
C’è una poesia che attraversa campi minati senza far rumore. Una poesia che si muove con mani invisibili, mani che sono tutte le nostre insieme. Prende spunto da questi versi di Solmaz Sharif la tredicesima edizione della Biennale Internazionale d’Arte Contemporanea di Göteborg (GIBCA), che torna dal 20 settembre al 30 novembre 2025 con un messaggio forte e una costellazione di artisti che fanno dell’arte un gesto di resistenza e cura.
Curata da Christina Lehnert, GIBCA 2025 prende le distanze dalle narrazioni preconfezionate per farsi piattaforma viva, luogo d’ascolto e confronto. Nessun tema unico, nessun percorso obbligato: solo domande aperte, relazioni da immaginare, linguaggi da intrecciare. Il titolo – “Una mano che è l’insieme di tutte le nostre mani” – è già dichiarazione d’intenti. In un’Europa attraversata da polarizzazioni e censure, più o meno esplicite, questa biennale ribadisce il bisogno urgente di pratiche artistiche che sappiano farsi rete, eco, appoggio.
Solidarietà, ascolto e complicità, quindi, non come concetti astratti, ma come azioni che si fanno visibili in installazioni, film, suoni, disegni, performance. E che prendono forma grazie a un gruppo internazionale di artisti e artiste che si muovono tra memoria e cronaca, tra intimità e tensioni collettive. Nomi come Hans Haacke, Rosalind Nashashibi, Puppies Puppies (Jade Guanaro Kuriki-Olivo), Lydia Ourahmane, e molti altri, insieme a nuovi talenti invitati da Black Archives Sweden, compongono un coro potente e dissonante, dove ogni voce conta.
GIBCA 2025 non cerca risposte facili. Scommette invece sulla capacità dell’arte di abitare le crepe del presente, di dare spazio a chi spesso non viene ascoltato, di costruire legami che sfidano i confini. Lo fa attraverso una rete di luoghi – dalla Göteborgs Konsthall alla Röda Sten Konsthall, passando per il museo di Skövde e la Biblioteca cittadina – che diventano scenari di una narrazione collettiva.
Nel cuore di tutto, un’idea semplice e radicale: non possiamo pensare il presente da soli. Ogni gesto artistico è anche un gesto politico. Ogni mostra, una proposta per stare insieme diversamente.













