Sarah Cosulich, curatrice assieme a Lucrezia Calabrò Visconti, introduce la più grande mostra mai dedicata a Salvo, visibile a Torino alla Pinacoteca Agnelli
“Abbiamo voluto dimostrare come anche il suo lavoro pittorico sia in perfetta continuità con le sue iniziali sperimentazioni concettuali”. Con queste parole tratte dall’intervista che trovate sotto Sarah Cosulich – curatrice assieme a Lucrezia Calabrò Visconti – introduce la mostra Salvo. Arrivare in tempo, che si apre al pubblico il 1 novembre alla Pinacoteca Agnelli di Torino. Si tratta della più ampia mostra dedicata all’artista di origini siciliane, in un percorso retrospettivo dislocato su tre piani della Pinacoteca.
Nato a Leonforte in Sicilia nel 1947 e trasferitosi a Torino nel 1956, Salvo, all’anagrafe Salvatore Mangione, si avvicina durante la prima fase della sua carriera al vocabolario visivo dell’Arte Concettuale e dell’Arte Povera, affrontando temi come l’autorappresentazione e il linguaggio in opere fotografiche e scultoree. Dall’inizio degli anni Settanta, in contrapposizione con le tendenze a lui coeve, Salvo sceglie di dedicarsi esclusivamente alla pittura, rimanendovi fedele per i successivi quarant’anni.
Fino al 25 maggio 2025
La mostra, visibile fino al 25 maggio 2025, presenta alcuni dei cicli fondamentali dell’opera di Salvo. A partire dal focus sul 1973, anno in cui Salvo espone sia a New York che a Milano, da una parte presentando un gruppo di fotografie concettuali e, dall’altra, due grandi dipinti su carta. Prosegue poi con le lapidi, seguite da una rappresentazione speculativa del suo studio che include tele e scritti a testimonianza del suo interesse per la parola e per il libro come forme di espressione e fonti di ispirazione.
Dallo studio dell’artista si procede in un viaggio ideale dall’interno verso l’esterno, attraverso motivi ricorrenti come i bar, i paesaggi urbani illuminati dai lampioni e quelli naturali dipinti nei diversi momenti della giornata. Il percorso espositivo continua al secondo piano, presentando i capricci e le ottomane, frutto delle sue esplorazioni mediterranee, per concludersi nello Scrigno al quinto piano con il ciclo di San Giorgio e il drago, in ideale continuità con il desiderio di Salvo di dialogare con la storia dell’arte, rappresentata in questo caso dalla Collezione Permanente di Pinacoteca.