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Addio a Walter Robinson, l’occhio critico dell’arte newyorkese

Walter Robinson con una delle sue opere all'inaugurazione di Go Figure! presso la Eric Firestone Gallery di East Hampton, New York, nel 2019. Foto di Patrick McMullan/Patrick McMullan tramite Getty Images
Walter Robinson con una delle sue opere all’inaugurazione di Go Figure! presso la Eric Firestone Gallery di East Hampton, New York, nel 2019. Foto di Patrick McMullan/Patrick McMullan tramite Getty Images
Walter Robinson, pittore, scrittore ed editore “icona” di New York, è scomparso all’età di 74 anni. Tra le sue “creazioni” Art-Rite, Printed Matter e artnet

Figura poliedrica e sempre all’avanguardia, Robinson è stato un instancabile innovatore. Nei primi anni ’70, insieme a Edit deAk e Joshua Cohen, fondò la rivista d’arte punk Art-Rite, pubblicata su carta da giornale economica e con copertine realizzate da artisti come Ed Ruscha e Dorothea Rockburne. Il progetto, portato avanti segretamente con le attrezzature del suo lavoro presso il Jewish Week, gli costò il licenziamento.

Nel 1976, Robinson contribuì alla nascita di Printed Matter, la celebre organizzazione no-profit dedicata ai libri d’artista. Poco dopo, si unì ai Collaborative Projects, un collettivo d’avanguardia noto per le sue mostre sperimentali a Lower Manhattan.

Negli anni ’80, Robinson si affermò come pittore nel movimento della Pictures Generation, celebre per l’uso dell’appropriazione di immagini mediatiche. Le sue opere, ispirate a copertine di romanzi pulp e manifesti cinematografici, raffiguravano scene iconiche come coppie abbracciate e uomini con pistole, con uno stile che oscillava tra il seducente e l’ironico.

Oltre alla carriera artistica, Robinson fu una presenza costante nel mondo del giornalismo d’arte. Lavorò come redattore per East Village Eye e Art in America, prima di diventare, nel 1995, il direttore del pionieristico Artnet Magazine, il primo magazine d’arte interamente digitale.

Dopo la chiusura della testata, Robinson tornò a dedicarsi alla pittura, ottenendo una rinnovata attenzione nel mondo dell’arte grazie a galleristi come Jeffrey Deitch e Vito Schnabel. “Hans Neuendorf ha cambiato la mia vita due volte, entrambe in meglio: quando mi ha assunto e quando mi ha licenziato”, scrisse ironicamente nel Brooklyn Rail.

Nato a Wilmington, Delaware, il 18 luglio 1950, Robinson passo l’infanzia a Tulsa, Oklahoma, e si trasferì a New York nel 1968 per studiare alla Columbia University, città che non lasciò mai. Suo padre lavorava per DuPont vendendo dinamite, mentre sua madre era una psicologa ed ex membro del WAVES (Women Accepted for Volunteer Emergency Service) durante la Seconda Guerra Mondiale.

Critico acuto e indipendente, Robinson non aveva paura di mettere in discussione le tendenze dominanti. Nel 2014, coniò il termine “Zombie Formalism” per descrivere un’ondata di pittura astratta che, secondo lui, imitava l’originalità senza esserlo veramente. “Questi dipinti hanno una stranezza chic, un dramma misterioso, una calma meditativa – perfetti per l’interior design di fascia alta”, scrisse.

Nel 2014, il curatore Barry Blinderman organizzò una retrospettiva itinerante delle sue opere presso l’Illinois State University, definendolo “uno degli artisti più sottovalutati e ingiustamente sconosciuti della fine del XX secolo”.

Walter Robinson lascia un’eredità poliedrica che attraversa l’arte, la critica e l’editoria. Il suo spirito indipendente e la sua capacità di reinventarsi lo rendono una figura imprescindibile nella storia dell’arte contemporanea newyorkese.

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