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Un’artista italiana a Yale. Intervista a Serena Scapagnini

Serena Scapagnini Serena Scapagnini
Serena Scapagnini
Serena Scapagnini
Dopo una lunga residenza allo Yale Quantum Institute, l’artista presenta in una mostra i risultati delle sue ricerche tra arte contemporanea e fisica quantistica

Tutto ha un archivio fisico, anche la memoria”. Queste poche parole di Serena Scapagnini introducono con efficacia al cuore della sua ricerca culturale. Avremmo potuto parlare di ricerca artistica, perché lei è un’artista visiva. Ma le sue speculazioni toccano – come vedremo – le sfere della scienza, della fisica, della filosofia. E da un po’ paiono aver trovato lo spazio di sviluppo in quel tempio della cultura globale che è la Yale University.

Andiamo per gradi. Laureata in Teoria dell’Arte, Semiotica e Storia delle Religioni alla Sapienza di Roma, Serena Scapagnini ha conseguito poi un master in Storia dell’Arte Medievale presso l’Università di Siena. E un secondo master in Pittura e Mixed Media presso la School of Visual Arts di New York. Con questo bagaglio, l’artista si approccia alle neuroscienze investigando la memoria umana con l’Higley Lab. Poi arriva l’incontro chiave con lo Yale Quantum Institute, dove intraprende una lunga residenza artistica durante la quale approfondisce il dialogo tra arte contemporanea e fisica quantistica, con un focus particolare sulla “memoria quantistica”.

 

Serena Scapagnini, State of Light, Yale Quantum Institute
Serena Scapagnini, State of Light, Yale Quantum Institute
Fragilità dell’informazione

Questo progetto ha rappresentato un’estensione naturale delle sue precedenti collaborazioni con neuroscienziati, portando la sua indagine dalla memoria cerebrale a quella subatomica. Da questo lungo periodo di studio prende forma Superposition, una serie di installazioni site-specific – affiancate da disegni e opere multimediali – focalizzate sulle dinamiche della memoria quantistica, sovrapposizione, decoerenza e conservazione dell’informazione. Con un approccio basato su una metodologia sperimentale, che combina la luce con materiali come rame, carta, alluminio, oro, per riflettere la fragilità e la permanenza dell’informazione.

Ora il progetto Superposition diventa una mostra visibile fino al 26 settembre, articolata su tre opere che vogliono offrire una riflessione visiva su come l’informazione, sia biologica che subatomica, venga immagazzinata, trasformata, e – talvolta – perduta. Refractions, la più imponente delle opere, è un’installazione composta da dieci elementi sospesi in carta fatta a mano, ognuno dei quali racchiude una sottile lastra di rame incisa con uno stato quantistico. “Un’opera al limite tra diverse densità, da quelle più fisiche a quelle più rarefatte”, puntualizza l’artista, “per evocare visioni mnemoniche al limite della loro naturale dissoluzione”.

 

Stati multipli

Accanto a Refractions, State of Light è un’installazione ispirata ai celebri “stati del gatto” di Schrödinger. Un’idea chiave per comprendere il fenomeno della sovrapposizione quantistica. La materia e la luce coesistono in stati multipli, generando pattern d’interferenza che l’artista cattura nel loro fragile equilibrio prima che l’interazione con l’ambiente li disperda. Chiude la mostra A Shared Identity, una serie di opere più intime, incise su carta, rame e rame dorato. Qui Scapagnini fissa l’attimo di massima purezza dell’informazione, quell’istante perfetto, precario, prima della sua trasformazione.

 

Serena Scapagnini, Anelito
Serena Scapagnini, Anelito

Qualche dubbio ancora? Ascoltate l’intervista rilasciata ad ArtsLife. Per chi potesse, martedì 24 giugno è prevista una visita guidata alle opere con Serena Scapagnini e Florian Carle, direttore del Yale Quantum Institute. Lungo un itinerario che attraversa i luoghi della mostra: dal laboratorio quantistico al New Haven Green fino alla biblioteca d’arte.

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