
Fino ai primi di giugno la città di Torino si fa teatro di una serie di eventi dedicati alla fotografia, facendo rete tra musei e gallerie con mostre di caratura internazionale, eventi, talk e molto altro: ecco la seconda edizione di Exposed
Da qualche giorno ha preso il via, a Torino, la seconda edizione di Exposed Torino Foto Festival, il festival fotografico che coinvolge diversi spazi pubblici e privati cittadini con una rassegna di interessanti e importanti mostre dal tenore internazionale. Quest’anno la rassegna porta il titolo Beneath the surface, ovvero, naturalmente, sotto la superficie. L’idea è quella di usare la fotografia, intesa come espressione artistica contemporanea, per smascherare le apparenze: tanto quelle generate dal pregiudizio intellettuale e sociale, quanto quelle effettuate dall’applicazione delle più recenti tecnologie sulle immagini, vuoi in post-produzione o tramite il ricorso all’AI. Anziché limitarsi ad immagine testimonianza letterale della realtà che ci circonda, la fotografia diventa, così, il medium più adatto per andare oltre, cogliere sfumature e profondità di un mondo pervaso sempre più da una quantità incredibile di immagini, dove non sempre è scontato distinguere il vero dal falso, l’attendibile dall’ingannevole, la verità dall’artificio. Il tema non è, però, com’è ovvio, soltanto la veridicità della foto in senso stretto, bensì la capacità per il fruitore di immagini di compiere il passo successivo, andare in profondità, appunto oltre la superficie, per sintonizzarsi con una lettura del reale più profonda, a volte empatica, altre critica.
Per fare questo Exposed quest’anno conta ben dodici mostre, ospitate in sette spazi istituzionali, più una serie nutrita di altre esposizioni nei vari spazi privati e galleristici. Anche quest’anno la curatela del festival è affidata a Menno Liauw e Salvatore Vitale, mentre gli spazi istituzionali coinvolti sono le Gallerie d’Italia, le OGR, l’Accademia Albertina, Camera Centro Italiano per la Fotografia, Palazzo Carignano, Archivio di Stato e Gam.

Presso le Gallerie d’Italia si svolge un importante retrospettiva del lavoro di Carrie Mae Weems, per la curatela di Sarah Meister, Executive Director di Aperture nonché ex curatrice del Museum of Modern Art (MoMA) di New York. Oltre all’ampia retrospettiva, il progetto curatoriale comprende anche una serie di immagini completamente nuova, dal titolo Preach e si distingue per un allestimento particolarmente ben curato. Il lavoro di Carrie Mae Weems si concentra su temi come l’appartenenza culturale, la questione femminile e altri argomenti di carattere sociale, indagati con un occhio attento a cogliere sfumature e contraddizioni della società contemporanea.
Alla Gam è presentato un lavoro di River Claure dal titolo Once upon a time in the jungle, dove stilemi e luoghi comuni dei classici film western occidentali sono confrontati non senza ironia con usi e costumi culturali dell’Amazzonia, con tutte le riflessioni ed i confronti politici, ideologici e socioculturali che ne derivano.
All’Archivio di Stato sono invece proposte al pubblico la mostra personale di Shen-Wen Lo (Taiwan) e una collettiva con Tiffany Sia (Hong Kong), Ahlam Shibli (Palestina) e Nolan Oswald Dennis (Sudafrica). Mentre la prima mostra si concentra su tematiche ambientalistiche, soprattutto in relazione al mondo acquatico degli oceani, la seconda indaga temi di carattere più sociale e politico.

Crediti: Courtesy l’artista e Sadie Coles HQ, Londra
Alle OGR è invece presentata una collettiva che si concentra sul tema oggi sempre più attuale del rapporto tra fotografia e intelligenza artificiale. Affidata alla curatela di Samuele Piazza e lo stesso Salvatore Vitale, la mostra presenta opere di Alan Butler (Irlanda), Nora Al-Badri (Germania/Iraq) e Lawrence Lek (Regno Unito/Singapore).
A Palazzo Carignano è invece in mostra l’installazione Climate Tribunal del torinese Paolo Cirio, che si presenta anch’essa come una provocatoria riflessione sui temi ambientali.
Infine a Camera Centro Italiano per la Fotografia Olga Cafiero (Italia – Svizzera) presenta un progetto da lei sviluppato nel corso di una residenza d’artista presso l’Azienda vinicola Garesio di Serralunga d’Alba. Anche questo lavoro mette al centro il rapporto con l’ambiente, questa volta declinandolo, però, in particolare in relazione al territorio e alle tradizioni agricole locali.
Per finire, è l’Accademia Albertina di Belle Arti ad ospitare il maggior numero di eventi, con ben cinque mostre di Lisa Barnard, Valeria Cherchi, Gregory Halpern, Silvia Rosi e Georges Senga.
Seguono le mostre “affiliate” nelle varie gallerie, da Guido Costa Projects a Archivio Salvo, Franco Noero e altre, più una serie di eventi, talk, workshop, letture di portfolio e, naturalmente, la prossima edizione di The Phair, sempre alle OGR.
Naturalmente in un solo articolo non è possibile approfondire ogni singolo evento ed il lavoro di ciascun artista e curatore, che di volta in volta, in ogni mostra, manifesta una propria specificità e un carattere personale di ricerca e analisi critica in relazione alla fotografia e, più in generale, alle immagini del contemporaneo.
Volendo, però, dare una visione d’insieme del festival nella sua totalità e complessità – fermo restando l’invito ai lettori di Artslife a visitare ogni singola mostra (per altro sono quasi tutte gratuite e visitabili fino al prossimo 2 giugno) – l’idea è quella di una fotografia che si fa strumento di indagine critica sui problemi più comuni e urgenti della nostra contemporaneità, come l’ambiente e l’irruzione dell’intelligenza artificiale. Il tentativo è quello di cogliere, attraverso la fotografia, i risvolti e le sfumature del mondo e della società dei nostri giorni, cercando però di non accontentarsi di uno sguardo superficiale, ma, appunto, andando a guardare “oltre la superficie”, per imparare a leggere il significato profondo di ciò che ci circonda e ci accade.

In questo senso, il festival appare riuscire nel suo intento, proponendo un carnet di mostre molto ricco di letture e proposte di caratura internazionale. Resta forse qualche cosa da dire in merito all’organizzazione e alla comunicazione, non sempre efficacissima.
Il festival ha però sicuramente il pregio di aver saputo coordinare una serie di realtà sul territorio, cosa non scontata, facendo per quanto possibile rete tra realtà anche molto diverse tra loro.
Inoltre, Exposed ha ricevuto il supporto delle maggiori istituzioni cittadine. È infatti organizzato da Fondazione per la Cultura Torino e promosso da Città di Torino, Regione Piemonte, Camera di commercio di Torino, Intesa Sanpaolo, Fondazione Compagnia di San Paolo e Fondazione CRT con Fondazione per l’Arte Moderna e Contemporanea CRT.













