
Il processo come metodo e le economie come struttura della mostra. Perché a Kochi la biennale non vuole essere “solo” un’esposizione collettiva ma un intreccio di tempo, spazio e risorse. Un ecosistema nuovo e mutevole che cambia sotto la pressione delle sfide dell’oggi. Quella “pressione” che fa cambiare i corpi prima e le esistenze poi.
È con questa consapevolezza che la Kochi Biennale Foundation annuncia la sesta edizione della Kochi-Muziris Biennale, in programma dal 12 dicembre 2025 al 31 marzo 2026. Intitolata “For the Time Being”, la nuova edizione si propone come un’esperienza immersiva lunga 110 giorni, dove l’arte non si limita a essere esposta, ma si sviluppa nel tempo, si espande nello spazio e si intreccia con la vita.
Per oltre cento giorni, Kochi – storica città portuale dell’India meridionale – si trasformerà in un laboratorio internazionale di arte contemporanea. La Biennale, la più longeva del Sud Asia e la prima di respiro globale in India, proporrà mostre, performance, workshop, proiezioni cinematografiche, insieme a progetti speciali come la Biennale degli Studenti, Arte per Bambini, il Programma di Residenza e altre iniziative partecipative che mettono al centro le comunità e i linguaggi emergenti.
Questa edizione porta la firma curatoriale dell’artista interdisciplinare Nikhil Chopra, in collaborazione con HH Art Spaces, piattaforma indipendente guidata da artisti con sede a Goa. Chopra, noto per il suo lavoro che intreccia performance, disegno, installazione e fotografia, propone una biennale che non si limita a presentare opere, ma che si costruisce nel tempo, come un gesto vivo, collettivo.
Un ecosistema, non un format. È questo il cuore della visione curatoriale: la Biennale si allontana dall’idea di evento puntuale e centrale, per farsi rete di relazioni, spazio condiviso. Le pratiche artistiche si intrecciano con quelle del prendersi cura, della collaborazione, dell’ascolto. Kochi diventa così luogo di partenza e di ritorno, nodo di connessioni tra storie locali e sguardi globali, sempre in tensione tra radicamento e apertura.
E il corpo è il primo luogo di questa ricerca. Corpo come archivio, come paesaggio, come memoria. I corpi diventano linguaggi, strumenti di trasmissione e trasformazione, attraverso cui gli artisti interrogano il mondo e ne immaginano versioni alternative. In questo viaggio incarnato, si piantano i semi di un futuro più attento e sensibile, fatto di presenza e consapevolezza.
In una società segnata da crisi ecologiche, politiche ed emotive, Kochi offre un punto di vista alternativo: la vulnerabilità come forza generativa. Gli artisti sono chiamati a esplorare risonanze tra tempi e luoghi, a far emergere memorie sopite, a costruire nuove forme di empatia. La Biennale si fa terreno fertile per il confronto, lo scambio e la cura reciproca.
Consapevole che l’arte non cambia il mondo da sola, questa Biennale punta però a farlo parlare, interrogandosi sul senso dello sguardo e della testimonianza. Un’esperienza immersiva e dinamica, che mette in discussione la distinzione tra processo e presentazione, tra artista e spettatore, tra vedere e vivere l’arte.
Perchè la Biennale di Kochi-Muziris è, più che mai, uno spazio di comunione. Un luogo dove ritrovarsi – tra corpi, opere, memorie e desideri – per costruire, insieme, nuovi modi di essere e di stare.













