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Una partenza annunciata, ma che lascia il segno. Robert Morgan, presidente di Creative Australia dal 2021, ha deciso di lasciare il suo incarico con oltre un anno d’anticipo. Ufficialmente, la sua uscita è legata al completamento della riorganizzazione dell’ex Australia Council. Ma il tempismo solleva più di un dubbio.
Il nome di Morgan è infatti legato a una delle vicende più controverse dell’arte australiana recente: la clamorosa esclusione dell’artista Khaled Sabsabi e del curatore Michael Dagostino dal team per la Biennale di Venezia 2026. Una decisione presa lo scorso febbraio, dopo che un articolo sul The Australian aveva insinuato che alcune prime opere di Sabsabi potessero essere lette come “esaltazione del terrorismo”. Da lì, il ritiro fulmineo dei due nomi – durante una riunione presieduta proprio da Morgan – ha acceso una bufera culturale.
Nonostante le dichiarazioni ufficiali parlino di “scelte già previste”, il mondo dell’arte non è convinto. Galleristi, artisti e istituzioni culturali hanno preso le difese di Sabsabi, denunciando quella che in molti leggono come una forma di censura politica. Il suo storico gallerista, Josh Milani, non ha usato mezzi termini: l’uscita di Morgan è “un’occasione per fare un passo indietro” e riaprire le porte a Sabsabi e Dagostino per rappresentare l’Australia a Venezia.
Il diretto interessato, Sabsabi, ha respinto con decisione ogni accusa e ha ribadito il proprio impegno a rappresentare il suo paese “con integrità e determinazione”. Nel frattempo, un primo segnale di ripresa: il Monash University Museum of Art ha annunciato il ritorno di una mostra collettiva che include le sue opere, inizialmente sospesa proprio a causa della controversia.
In attesa di sapere chi guiderà ora Creative Australia e se ci sarà davvero un dietrofront sulla Biennale, una cosa è certa: la cultura australiana vive un momento di riflessione profonda. E le decisioni dei prossimi mesi potrebbero ridefinire il ruolo delle istituzioni pubbliche nel proteggere – o limitare – la libertà artistica.













