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Erotico Ma Non Troppo #4. Marco Siciliano

Marco Siciliano, Soffitti Sconosciuti, Milano, 2018
Marco Siciliano, Soffitti Sconosciuti, Milano, 2018

 

In questo episodio Underground lascia spazio a Ma Non Troppo: Variabile indefinita che ridefinisce quello che precede, a volte fino a stravolgere la sua definizione. Causa di malintesi e fraintendimenti. Maneggiare con cautela.

In questa prospettiva esploro la poetica di Marco Siciliano (Caltagirone, 1991), artista che abita la soglia sottile tra pubblico e privato, tra ciò che si offre allo sguardo e ciò che rimane celato. Le sue installazioni, sculture, immagini e suoni disegnano traiettorie in cui funzione e desiderio si sfiorano, aprendo spazi di ambiguità e tensione. Con uno sguardo radicato nell’architettura e nel design, interroga e piega le regole di queste discipline per accedere a una dimensione intima, dove l’ordine sociale e sessuale si dissolve.

Marco Siciliano. Ritratto di Sabrina Pippa, 2024

Piccoli dettagli si fanno indizi di desideri; gesti trattenuti o consumati prima di compiersi raccontano un eros sussurrato, che oltrepassa il mero carnale. È una messa a nudo lucida del linguaggio con cui confidiamo ciò che abbiamo di più intimo. Non è il corpo a esporsi, ma la sensazione, la relazione, l’idealizzazione.
È quella sensazione di essere nudi negli occhi di chi ti guarda quel secondo di troppo.

Marco Siciliano, Marcelle, Berlino, 2024

Con Marcelle (Berlino, 2024) ci porta dentro un armadio ricomposto al contrario, l’acqua oscilla tra piacere e disagio, mentre luce e suono riducono il fuori a un fragile riflesso. Ispirata a Histoire de l’œil (1928) di Georges Bataille, l’opera ritrae Marcelle, che durante un’orgia si nasconde per masturbarsi. In questo rifugio, la vergogna si rovescia: le regole svaniscono e resta solo il potere.

Marco Siciliano, Marcelle, Berlino, 2024

La serie fotografica Myopia (Berlino, 2024) indaga un eros che prende forma attraverso l’immaginazione, come quando, leggendo, costruiamo nella mente una scena che non ci è mai stata mostrata.
Le diottrie (-2,25; -3,00; -1,9; -1,5), indice di miopia, si trasformano in centimetri, misurando la distanza tra vetro e fotografia. Il vetro decorato – pensato per spazi che chiedono discrezione – sfoca l’immagine, velando la figura. Allo stesso tempo, quegli stessi centimetri, attraverso gli angoli scoperti, offrono uno spiraglio e la tentazione di verificare se ciò che si nasconde dietro sia più o meno sfizioso di ciò che abbiamo immaginato.

Marco Siciliano, Myopia, Berlino, 2024

In Effeuiller la marguerite (2020) fogli di carta igienica rosa vengono strappati come i petali di margherita. “Il m’aime, un peu, beaucoup, à la folie, passionnément, pas du tout.” – le parole francesi compaiono nel video come sottotitoli mentre la voce recita “M’ama, non m’ama.” Le due lingue si corrispondono e si scontrano nel cercare fortuna in amore. (Link al video).

Hai mai costruito un’opera pensando a qualcuno in particolare, senza dirglielo?

Nella serie fotografica Soffitti Sconosciuti, ho fotografato il soffitto ogni volta che mi sono svegliato in una stanza sconosciuta. Alcuni soffitti sono diventati familiari, e li conosco tuttora. altri invece visti per una notte sola e dimenticati. Il lavoro è nato una mattina in cui volevo ricordare quel soffitto e cosa quel soffitto vedeva. Quando le espongo la serie c’è sempre un po’ di imbarazzo tra chi quei soffitti li riconosce. È un lavoro di intimità condivisa, io ho dormito e fatto la foto ma chissà quante persone hanno visto quel soffitto negli anni! La foto potrebbe rimanere nel mio cassetto o drive.. ma è il fatto che qualcuno arrossisca guardandola che da forza ad ognuna di esse.

Marco Siciliano, Soffitti Sconosciuti, Milano, 2018

Ti capita mai di voler davvero di sparire dentro uno dei tuoi armadi? C’è un esperienze della tua vita simile a quella di Marcelle

Una mia cara amica vedendo questo lavoro mi ha detto: hai trovato la risposta ad una domanda che non conoscevi ancora. C’è sicuramente un parallelismo con Marcelle in momenti del mio passato. Il collegamento quasi ovvio a ‘in the closet’ però non è specifico. Quello che mi ha attirato della storia di Marcelle raccontata da Bataille è il fatto di non nascondersi per paura o vergogna ma di farlo come atto di potere. Tramite questo lavoro ho capito che la discrezione è un atto di forza. Ho montato l’armadio al contrario così che tutti possano essere Marcelle che sguazza libera nel mare del suo piacere.

Marco Siciliano, Marcelle, Berlino, 2024

Che forma ha oggi il desiderio, quando il sesso e reperibile tramite app che promettono tutto e subito?

Penso di essere ancora legato ad un tipo di desiderio in tensione tra il proibito e il permesso, al nascosto, insaporito da un senso di colpa. Elementi che tornano nella mia poetica – vetri smerigliati, teli semitrasparenti ecc. Tutto questo voler vedere ma non riuscire a toccare, ricostruendo l’immagine dentro la propria testa in base ai propri desideri. Vivere a berlino, patria dell’edonismo, ha però sbloccato diverse stanze inesplorate. Quando tutto è a disposizione si ha la possibilità di cercare altro, un profondo che porta ad estremi di piacere corporeo ma anche di profondità emotiva. Se in Italia il desiderio è singolo a Berlino è comunitario, c’è una perdita di sé che genera qualcosa di irrazionale, più grande dell’individuo. L’eccesso vissuto come perdita volontaria di controllo è una tematica che sto trattando nei miei prossimi lavori.

Marco Siciliano, Tent for Two, Sicilia, 2019-2022

Consideri il tuo lavoro underground?

Vivendo in una città che ha trovato la massima espressione artistica nella scena underground e che ora si sta velocemente trasformando in mainstream, trovo difficile usare questa parola per descrivere il mio lavoro. Ma se per underground si intende indipendente, sperimentale, fuori dal mercato con una connotazione provocatoria, a volte politica-sociale, allora si!

 

 

 

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