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Gli animali nell’arte, tra pittura e poesia: Carpaccio, Raffaello, Monet, Michelangelo

Paolo Levi si cimenta in un’operazione inedita e curiosa: con una sequenza di versi che sfiorano la prosa, conferisce voce agli animali presenti nei capolavori museali. L’autore diventa spirito narrante delle vicissitudini di questi inediti protagonisti, svelando retroscena e segreti non sempre di dominio dei conoscitori d’arte. Attraverso questo percorso narrativo, Levi invita il Lettore e la Lettrice a riflettere non solo sulle opere e i loro autori, ma anche sul ruolo simbolico che gli animali hanno avuto nell’arte.

Vittore Carpaccio,
DUE DAME VENEZIANE, 1496,
Museo Correr, Venezia

Modello sono al servizio del Carpaccio,
di professione mirabile di fidato cane attento.
Di certo non di poliziotto incaricato di indagare
su un taglio innaturale, che non ha nulla di geniale.
A mio parere di autodidatta, è solo copione
teatro dell’umana finzione.
Sono certo di un concertato complotto
con l’Autore: farsi beffa dello spettatore

Raffaello Sanzio,
DAMA COL LIOCORNO, 1505 – 1506,
Galleria Borghese, Roma

La dama che mi tiene in grembo
è definibile di beltà virginea.
Sanzio mi pose in posa
emozionato della mia essenza
di piccolo cavallo fornito di corno.
Non sono animale fallico,
ma simbolo e difensore di castità.

Claude Monet,
LA GAZZA,
1868 – 1869, Musée d’Orsay, Parigi

Claude, lui sì che è un vero uomo,
mi ha ripresa all’aria aperta
in pieno gelo, nera, appollaiata
su una normanna staccionata
legnosa mattutina imbiancata
d’impressione, luminosa solare,
e l’umano si scalda al focolare.

RAGAZZO MORSO DA UN RAMARRO,
Michelangelo Merisi da Caravaggio,
1593-1594, National Gallery 

Ero uscita all’aperto per prendere solo aria.
Sono lucertola o ramarro, che dir si voglia.
Apparizione inaspettata sortita per diletto
per spaventare un fanciullo bello,
con ornata di rosa la spalla denudata,
ciliegie e gelsomino sono simboli sessuali
per il raffinato di presenze effeminate.

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