
Il 27 giugno, nella prestigiosa cornice de Les Invalides di Parigi, J. W. Anderson ha presentato la sua prima collezione uomo per Dior, proponendo un modello tenero e virile al tempo stesso, espressione di una nuova sensibilità
Dior Homme Couture non è mai stata il cuore della prestigiosa Maison francese. Questo perché la linea maschile è nata relativamente di recente, solo nel 1967, 20 anni dopo quella femminile creata dal genio di Christian Dior. Eppure Dior Homme ha saputo conquistarsi in pochi decenni un posto di tutto rispetto, nonostante gli investimenti pubblicitari piuttosto limitati. Per anni, i clienti Dior si sono dovuti accontentare di piccoli corner all’ interno delle boutique donna, ma oggi lo scenario è decisamente cambiato. Lanciata inizialmente con il nome di Pour Monsieur, e poi ribattezzata Dior Homme nel 2000, la moda maschile ha portato la firma di affermati designer che, stagione dopo stagione, hanno reso questa linea sempre più redditizia e di tendenza.
Nel 1967 Marc Bohan immaginava una silhouette classica ma con un twist rilassato e moderno che strizzava l’occhio ai venti di rivoluzione e al movimento hippy. Nel 2000 Hedi Slimane stilizzava la sagoma maschile restringendo e asciugando le proporzioni. Nel 2006 Kris Van Assche giocava con materiali e dettagli preziosi per ridisegnare un dandy dei tempi moderni. Nel 2018 Kim Jones immaginava un uomo libero e irriverente, vestito di colori fluo e stampe grafiche ispirate allo streetstyle.

Nominato da pochi mesi nuovo Direttore Creativo unico della Couture Dior, l’irlandese Jonathan Anderson ha presentato la sua prima collezione uomo primavera-estate 2026 lo scorso 27 giugno. L’occasione era, ovviamente, di quelle speciali. Fin dalla prima uscita il cambio di rotta è stato evidente. Per il suo debutto, Anderson ha ripreso i codici più iconici della Maison, attingendo a piene mani fra le creazioni maschili e femminili più iconiche: il risultato è un mix fra un aristocratico del 1700 e un giovane dandy inglese, in un trionfo di colori pastello -rosa, salvia, turchese – e dettagli retrò come fiocchi, gioielli smaltati e delicati motivi floreali.
È un ritorno al passato, che riporta in auge accessori quasi dimenticati, come le cravatte disegno “regimental”, i gilet, i pullover a trecce e le giacche da frac. Irriverente e ultra-sofisticato il modello di aperura della sfilata, interpretazione al maschile dell’iconico Tailleur Bar disegnato da Monsieur Dior per la sua prima collezione del 12 febbraio del 1947: la giacca disegna dei fianchi morbidi e arrotondati, mentre i bermuda dai volumi over sono un’eco della gonna a corolla del celebre completo. L’intera collezione è pervasa da un tocco nostalgico e quasi onirico in cui i capi sembrano usciti da un album di disegni dal sapore naïf. I piccoli fiori ricamati, i fiocchi annodati al collo con disinvoltura e gli alamari su giacche e camicie rendono omaggio ai fasti di Versailles, luogo caro a Christian Dior. Le camicie a righe, le cravatte, i pattern geometrici e le mantelle rimandano alle divise dei collage inglesi più blasonati, in un mix and match suggestivo e potente al tempo stesso. Anche il logo scelto per impreziosire capi ed accessori, torna ad essere quello iconico scelto da Monsieur Dior in persona, quasi a voler ricordare che, come diceva il Couturier, “bisogna osare con audacia rispettando sempre la tradizione”.













