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Addio a Cesare Maria Casati, mente visionaria ma concreta

Cesare Maria Casati
Cesare Maria Casati
Si è spento come una stella cadente Cesare Maria Casati (Milano, 29 agosto 1936 – 18 maggio 2025), un oracolo della modernità negli anni del postmodernismo. Oggi lo definiremmo influencer. È stato allievo di Giò Ponti, architetto, designer e giornalista d’assalto, contro le ipocrisie perbeniste dell’architettura di comodo. Una personalità dal carattere urticante che ha segnato la cultura del progetto italiana come direttore di Domus dal 1976 al 1979, fondatore nel 1986 della casa editrice l’Arca Edizioni, e successivamente della rivista internazionale l’Arca International (dal 1995), edita nel Principato di Monaco (www.arcadata.com).

È stato docente instancabile di architettura e membro ADI (Associazione per il disegno industriale) dal 1967, un faro nel pressapochismo contemporaneo, dove tutti sono esperti di tutto. Da ieri, giorno del suo funerale, su Instagram e nei social media spopola la sua Pillola Lamp (1968), oggetti d’arredo dal sex appeal ammiccante (bianco, verde, rosso, blu e giallo), tra le sue celebri creazioni esposta al MOMA di New York. Questa lampada nasce negli anni in cui la pillola anticoncezionale, ostracizzata dal Vaticano, si diffonde anche nell’Italia ancora catto-comunista, diventando una rivoluzione sessuale e sociale!

Insomma, riassumere la sua visione del mondo, sempre in evoluzione, predisposto al cambiamento com’era e aperto a una tecnologia umanizzata, è impossibile. Di un cultore appassionato di un progetto “bello purché utile alla società”, sempre poetico e visionario, più di mille parole, come pensava il futuro, si rintraccia nei suoi pungenti e puntuali editoriali della rivista internazionale l’Arca, dove, tra un progetto di rigenerazione di aree dismesse, costruzioni ex novo in Cina, il rapido sviluppo delle città asiatiche in generale, e l’architettura sostenibile e perciò bella, Casati trova nuovi linguaggi dell’architettura contemporanea.

Partendo dall’analisi di materiali e contesti, problematiche sociali ed economiche, puntando sulla relazione tra uomo, architettura e ambiente, che includono e superano, per tecnologia, i paradigmi occidentali, Casati ha contribuito significativamente alla riflessione sull’architettura globale. In particolare, nell’editoriale del numero 179 di l’Arca (2024), dedicato alla Bellezza, Casati scrive:

“Forse è il momento adatto per riconsiderare la possibilità che, ancora una volta, la buona architettura ha di ripensare la sua utilità in una ricostruzione intelligente, non ideale ma efficiente nel curare ambienti urbani ricchi di stimoli anche culturali che facilitano la possibilità di vivere assieme in pace e tranquillità. Nuovi nuclei abitativi dove i trasporti siano risolti in modo pubblico e ciascuno abbia la possibilità di lavoro e di svago.”

La sua idea di bellezza nel corso del tempo si è fatta sempre più inclusiva e diversificata, fluida ma ancorata al rispetto dell’uomo, dell’ambiente e della cultura tecnologica, unita all’intelligenza naturale ed emotiva, in funzione di un modo più giusto da costruire insieme in chiave globale.

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