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Palazzo Pitti celebra la moda del Novecento: 40 abiti iconici in mostra al Museo della Moda

Nuovo allestimento Galleria della Moda e del Costume
Nuovo allestimento Galleria della Moda e del Costume

Il Museo della Moda di Palazzo Pitti, Firenze, inaugura un nuovo allestimento dedicato al Novecento, con 40 capi d’abbigliamento che raccontano un secolo di stile, innovazione e trasformazione culturale.

Dal Charleston degli anni Venti allo scintillio irriverente di Enrico Coveri, passando per creazioni firmate Schiaparelli, Saint Laurent, Capucci e Cardin. Il Museo della Moda di Palazzo Pitti, Firenze, inaugura un nuovo allestimento dedicato al Novecento, con 40 capi d’abbigliamento che raccontano un secolo di stile, innovazione e trasformazione culturale. L’esposizione occupa nove sale rinnovate, dove gli abiti, molti dei quali mai esposti prima, dialogano con l’arte pittorica del secolo scorso, in un percorso che intreccia storia del costume e storia dell’arte. Opere di Galileo Chini, Felice Casorati e Alberto Burri accompagnano tessuti e silhouette, rivelando affinità estetiche e rimandi profondi tra moda e arti visive.

Il nuovo allestimento rientra in un progetto più ampio, che mira a ruotare annualmente le collezioni del museo, pescando dai suoi ricchissimi depositi – 15.000 pezzi tra abiti e accessori – e offrire ogni volta un capitolo inedito della storia della moda. Per quanto riguarda il percorso ora inaugurato, esso si apre con la sala dedicata alla moda Charleston. Qui, un trittico di Galileo Chini fa da scenografia a un abito indossato dalla moglie del pittore per la prima della Turandot alla Scala nel 1926. Le linee morbide, le sete decorate con motivi orientali, evocano un’epoca di emancipazione femminile, sperimentazione e contaminazioni culturali.

Nuovo allestimento Galleria della Moda e del Costume

Seguono due sale dedicate alla moda tra le due guerre. In passerella, la ricercatezza déco, le forme razionaliste, l’influenza del cinema. Le creazioni di Elsa Schiaparelli e Madeleine Vionnet si stagliano così accanto al dipinto Lo straniero di Casorati, in un suggestivo dialogo di volumi e atmosfere. Il dopoguerra si apre con un giovane Yves Saint Laurent, che nel 1957, appena ventunenne, prende le redini della maison Dior. In mostra anche tre abiti appartenuti a Ingrid Bergman, tra cui un elegante Gattinoni, che testimoniano il legame tra moda e celebrità del tempo.

Gli anni Sessanta e Settanta occupano tre sale, in un crescendo che culmina con lo Space Age. Minimalismo, tagli geometrici, colori netti. I nomi sono quelli di André Courrèges, Pierre Cardin, André Laug, per una sezione dove si respira l’ottimismo delle esplorazioni spaziali e delle innovazioni tecnologiche dell’epoca. Invece, a rappresentare l’anima più audace della moda italiana c’è Roberto Capucci. I suoi abiti, più che indossati, sembrano scolpiti da forme architettoniche, colori intensi, volumi inediti. In piena epoca di prêt-à-porter, Capucci resta fedele alla couture come forma d’arte.

Il percorso si chiude con una sala tutta dedicata a Enrico Coveri. Siamo negli anni Ottanta e le paillettes diventano il suo segno distintivo, fatto di luce, ironia, colore. Un’esplosione di creatività senza compromessi, come è stato tutto il Novecento. Un secolo cucito addosso alla storia.

Nuovo allestimento Galleria della Moda e del Costume
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