
Salvatore Fancello, classe 1916, originario di Dorgali in Sardegna, ha vissuto appena ventiquattro anni. Ma in quel pugno di tempo ha inciso una delle tracce più luminose – e per troppo tempo oscurate – nella storia dell’arte italiana del Novecento. A rimettere a fuoco la sua figura è la mostra Fontane Animali Cowboys, aperta dal 1° aprile al 15 maggio 2025, curata da due giovanissimi, Lorenzo Pagliani e Veronica Recchia, che insieme a Marco Beretta, hanno dato vita a Velo Project. L’esposizione ha il merito di restituire al presente e di riscoprire un artista che rischiava l’oblio.
Dimenticato dalla critica per decenni, Fancello fu in realtà un talento precocissimo, tanto da attirare l’attenzione di figure come Giulio Carlo Argan e soprattutto Gio Ponti, che lo scoprì e lo introdusse nei circoli culturali più vivaci dell’Italia degli anni Trenta. Proprio Ponti, affascinato dalla forza del suo disegno e dalla plasticità delle sue ceramiche, lo volle sotto la propria ala. Riconobbe il suo talento, pensando che potesse influenzare il corso dell’arte italiana. E così fu, anche se per poco.
Nel 1938, anno cruciale, Fancello lavora per mesi ad Albissola, nella bottega di Tullio e Giuseppe Mazzotti, una delle capitali della ceramica italiana insieme a Faenza. Al fianco di Lucio Fontana, in quel breve periodo produce ben 110 opere, tra cui Il Volpino e La Maschera, presenti in mostra. Le sue produzioni smaltate stupiscono ancora oggi per la tecnica. La sua vita si interrompe tragicamente nel 1941, in Albania, dove muore cadendo da cavallo durante la guerra. L’anno successivo, la Pinacoteca di Brera gli dedica una retrospettiva, dove il mondo dell’arte lo saluta riconoscendogli un ruolo da protagonista.
Poi, il silenzio. Con la morte di Gio Ponti e di altri suoi sostenitori, l’opera di Fancello scivola lentamente nell’ombra. Nel 2016, però, il Museo Nivola in Sardegna gli dedica una nuova mostra personale, e da lì riparte il lavoro di riscoperta portato avanti oggi da Lorenzo e Veronica. Con un grande lavoro di ricerca e passione, i due curatori sono riusciti a rintracciare opere ormai quasi introvabili. Tra queste, il prezioso Leone in mostra, custodito gelosamente da una signora milanese, acquistato direttamente da Fancello negli anni Quaranta. Lei, come tutti gli altri collezionisti, non si sognerebbe mai di vendere le ceramiche del giovane artista. Probabilmente anche vista la scarsità e rarità delle opere prodotte, ma soprattutto per la loro bellezza, che rende impensabile separarsene. Le uniche opere di Fancello in vendita in mostra sono tre disegni, emblematici del suo stile: graffi decisi che ritroviamo poi trasposti sulle sue ceramiche.
Fontane Animali Cowboys, però, non è solo un omaggio: è un dialogo tra epoche e linguaggi, in cui la ceramica diventa un ponte generazionale. Accanto a Fancello, infatti, vediamo Enzo Cucchi, tra i protagonisti della Transavanguardia, e la giovane Stefania Carlotti, classe 1994, che con le sue ceramiche ironiche e cinematografiche restituisce nuovi significati a figure idealizzate come i cowboy.
Cucchi, che conosce bene l’opera di Fancello e ne trae ispirazione, accetta la proposta dei giovani curatori ed espone qui una serie di lavori che rielaborano elementi architettonici di fontane romane in chiave onirica e materica. Le sue superfici smaltate, i graffi e le linee marine dialogano con l’eredità di Fancello e con le suggestioni visive condivise con Fontana. Carlotti, invece, smonta e ricompone l’immaginario western, umanizzando i suoi eroi e trasformandoli in antieroi fragili, spaesati, a tratti commuoventi. La sua produzione, caratterizzata da colori sgargianti, dialoga perfettamente con i grandi artisti a cui si affianca, donando alla mostra un tocco giovane e ironico. L’allestimento è stato pensato per dare la giusta importanza ai tre artisti, facendo emergere le diverse personalità, ma anche i punti in comune, creando un ritmo visivo coerente.
Grazie all’intuizione e al lavoro meticoloso dei due curatori under 30, vediamo quindi tre generazioni differenti dialogare e danzare sincronizzate. A unire queste voci è l’elemento ceramico, non solo come tecnica, ma come un vero linguaggio visionario che esplora la materia attraversando la memoria. Fancello, in questa triade, è l’origine, il riferimento, la scintilla.
INFORMAZIONI UTILI:
- FONTANE ANIMALI COWBOYS
- Stefania Carlotti, Enzo Cucchi, Salvatore Fancello
- 01.04.25 – 15.05.25
- velo project, via Romilli 20, Milan














