trovare forme diverse di riparo/protezione per comunità e individui sempre più fragili e di collegare il concetto di riparo con quello di riparazione, intesa come antidoto all’iperconsumo, risarcimento, mitigazione delle diseguaglianze. Parole estese che rimandano alla crisi dell’ecosistema e a immaginare forme diverse di riparo – per le creature e le cose, i patrimoni identitari, le comunità come architravi di coabitazione e cittadinanza».

«Lo spazio pubblico che accoglie il progetto è il risultato, come da consuetudine di Demanio Marittimo, di un concorso tra gli studenti della SAAD, Scuola di Architettura e Design dell’università di Camerino, che chiudono con la notte di Demanio Marittimo le celebrazioni per il trentennale della loro istituzione. Gli autori del progetto OLTRE sono Fatijon Ademaj, Michele Forti, Qendron Mema, Gloria Seri, Elisa Valori».
Poteet trovare il ricco programma del festival qui.

Demanio Marittimo -Km278, 2023. Ph Alessio Ballerini

Inizia oggi la XIV edizione di Demanio Marittimo. Come è cambiata nel tempo “la notte dedicata all’architettura, alle arti e al design” a Marzocca di Senigallia?

Cristiana Colli: «Il progetto è cristallino nella sua struttura metodologica e concettuale ma varia ogni anno nei temi, nelle modalità di creazione del palinsesto, nelle reti di relazione che si sviluppano per dare coerenza e riconoscibilità a un format unico. 12 ore e 300 metri lineari di spiaggia sono i limiti spazio-temporali sempre uguali, ma ogni edizione è diversa anche per il networking che si attiva. Credo che questo sia un aspetto di grande interesse, molto promettente sul piano della progettualità culturale in senso ampio».

Pippo Ciorra: «Citerei due aspetti, uno relativo all’allestimento e uno ai contenuti. Per quel che riguarda l’allestimento siamo partiti con un setting realizzato in casa, a cura del bravissimo Emanuele Marcotullio (tuttora supervisor del progetto), per poi passare a un concorso aperto a tutti gli studenti e infine alla collaborazione con importanti scuole di architettura europee, con risultati sempre molto convincenti. Dal punto di vista del contenuto direi che, in linea con quanto accade nel mondo, Demanio oggi è sempre meno la ricerca della “star” da far parlare in spiaggia e sempre più il desiderio di avere persone e autori che colgono aspetti problematici essenziali del presente».

Che cosa rappresenta oggi questo evento per il territorio e nel panorama italiano?

CC: «14 anni sono un tempo lungo considerato il dinamismo e la varietà che anima l’ecosistema delle industrie culturali e creative. Oggi la competitività tra territori città e destinazioni si gioca molto sui format culturali. Demanio si mantiene indipendente radicale e istituzionale insieme, locale nazionale e internazionale insieme. Poggia su un equilibrio delicato ma questa è la matrice, questo è il suo destino. Poi naturalmente, a latere c’è una progettualità articolata che durante l’anno sviluppa iniziative, programmi, committenze, partecipazione a bandi».

PC: «Anche in questo caso più che cambiare Demanio è evoluto. Nel nostro territorio ha consolidato il ruolo di piattaforma importante per il dialogo tra soggetti e discipline: Nel panorama nazionale e internazionale è sempre più un appuntamento al quale si partecipa volentieri, a prescindere dall’identità professionale e dai chilometri da percorrere per raggiungerci. DM278 insomma è uno spazio pubblico e di discussione reale e virtuale a grande raggio d’azione».

Potete ricordaci, a grandi linee, come è nata “Demanio Marittimo. Km-278” e la sua storia?

CC: «Demanio nasce da un desiderio, quello di trasformare la spiaggia demaniale in un hub culturale, per una sola notte, per poche ore, un lampo infinito. Abbiamo dimostrato che si può trasformare un inerte uguale su tutto il periplo in un bene collettivo competitivo, in uno spazio pubblico dove le memorie e la coscienza di luogo assumono le grandi questioni del nostro tempo. In un passaggio gentile tra particolare e generale, tra locale e universale, dove la cultura del progetto, e la comunicazione hanno la grande responsabilità del discorso pubblico, anche quando è privato».

PC: «Cristiana mi disse che voleva rendere stanziali una delle due presentazioni annuali della rivista Mappe. Allora ci siamo messi lì a pensare quale potesse essere il posto giusto. Cristiana è un’ex-emiliana terribilmente affezionata alle spiagge adriatiche, al rapporto tra cultura e territorio e alle eccellenze locali, io un ex-romano interessato alle questioni [post]urbane con ancora negli occhi lo splendore dell’estate romana e del Pasolini in marcia lungo le coste. Mettendo insieme tutto questo ci sono voluti cinque minuti per scegliere Marzocca».

L’edizione di quest’anno si intitola “Rovine&Ripari”: qual è il concept e come verrà affrontato?

CC: «Sono parole gemelle, parole estese, sostantivo e verbo, plurali e apparentemente opposte, eppure il nostro tempo pare programmato per produrre inesorabilmente rovine e ripari, rovine e riparazioni. Dentro questo cortocircuito si costruisce, si progetta il futuro, si affinano i modi delle elaborazioni, forme della cittadinanza, si creano immaginari sulle rovine e sui ripari stratificati nel tempo e nella storia. A partire da qui il programma suggerisce riflessioni e soprattutto interrogazioni».

PC: «Mah, sembra complicato ma è semplice. Fino qualche anno fa la parola rovine ci sembrava soprattutto attraente: evocava l’archeologia, le virtù del riciclo, la speculazione intellettuale. Oggi parlare di rovine vuol dire prendere un atteggiamento più serio e prudente, farsi consapevoli delle questioni aperte nel mondo e delle rovine che producono. E quindi, inevitabilmente, anche della necessità di trovare ripari che di provare, quando possibile, a ripararle».

Quali sono i sogni e le ambizioni per il futuro di Demanio Marittimo?

CC: «Permanere non è mai scontato, e permanere cangianti è lo statement che questo progetto impone. Siamo qui, a Dio piacendo».

PC: «Ah non ne ho idea. Da un lato sarebbe bello un coinvolgimento maggiore delle generazioni più giovani, non solo come ospiti e spettatori di Demanio, ma anche come intelligenze progettanti. Dall’altro cercare un rapporto più stretto con altre istituzioni che a livello nazionale lavorano sull’interazione tra heritage, arti, eventi, temporalità dell’architettura».

 

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