
L’uomo che ci ha regalato Star Wars ora punta a conquistare un nuovo universo: quello dell’arte narrativa. A meno di un anno dall’apertura ufficiale, George Lucas ha finalmente mostrato in anteprima al pubblico il Lucas Museum of Narrative Art, e lo ha fatto in grande stile: salendo sul palco del Comic-Con International di San Diego per la prima volta nella sua carriera.
Davanti a una platea in delirio, Lucas ha definito il museo “un tempio dedicato all’arte del popolo”, un omaggio visivo a tutto ciò che ha nutrito l’immaginario collettivo – dai fumetti ai film, dalle illustrazioni ai graffiti antichi. “La società non può esistere senza una visione condivisa. Ed è proprio qui che entra in gioco l’illustrazione”, ha dichiarato Lucas durante il panel moderato dalla carismatica Queen Latifah.
Il museo, un colosso architettonico da 28.000 metri quadrati che si snoda sinuoso nell’Exposition Park di Los Angeles, è stato progettato per essere un’esperienza immersiva, tanto quanto le saghe galattiche del suo fondatore. Dalle curve organiche della hall agli ascensori trasparenti, ogni angolo promette meraviglia e stupore. Ma il vero cuore del museo è la sua collezione. Una celebrazione visiva del potere della narrazione attraverso i secoli: dalle pitture rupestri agli storyboard di Star Wars, dai geroglifici ai manga giapponesi, dai capolavori di Frida Kahlo a quelli di Jack Kirby, passando per le iconiche strisce dei Peanuts e il primo Flash Gordon del 1934.
Sul palco con Lucas anche due complici d’eccezione: Guillermo del Toro, regista visionario e membro del consiglio del museo, e Doug Chiang, direttore creativo di Lucasfilm, che ha raccontato la propria formazione tra illustrazioni e sogni sci-fi. “L’illustrazione e il fumetto sono stati spesso snobbati nel mondo dell’arte”, ha detto Chiang, “ma sono ciò che mi ha spinto a immaginare, creare e credere che anche il fantastico abbia un valore”. Del Toro non ha usato mezzi termini: “Se avessimo solo musica classica e mai il rock’n’roll? Ecco, questo museo è il rock’n’roll. E il rock’n’roll merita un santuario.”

Il Lucas Museum non guarda solo al passato. La sua missione è anche quella di ispirare i creativi del domani. “È un modo per dire ai bambini che sì, è giusto disegnare mostri, supereroi o mondi immaginari. Che anche il fantasy è arte”, ha detto Chiang. “Chissà, magari qui nascerà il prossimo Norman Rockwell.”
Oltre a ospitare opere di giganti come Rockwell, Wyeth e Parrish, il museo custodisce la più vasta collezione al mondo di memorabilia del cinema afroamericano – il Separate Cinema Archive – e i leggendari archivi storici di Lucasfilm. E poi c’è la chicca per i fan: il concept art originale di Star Wars, le tavole di Ralph McQuarrie, e persino la splash page del 1968 dedicata a Black Panther. È la storia dell’arte pop, finalmente raccontata con la dignità che merita.
Con l’apertura prevista per il 2026, il Lucas Museum of Narrative Art si candida a essere non solo un’attrazione culturale, ma una dichiarazione d’intenti: l’arte è ovunque, anche nelle pagine di un fumetto o in un fotogramma di un film. Perchè le storie che raccontano, alla fine, appartengono a tutti noi.













