
Robert Rauschenberg, Helen Frankenthaler e Paolo Roversi: la storia dell’arte è salita in passerella alla New York Fashion Week 2026, trasformando la kermesse in un dialogo continuo fra moda e arti visive.
Da anni considerata la più commerciale del circuito, la NYFW sta vivendo una fase di rinnovamento. Giovani marchi indipendenti e designer sperimentali hanno trovato un nuovo baricentro creativo nel WSA Building, vicino al South Street Seaport, che ha sostituito le vecchie tende e i Milk Studios come quartier generale. Le sfilate fuori città, un tempo eccezione, sono diventate routine, mentre collaborazioni artistiche sempre più frequenti hanno dato una nuova energia all’evento.

Proenza Schouler ha scelto la Kasmin Gallery di Chelsea per presentare la collezione primavera/estate 2026. È stata la prima prova da direttrice creativa di Rachel Scott, subentrata dopo l’uscita dei fondatori Jack McCollough e Lazaro Hernandez. Cotone spalmato tagliato al laser, jacquard sfilacciati e capi destrutturati con spalline a vista hanno introdotto la sua estetica, arricchita da tocchi tropicali che richiamano le origini giamaicane. McCollough e Hernandez intanto preparano il loro debutto con Loewe, previsto a ottobre alla Paris Fashion Week.

Per la sua collezione “Collage”, Jason Wu ha trasformato il Brooklyn Navy Yard in una vera installazione dedicata a Robert Rauschenberg, nel centenario della nascita dell’artista. In collaborazione con la Robert Rauschenberg Foundation, Wu ha inserito la sfilata all’interno di A Quake in Paradise (Labyrinth) (1994), usando pannelli trasparenti e riflettenti che creavano veri “collage viventi”.
Gli abiti riprendevano le serie Hoarfrosts (1974-76) e Airport Suite (1974), in un gioco di tessuti e immagini che rievoca l’ibridazione di stampa, tessile e installazione cara a Rauschenberg.

Ulla Johnson ha scelto il Cooper Hewitt Design Museum per presentare una collezione intrisa di riferimenti a Helen Frankenthaler, in collaborazione con la sua Foundation. Ampie campiture di colore, silhouette fluide e una colonna sonora con la voce dell’artista hanno anticipato la mostra Helen Frankenthaler: A Grand Sweep, in arrivo al MoMA a ottobre.

La settimana ha visto anche la capsule di Heaven by Marc Jacobs con l’artista francese David Rappeneau, i cui disegni iper-figurativi compaiono su felpe, maglie e borse. Intanto la Pace Gallery ha inaugurato Along the Way, retrospettiva su Paolo Roversi che raccoglie 25 anni di Polaroid e ritratti dal tono onirico, a conferma del fotografo come ponte tra moda e arte. Sempre in coincidenza con la NYFW, il Museum at FIT ha aperto “Abito, sogni e desiderio: moda e psicoanalisi”, curata da Valerie Steele. La mostra, aperta fino al 4 gennaio 2026, attraversa un secolo di moda intrecciandolo con teorie freudiane, femminismo e culture LGBTQ+, con abiti di Alaïa, Chanel, Kawakubo, McQueen, Mugler, Owens, Schiaparelli, Westwood e Yamamoto.
Dal Brooklyn Navy Yard ai saloni Beaux-Arts del Cooper Hewitt, passando per gallerie e musei, la NYFW 2026 ha mostrato che il futuro della moda non è solo spettacolo ma conversazione con arte, storia e psiche.













