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Unravel: la tessitura come strumento di lotta politica, allo Stedelijk Museum di Amsterdam

Cecilia Vicuña, 'Quipu Austral' (detail), 2012, coll. 49 Nord 6 Est – Frac Lorraine © Barbican Art Gallery. Photo: Jemima Yong
Cecilia Vicuña, ‘Quipu Austral’ (detail), 2012, coll. 49 Nord 6 Est – Frac Lorraine © Barbican Art Gallery. Photo: Jemima Yong

Realizzata in collaborazione tra il Barbican di Londra e lo Stedelijk Museum di Amsterdam, dopo essere stata presentata nella capitale del Regno Unito nella scorsa primavera, la mostra “Unravel: The Power and Politics of Textiles in Art” arriva nei Paesi Bassi, dal 14 settembre 2024 al 5 gennaio 2025, con quaranta artisti e cento opere.

«Gli artisti contemporanei esplorano il potenziale trasformativo e sovversivo dei tessuti attraverso la cucitura, la tessitura, l’intreccio e l’annodatura. Comunicano storie a più livelli sull’esperienza vissuta, affrontando i temi del genere, del colonialismo, del movimento e dello spostamento delle persone, delle antiche forme di conoscenza e altro ancora», ha anticipato il museo. «Le opere esposte in “Unravel “sono radicali sia nella forma che nella politica e comprendono un’ampia gamma di forme, scale e tecniche, attingendo a metodi storici di realizzazione e a processi nuovi e sperimentali».

«La mostra – ha proseguito – è composta da circa 100 opere, di cui 9 provenienti dalla collezione dello Stedelijk, comprese le acquisizioni recenti. Molti degli artisti internazionali, come Jeffrey Gibson, che attualmente rappresenta gli Stati Uniti alla Biennale di Venezia, non sono mai stati esposti in precedenza nei Paesi Bassi».

Rein Wolfs, direttore dello Stedelijk Museum di Amsterdam, ha affermato: «Lo Stedelijk ha una lunga storia legata all’arte tessile, che viene raccolta per la collezione dal 1930. A partire dagli anni ’60 e ’70 i tessuti sono diventati più scultorei e politicamente impegnati. In questo momento si assiste a una rinascita, con molti giovani creatori che utilizzano il mezzo per dare forma a storie e con pionieri come Magdalena Abakanowicz che vengono nuovamente apprezzati. Questa mostra dimostra che gli artisti contemporanei si sentono liberi di esprimersi con ogni mezzo possibile e che i tessuti aggiungono una dimensione in più, sia in termini di contenuto che di esperienza visiva».

Sarah Zapata, ‘To Teach or to Assume Authority’, 2018-19, collection Stedelijk Museum Amsterdam. Acquired with the generous support of the participants of the VriendenLoterij and Young Stedelijk, 2021.

Il percorso espostivo

«La mostra esplora il ruolo dei tessuti nell’arte attraverso sei temi: Subversive Stitch, che tratta, tra l’altro, della resistenza ai tessuti come “lavoro femminile”, Fabric of Everyday Life, con storie personali ed esperienze vissute, Borderlands, sui confini fisici e invisibili, Bearing Witness, con i tessuti come commento sociale e sociopolitico, Wound and Repair, i tessuti come mezzo di riparazione e guarigione, e Ancestral Threads, sulla vita e le tecniche degli antenati e sui sistemi di conoscenza alternativi», ha anticipato il museo.

«Da opere intime fatte a mano a sculture di grandi dimensioni: le coloratissime opere di questa mostra collettiva sono travolgenti e mettono in luce storie impressionanti di potere, resistenza e sopravvivenza, ma anche di resilienza, amore e speranza. Artisti con prospettive diverse e globali condividono le loro storie personali, che sono anche storie sociali e politiche attuali».

«Utilizzando tessuti, fibre e fili, oltre 40 artisti internazionali sfidano le strutture di potere e reimmaginano il mondo in questa grande mostra collettiva. I tessuti ci coprono e ci proteggono, coinvolgono i nostri sensi, attivano i nostri ricordi, rappresentano le nostre convinzioni, custodiscono le nostre storie. Siamo avvolti in un tessuto quando nasciamo e ne siamo avvolti quando moriamo. Come mezzo artistico, i tessuti possono parlare delle gioie e dei dolori dell’essere umano, così come delle strutture e dei sistemi più ampi che danno forma al nostro mondo. In questa grande mostra collettiva, oltre 40 artisti internazionali e intergenerazionali utilizzano i tessuti per comunicare idee vitali sul potere, la resistenza e la sopravvivenza. Da pezzi intimi realizzati a mano a installazioni scultoree monumentali, queste opere offrono narrazioni di violenza, imperialismo ed esclusione accanto a storie di resilienza, amore e speranza».

In mostra opere di Pacita Abad, Magdalena Abakanowicz, Igshaan Adams, Ghada Amer, Arpilleristas, Mercedes Azpilicueta, Kevin Beasley, Sanford Biggers, Louise Bourgeois, Jagoda Buić, Diedrick Brackens, Margarita Cabrera, Feliciano Centurión, Judy Chicago, Myrlande Constant, Cian Dayrit, Tracey Emin, Gee’s Bend, Jeffrey Gibson, Antonio Jose Guzman & Iva Jankovic, Harmony Hammond, Sheila Hicks, Nicholas Hlobo, Yee I-Lann, Kimsooja, José Leonilson, Tau Lewis, Ibrahim Mahama, Teresa Margolles, Georgina Maxim, Małgorzata Mirga-Tas, Violeta Parra, Antonio Pichillá Quiacaín, Faith Ringgold, LJ Roberts, Zamthingla Ruivah, Hannah Ryggen, Tschabalala Self, Mounira Al Solh, Angela Su, Lenore Tawney, T. Vinoja, Cecilia Vicuña, Billie Zangewa, Sarah Zapata.

Tschabalala Self, ‘Koco at the Bodega’, 2017, coll. Napoleone; Feliciano Centurión, ‘Eye with ñandutí’, from ‘La Miranda (Gazing)’, ca. 1994, coll. Nespatti; Pacita Abad, ‘From Doro Wat to Sushi and Chicken Wings and Tings’, 1991, Art Jameel Collection

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