
Alla fine l’ha vinta il cardinale Robert Francis Prevost, nato negli Stati Uniti e conosciuto come il “pastore di due patrie” per il suo impegno missionario in Perù, negli anni ’80. Sarà lui Papa Leone XIV
Attualmente, Prevost ricopre la carica di prefetto del Dicastero per i Vescovi, una posizione strategica che gli ha permesso di conoscere profondamente la struttura della Chiesa e di partecipare attivamente alla nomina di vescovi in tutto il mondo. Questa esperienza è stata un punto di forza nella sua candidatura, dimostrando la sua capacità di leadership e una comprensione globale dell’istituzione. In un’intervista al sito del Vaticano, Prevost aveva enfatizzato la sua visione sul ruolo dei vescovi: “Il vescovo è chiamato autenticamente a essere umile, a stare vicino alle persone che serve, a camminare con loro, a soffrire con loro e a cercare modi per vivere meglio il messaggio del Vangelo in mezzo alla sua gente.”
Sfide e prospettive
Nonostante la sua esperienza e l’allineamento con le idee di papa Francesco, la candidatura di Prevost affrontava alcune sfide: la tradizione della Chiesa nell’evitare Papi americani, a causa del peso politico che ciò potrebbe comportare, è un fattore da considerare. Inoltre, la sua partecipazione alle indagini sui casi di abuso nella Chiesa ha suscitato alcune critiche interne sulla sua gestione di questi processi. Tuttavia, Prevost rappresenta la corrente più progressista della Chiesa americana, più in sintonia con i movimenti carismatici e sensibile a questioni come l’immigrazione e la giustizia sociale. La sua formazione nell’ordine degli agostiniani è anche vista come un punto positivo, aggiungendo una dimensione contemplativa e missionaria alla sua candidatura.














