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Entrare nel museo dalla finestra: la passerella sospesa di Vincent Lamouroux per il futuro del MAH di Ginevra. Le parole dell’artista

Da sinistra: Marc-Olivier Wahler, direttore del MAH, e Vincent Lamouroux su La Passerelle. Courtesy MAH
Da sinistra: Marc-Olivier Wahler, direttore del MAH, e Vincent Lamouroux su La Passerelle. Courtesy MAH

Una passerella in legno bianco sospesa nel mezzo di un cortile e la costante tensione di uno dei maggiori musei svizzeri verso il futuro: sono i principali elementi de La Passerelle, l’opera di Vincent Lamouroux che ha inaugurato il progetto pluriennale PlasMAH al Museé d’art et d’histoire del Genève (MAH). L’artista ci ha raccontato questo lavoro dell’intervista qui sotto.

IL MAH ha inaugurato il progetto PlasMAH, che con cadenza annuale poterà negli spazi del museo una serie di progetti site-specific, con l’ambizione di traghettare l’istituzione verso il MAH de demain, il museo di domani. La prima edizione di PlasMAH vede protagonista La Passerelle realizzata da Vincent Lamouroux, un ponte che attraversa il corte interna dello storico edificio in cui ha sede l’istituzione, che cambia la percezione e la fruizione dello spazio museale. Inaugurata alla fine di agosto, l’opera sarà percoribile per 100 giorni.

«Con il progettp PlasMAH ogni estate, un designer, un architetto o un artista sarà invitato a fare proprio il cortile interno del museo. Il lavoro che vi svolgerà porterà alla produzione di un oggetto o di una costruzione che metterà in mostra le qualità architettoniche dell’edificio di Marc Camoletti, ma esplorerà anche la possibilità di altri usi per i visitatori del museo. PlasMAH continua così l’esplorazione di come potrebbe essere il museo di domani, nel contesto del progetto di espansione e restauro in cui il MAH è attualmente impegnato», ha spiegato l’isituzione.

«La prima edizione di PlasMAH – ha proseguito – è stata affidata all’artista Vincent Lamouroux, che ha immaginato la realizzazione di una struttura sospesa che sovrasta il cortile e collega le aperture di due facciate opposte, distanti tra loro circa 28 metri. Questa passerella, progettata per consentire altri punti di vista sull’edificio, permette di apprezzare gli effetti della simmetria, del volume e della trasparenza, aggiungendo una sorta di scorciatoia. Inoltre, coinvolge il rapporto fisico del visitatore con lo spazio, come parte di un esperimento che esplora diversi aspetti della vertigine».

La Passerelle sarà aperta al pubblico 100 giorni nell’arco di un anno: sarà accessibile ogni prima domenica del mese e in altre date che saranno rese note sul sito web del museo.

L’artista

Nato nel 1974, Vincent Lamouroux è «un artista visivo il cui lavoro si colloca a metà strada tra scultura e architettura. Ha esposto al Mamco, al Palais de Tokyo e al Centre d’art contemporain de Genève, oltre che negli Stati Uniti, in particolare a Los Angeles.
La sua opera Projection del 2015, in cui ha ricoperto di calce bianca un vecchio motel sul Sunset Boulevard, è una testimonianza del suo impegno verso l’architettura. Quets’opera, infatti, riflette il suo interesse per le utopie e l’interazione tra passato, presente e futuro. Le sue creazioni mettono in discussione la virtualizzazione del mondo e il deficit di attenzione contemporaneo», ha ricordato il museo.

La Passerelle di Vincent Lamouroux al Museé d’art et d’histoire del Genève. Courtesy MAH

Silvia Conta: Come hai lavorato per attivare un inedito percorso esperienziale nell’edificio del museo?

Vincent Lamouroux: «La maggior parte delle volte il mio lavoro è legato a un luogo e prende soprattutto la forma di installazioni site-specific su larga scala. Inizio ogni progetto partendo da un luogo che, in genere, mi viene proposto. Qui a Ginevra sono stato invitato a lavorare fin da subito sul grande spazio della corte interna del palazzo storico in cui ha sede il museo. Si tratta di un’area completamente nascosta per chi passa all’esterno dell’edificio, ma che è invece determinante al suo interno, conferendo un’enorme apertura.
Mi sono reso immediatemnete conto dellun’enorme possibilità di libertà e gioco che questo spazio consente, grazie alla sua forma peculiare, quasi cubica, grazia alla sua base quadrata di 28 metri per lato e alla sua altezza di 29 metri. È nato da subito il desiderio di lavorare per qualcosa che coinvolgesse l’intero volume. A quel punto si è affacciata l’idea di una piattaforma, poi di una passerella che andasse a cambiare non solo la fruizione di questo spazio, ma anche quella dei piani del museo, al punto che adesso per percorrerla è necessario attraversare una delle finestre del secondo piano del museo.
Nella mia ricerca voglio fare in modo che l’elemento fisico del lavoro sia un supprto immaginativo. Per questo progetto in particolare – ma credo valga anche per altri miei lavori – c’è l’idea della vertigine, che diventa un modo per mettere interrograsi sul supporto fisico di che ci permette di compiere l’esperienza e quello psichico attraverso cui la viviamo».

La Passerelle di Vincent Lamouroux al Museé d’art et d’histoire del Genève. Courtesy MAH

Quali elementi sensoriali e concettuali sono conivolti nella fruizione di questo lavoro?

«Questa passerella, che di fatto è un ponte che attraverso la corte interna, porta i passi dei visitatori a un’altezza mai esistita in questo contesto, in un dimensione nuova per molti aspetti: si è in un punto in cui mai si è potuto accedere, si è sostanzialmente sospesi nella corte interna, si accede da passaggi non consoni, come la finestra, si è in un equilibrio leggermente instabile, perchè la passerella oscilla molto leggermente. Una volta sulla passerella si è costretti a riconsiderare tutti i punti di vista e le percezioni, a partire dallo spazio museale date per scontate fino a quel momento e al modo che abbiamo di perocrrerlo. Diventa così necessario pensare al museo in modo diverso, perchè muoversi in esso con percorsi nuovi porta anche a immaginarlo diversamente: questa passerella, infatti, mette in risalto – o meglio traccia – un asse rettilineo del museo, che unisce l’ingresso principale, la grande hall, da cui solitamente si accede a diverse sale espositive. Grazie alla passerella, dal grande spazio centrale molto scenografico della prima parte del museo, il visitatore accede direttamente a uno spazio più piccolo e raccolto in cui si trovano le mostre temporanee, senza passare per il percorso tradizionale.
La passerella crea così una sorta di scorciatoia, un modo per raggiungere più velocemente una delle aree dedicate alle mostre temporanee. Nello stesso momento, tuttavia, implica un rallentamento: innanzitutto fisico, perchè va attarversata con calma, e anche mentale, perchè favorisce la lentezza tipica dell’osservazione. Percorrerela passerella diventa un modo per preprarsi a ciò che si scoprirà in seguito, ovvero ciò che le sale del museo contengono e ci si prepara a prestare attenzione».

La Passerelle di Vincent Lamouroux al Museé d’art et d’histoire del Genève. Ph: Flora Bevilacqua

Come è iniziata la tua collaborazione con il MAH?

«Marc-Olivier Wahler, direttore del museo, e io abbiamo collaborato molte volte nel corso di molti anni: abbiamo lavorato insieme a New York, a Parigi, a Los Angeles e in altri luoghi. Mi ritengono molto fortunato ad avere la sua fiducia».

Come si colloca il lavoro stite-specific che hai realizzato al MAH nella tua ricerca?

«Direi che è in diretta relazione con ciò che amo fare, ovvero installazioni su larga scala legate a un contesto specifico. Per lo più cerco di creare una sorta di “sublimazione”: provo a generare la possibilità di dare un nuovo punto di vista rispetto a uno spazio pubblico e attraverso lo spazio stesso. Attraverso i miei lavori tento, infatti, di dare vita alla possibilità di sperimentare fisicamente uno spazio in modo totalmente diverso dal consueto».

La Passerelle di Vincent Lamouroux al Museé d’art et d’histoire del Genève. Ph: Flora Bevilacqua

Come cambia il tuo approccio se si stratta di lavorare all’interno edifici o in spazi aperti?

«Quando lavoro devo considerare elementi diversi. Un edificio o una struttura già pensati e costruiti come spazi per le persone, dove tutto ha una struttura molto chiara, è necessario considerare la specifictà e la funzione di quell’edificio, mentre all’esterno è l’opposto, tutto è libero. In uno spazio esterno, tuttavia, ci sono più aspetti – anche pratici – di cui è necessario occuparsi».

A quali altri progetti stai lavorando?

«Ho appena realizzato un piccola costruzione per la settimana del design di Parigi. Sto, inoltre, lavorando a un’enorme torre verticale che porta i gradini del visitatore a circa 12 metri e che lo porta direttamente in uno spazio che sarà come una biblioteca e avrà la possibilità di scoprire il paesaggio circostante, di leggere un libro o di sdraiarsi e riposare in uno spazio che spero sia assolutamente sorprendente».

La Passerelle di Vincent Lamouroux al Museé d’art et d’histoire del Genève. Courtesy MAH

 

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