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Filippo Moroni e Giulia Nelli: la stoffa della teatralità

Filippo Moroni e Giulia Nelli, Fuori da dentro, courtesy Galleria ARTRA
Filippo Moroni e Giulia Nelli, Fuori da dentro, courtesy Galleria ARTRA
A Milano, la galleria Artra, fondata da Marcella Stefanoni nel 1978, appassionata e visionaria gallerista che ha marcato lo scenario culturale internazionale negli anni di transizione dalle ideologie e guerriglie avanguardiste all’edonismo vacuo, con Marco Scotini e Minea Micran, aveva realizzato un’indagine sugli artisti che operano nell’ex blocco comunista nel 2004 con “Revolution Reloaded”, proseguita con altre importanti mostre.

Da sei anni ha preso le redini della galleria Artra Matteo Masciulli, il figlio, cresciuto a ‘pane e arte’ fin da piccolo, continua il lavoro esplorativo, di tutela e promozione di giovani artisti italiani e stranieri in linea con gli artisti ‘storici’ che rappresentano la galleria da anni. Molti lettori diversamente giovani si ricorderanno le mostre di Artra, che dopo aver cambiato ubicazione diverse volte, attualmente si trova poco distante dalla Stazione Centrale, in via privata Leopoldo Gasparotto 4. Comunque sia, non è il luogo che caratterizza la galleria, bensì la qualità delle opere esposte e il lavoro di individuazione e supporto di giovani talenti.

Filippo Moroni e Giulia Nelli, Fuori da dentro, courtesy Galleria ARTRA

Da qualche settimana è stata inaugurata “Fuori da dentro”, la bipersonale di Filippo Moroni e Giulia Nelli. Commenta Matteo: “Le opere in mostra sono sei di Filippo Moroni e altrettante di Giulia Nelli, ho scelto di accoppiarli perché nella mia selezione di sette artisti giovani nell’ambito di Artra Project, progetto dedicato a giovani artisti, ho trovato nelle loro opere diversissimi concetti e attitudini simili e complementari nello sviluppo di idee e modalità nella realizzazione di sculture capaci di comunicare un messaggio in linea alle ricerche di Artra. Soprattutto li unisce l’interesse per materiali tessili sintetici e una raffinata ricerca cromatica e formale di impatto teatrale.”
Filippo Moroni (Castiglione del Lago, 1996) utilizza cornice di legno o metallo contenitiva riempita di poliuretano espanso e velluto ciniglia applicato in superficie. Mentre Giulia Nelli (Legnano, 1992) collant, feltro e tessuti molto spessi con cui poi, nelle installazioni, e in alcune opere in mostra, inserisce il filo di ferro, supporto malleabile estendibile nello spazio. Tutte le opere sono state selezionate dalle due curatrici, An Paenhuyse e Mengyn Wang.

Filippo Moroni e Giulia Nelli, Fuori da dentro, courtesy Galleria ARTRA

La complementarità delle sinuose e provocanti sculture in velluto dai colori brillanti, plasmate da panneggi e torsioni sensuali di Moroni che sembrano muoversi dall’interno e viceversa, insieme a seconda dei punti di vista, dialogano con le “finestre” in feltro di Nelli; quadrature architettoniche ‘molli’, che rimandano ai feltri anti-minimalisti di Robert Morris (1931-2018), prodotte dal 1968 ed esposte nella galleria di Leo Castelli a New York. Le sue sculture disegnano griglie illusorie che sembrano affacciarsi all’esterno, ma osservando le ombre proiettate sulla parte volgono lo sguardo all’interno, creando nuove soluzioni e dissoluzioni formali. E, in questa tensione dinamica tra fuori e dentro, come suggerisce il titolo della mostra intorno allo spazio interrato della galleria milanese, tutto pulsa di energia in bilico tra frivolezza e serietà, staticità e mobilità.
Nelli disegna lo spazio con i materiali tessili apparentemente statici, accarezzati dalla luce fredda dei neon e, in particolare, catalizza lo sguardo, un’altra sua grande scultura simile a una ragnatela in filo di nylon nero, nata dall’oscurità e plasmata dalla luce. Questa insidiosa forma espansa e fluida, contrapposta a una inusuale stalattite pendente dal soffitto in velluto rosso-bordeaux di Moroni, rappresentano la diversa possibilità di esplorare la scultura e la possibilità espressiva e cromatica dei materiali sintetici in dialogo con lo spazio. L’obiettivo è l’interazione tra forme orizzontali e verticali, distribuite secondo una scansione ritmica di contrapposizione tra sculture a parete o pendenti che ribaltano lo sguardo da sotto in su, impaginate armonicamente nello spazio.
Moroni, nelle sue teatrali contorsioni vellutate, indaga la natura ambigua del desiderio, sovverte l’esterno delle cose con l’interno immaginato, la profondità con la leggerezza, dando forma ammiccante a un serrato gioco di seduzione tra il maschile e il femminile, spirito e materia, arte e natura, inscenando pseudo-realtà spiata dalle finte finestre di Nelli. (Fino al 20 dicembre).

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