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Alberto Bolaffi e la storia del Catalogo di Arte Moderna

Alberto Bolaffi

 

Alberto Bolaffi

Rimpiango quei magnifici Anni Settanta. Rimpiango Alberto Bolaffi Jr., mancato lo scorso 16 luglio all’età di 89 anni. Alberto Bolaffi fu Amministratore Delegato della “Giulio Bolaffi Editore” fino al passaggio di proprietà alla “Giorgio Mondadori Editore“ di Milano. Il nome Giulio rappresentava il gesto di rispetto del figlio Alberto nei confronti del padre, dedito al comparto filatelico, commercio di famiglia da più di un secolo.

AB Jr. è stato geniale pioniere nell’individuare nuovi percorsi collezionistici in chiave di investimento, esegeta di un comparto dove fiuto e gusto rappresentano necessità professionali strettamente legate.

Nel 1964, giovane editore di soli 28 anni, acquistò i diritti de L’affascinante storia del collezionismo di Maurice Rheims, allora decano dei banditori delle case d’asta di Parigi. Il libro — coinvolgente, dotto e divertente anche per i profani — negli anni della ricostruzione del dopoguerra invitava il pubblico a salvare e conservare oggetti considerati superflui, per diletto e per investimenti a lungo termine. Il volume si apre con una citazione orientale: “Non è la rosa, ma ha vissuto la rosa”, frase che ben si addice ad AB Jr.

Dal 1969 al 1982 sono stato redattore capo e curatore delle edizioni d’arte ed extra comparto della Giulio Bolaffi Editore con Umberto Allemandi che copriva il ruolo di Direttore Editoriale. In quel periodo ho avuto l’occasione di assistere a un episodio avvincente che per me fu la dimostrazione che collezionista si nasce e non ci si improvvisa.

Era il mattino del 20 luglio 1969, il giorno dell’atterraggio del primo uomo sulla luna. AB Jr. aveva escogitato una cosa semplicissima, ma al contempo geniale. Giunto come sempre in ufficio di buon’ora, convocò la signorina Silvia, attenta e preziosa segretaria, e le affidò un incarico da capogiro: acquistare i quotidiani di tutte le capitali del mondo, comprese le edizioni straordinarie dedicate all’evento. Tutta la mia generazione ricorda il giovane colonnello Neil Armstrong, immortalato mentre scende dall’astronave con naturalezza. Questa raccolta di quotidiani, credo unica al mondo, immagino attenda il centenario dell’evento per andare in asta, con aggiudicazione alle stelle. Chi ci sarà vedrà.

Quando sono stato assunto in Casa Editrice, AB Jr. mi chiese se collezionassi francobolli, per evitare situazioni antipatiche. Poi sorridendo, guardò Umberto Allemandi e disse: “Parlagli di Arturo Schwarz”. Solo in seguito compresi che voleva farmi entrare subito in un ruolo più da diplomatico che da capo della redazione.

Si trattava del “Catalogo Nazionale Bolaffi d’Arte Moderna” — chiamato in breve solo CAM — nato nel 1962. La redazione fu affidata a Sandra Furlotti Reberschak, sotto la direzione di Luigi Carluccio, critico di prestigio che aveva accettato di porre la firma all’annuario. La copertina numero nove del CAM è un montaggio fotografico che raffigura la Reberschak mentre solleva l’edizione del 1968, come un Atlante sorridente.

AB Jr. desiderava un catalogo con i prezzi, come avviene per i francobolli, ed era infastidito dal fatto che ogni edizione, accanto alle immagini dei dipinti dei maestri storici del ‘900, non riportasse i valori di mercato. Aveva ragione. Purtroppo, le gallerie private rifiutavano di rivelarli al pubblico, considerandolo un’eresia rispetto alla rarità delle opere. Tra i più importanti operatori c’era Arturo Schwarz, collezionista, studioso e scrittore di pessimo carattere, che poi divenne mio amico. La strategia di AB Jr. era brillante: se riuscivo a ottenere i prezzi da un personaggio di tale caratura, gli altri colleghi non avrebbero avuto scuse nel rifiuto.

Quando lo cercai, Arturo Schwarz mi buttò giù il telefono; ma il giorno seguente andai a trovarlo senza appuntamento. In ufficio teneva appesa alla parete una fotografia di lui giovane, mentre giocava a scacchi con Marcel Duchamp. Mi prese in simpatia e acconsentì a fornirmi un’immagine con cancellature del giovane Emilio Isgrò, da lui scoperto, il cui valore di mercato era interessante. Nella stessa mattinata incontrai Ettore Gianferrari, già commissario per le vendite alla Biennale di Venezia, che, informato su Schwarz, mi fornì i prezzi di Mario Sironi.

Era l’inizio: dal 1969, i CAM avrebbero riportato immagini a colori con i prezzi di tutti i grandi maestri del Novecento, dal raro Boccioni all’inflazionato Rosai.

AB Jr. aveva ancora una volta dimostrato fiuto e gusto. La credibilità del CAM fu consolidata dall’accordo siglato nello stesso periodo con il Sindacato Nazionale Mercanti d’Arte. AB Jr. voleva un controllo responsabile delle quotazioni rispetto alle aggiudicazioni d’asta, con particolare attenzione ai possibili falsi che avrebbero compromesso l’affidabilità dell’annuario. Il mio compito fu quello di giovane guardiano, nel rispetto del gioco delle parti.

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