Perugino e Giulio Romano, ma anche Pontormo e Artemisia Gentileschi. Il catalogo che Dorotheum esita il 22 ottobre 2024 a Vienna è ricco di grandi capolavori del Rinascimento italiano.
Da Perugino a Romano. Due dei più grandi artisti della storia dell’arte, italiana e non solo, compongono la colonna vertebrale dell’asta di dipinti antichi di Dorotheum. Del resto, i pittori rappresentano anche la linea evolutiva dell’arte rinascimentale, che su quell’asse attraversa il Quattrocento e il Cinquecento e si consacra come espressione creativa di riferimento.
Una storia, come il catalogo in asta a Vienna, che si apre dunque con Pietro di Cristoforo Vannucci, detto il Perugino (circa 1450–1523). Con le sue invenzioni compositive Perugino, unite allo stile figurativo fiorentino ed all’uso della struttura e dello spazio di ispirazione umbra, l’artista diventò un punto di riferimento al tempo, al punto di influenzare l’Europa intera con la sua opera.
Della sua importanza raccontava una grande mostra, a Perugia, l’anno scorso. Così la vendita di Dorotheum, che propone due tavole risalenti agli anni Novanta del Quattrocento: il Cristo incoronato di spine e la Vergine. Due ritratti in cui le figure, bianche e celestiali, si stagliano su uno sfondo nero come il cosmo, allusivo di una dimensione astratta e assoluta. Se la Vergine è impreziosita dall’acconciatura curata, la fronte del Cristo è cinta dalla corona di spine. Le vesti sono invece del tutto analoghe: rosso l’abito, col colletto nero, e il mantello verde. Entrambe le opere, proposte congiuntamente, sono stimate 600-800 mila euro.
Datazione alla mano, nel periodo in cui Perugino dipingeva le due tavole, un giovane pittore si univa alla sua bottega: Raffaello (1483–1520). Come allievo del Perugino, Raffaello imitò ed assimilò a tal punto lo stile del suo maestro che in quei primi anni le loro opere erano talvolta indistinguibili. E successivamente, arricchito dal suo contributo, lo trasmise a Giulio Romano (metà anni 1490–1546), talentuoso pittore che divenne suo allievo e ne raccolse l’eredità.
Dopo la morte prematura di Raffaello, Giulio divenne sempre più ricercato e fu nominato pittore di corte da Federico II Gonzaga a Mantova nel 1524. Il Matrimonio mistico di Santa Caterina, offerto all’asta da Dorotheum con la stima di 600-800 mila euro, risale proprio a questo periodo mantovano ed è datato intorno al 1526. Il dipinto riflette l’influenza di Raffaello, ma sono proprie di Giulio la composizione, la resa cromatica e la sottigliezza nell’osservazione del carattere e delle emozioni delle figure.
Tra gli altri highlight della vendita c’è sicuramente la Madonna col bambino di Artemisia Gentileschi, che interpreta l’icona in modo originale. Sia con l’allattamento esplicito a cui la madre invita il figlio, ma anche per la soluzione cromatica ricercata, di un lilla metallico che contrasta piacevolmente con il classico manto azzurro che veste la Madonna. Stima 400-600 mila euro. Di rosso squillante si incendia la Madonna col bambino – Madonna del Libro di Jacopo Carucci detto il Pontormo, che rappresenta una scena dall’anatomia ultra dettagliata e dai chiaroscuri magnetici. Stima 300-400 mila euro. Infine, una sanguigna di Peter Paul Rubens, quota grafica ed extra italiana di queste segnalazioni. Tenera l’immagine del Bambino che si aggrappa alla Madonna e guarda con timore l’osservatore, quasi intuendo il destino gravoso che porterà sulle spalle. Stima 120-150 mila euro.