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Arte gentrificante? Il caso MUAC a Città del Messico

I manifestanti hanno distrutto la balaustra in vetro e i pannelli del museo. Credits: María del Carmen Barrios. Courtesy: Hyperallergic.
Frammenti di vetro rotto sparsi fuori dall’ingresso del museo. Credits: María del Carmen Barrios. Courtesy: Hyperallergic.
Il Museo Universitario d’Arte Contemporanea (MUAC), inaugurato nel 2008 all’interno del campus dell’Universidad Nacional Autónoma de México, è stato oggetto di un’accesa protesta anti-gentrificazione,  pochi giorni fa

Progettato dall’architetto Teodoro González de León, il museo è stato concepito come luogo di dialogo e sperimentazione culturale, con un ruolo chiave nell’offrire accesso gratuito o a basso costo a esposizioni di artisti nazionali e internazionali. E proprio questa sua missione pubblica ha reso l’attacco particolarmente controverso.

Secondo i manifestanti, il MUAC non sarebbe percepito come uno spazio “per tutti” ma come simbolo di una trasformazione urbana che privilegia un’élite — anche culturale — a scapito della comunità locale. Le accuse si inseriscono in una tensione crescente a Città del Messico, dove quartieri storicamente popolari come Roma e Condesa sono stati riconvertiti in zone di lusso, in gran parte per effetto della domanda di affitti brevi e dell’arrivo di lavoratori stranieri pagati in dollari o euro.

Per i critici, colpire un’istituzione pubblica come il MUAC rischia però di indebolire la stessa capacità delle comunità di avere voce in contesti artistici e culturali. Artisti come Magali Lara, la cui retrospettiva è visitabile proprio dalle vetrate danneggiate, hanno sottolineato come distruggere spazi di confronto significhi minare strumenti utili per affrontare criticamente il fenomeno della gentrificazione. È un dibattito che tocca il cuore del rapporto tra arte e società: l’arte è un motore di esclusione o può essere, ancora, un presidio di inclusione e dialogo?

Per gentrificazione s’intende la trasformazione di quartieri popolari o storici attraverso la riqualificazione urbana, l’arrivo di residenti e turisti più facoltosi, e l’apertura di nuove attività commerciali o culturali. Questo processo migliora l’aspetto esteriore dei luoghi, ma aumenta anche i costi degli affitti, spinge fuori i residenti originari e altera l’identità locale.

In Europa la gentrificazione in contesti artistici è profondamente legata al turismo culturale e alla valorizzazione dei centri storici UNESCO. Il caso di Coimbra, ad esempio, è paradigmatico: la città universitaria ospiterà nel 2028 la Manifesta 17, la biennale nomade europea. Questa scelta è vista come un’occasione strategica di sviluppo culturale, economico e urbano, ma in uno scenario già segnato da pratiche di “revive” — trasformazioni dell’ex Monastero di Santa Clara-a-Nova in un hotel di lusso per un periodo di 50 anni — che evidenziano una gentrificazione legata a turismo e investimenti esterni. In città come Lisbona, Porto, Firenze e Venezia, il patrimonio artistico diventa vettore turistico: i centri storici sono sempre più “museificati”, i residenti originari allontanati e il commercio locale sostituito da attività orientate al turista.

Facciata del Museo Universitario Arte Contemporáneo a Città del Messico dopo le recenti proteste. Credits: María del Carmen Barrios. Courtesy: Hyperallergic.

A Città del Messico, il fenomeno è cresciuto drammaticamente negli ultimi tre anni: prezzi degli immobili raddoppiati, proliferazione di alloggi Airbnb e afflusso di nomadi digitali e lavoratori stranieri che guadagnano in altre valute. Le proteste e il vandalismo che esplodono anche nei luoghi culturali riflettono una più ampia lotta politica per il diritto alla casa, all’acqua e agli spazi pubblici – in cui l’arte contemporanea viene avvertita come esterna al tessuto sociale e popolare. E proprio il MUAC, il centro espositivo di arte contemporanea, è stato percepito non solo come fulcro culturale ma come simbolo di gentrificazione e appropriazione urbana

Il paradosso del MUAC riflette una tensione diffusa in molte città del mondo su cui si accendono i riflettori per investimenti importanti, ma che, di per contro, fanno emergere anche il timore per il fascino dell’arte contemporanea possa accelerare processi di trasformazione urbana poco sostenibili per i residenti.

Il futuro di questi luoghi resta in bilico. Vincerà “l’arte”, con la sua capacità di rigenerare e dare voce, o prevarrà il guadagno immediato, sacrificando comunità e identità locali? La risposta, forse, si scriverà proprio nelle strade e nelle piazze che oggi ospitano sia le opere che le proteste.

I manifestanti hanno distrutto la balaustra in vetro e i pannelli del museo. Credits: María del Carmen Barrios. Courtesy: Hyperallergic.

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