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Addio Cloti Ricciardi. L’artista e intellettuale impegnata è morta all’età di 87 anni

Cloti Ricciardi Cloti Ricciardi
Cloti Ricciardi
Cloti Ricciardi
Nata a Roma nel 1939, Ricciardi ha sempre affiancato la ricerca creativa alla lotta, alla rivolta e al pensiero contro egemonico

Il 22 settembre Roma si è fermata per Gaza. Presidi e manifestazioni hanno animato per una intera giornata la città. Si manifestava insieme contro l’efferatezza ripugnante del genocidio del popolo palestinese. In questo giorno, ha deciso di salutarci un’artista romana che alla lotta, alla rivolta e al pensiero contro egemonico (femminista soprattutto) ha dedicato la propria vita, artistica e personale: Cloti Ricciardi.

Cloti nasce a Roma nel 1939. La sua è un’infanzia di instancabile esplorazione del mondo e di precoce ribellione rispetto alla figura genitoriale (in puero homo). Da bambina Cloti soffriva di una lieve balbuzie. Lo strumento di scandaglio della realtà non era, nel suo caso, ancora la parola ma il disegno. Disegnava ovunque, sempre. Persino con il dito sulla polvere. Costruiva mondi con la materia e ancora non sapeva che il suo futuro d’artista sarebbe stato esattamente così. Questo avrebbe fatto. E lo avrebbe fatto bene, prima degli altri, meglio di altre e meglio degli uomini, come vedremo. E gli uomini che incontrò nel suo cammino non furono “facili”. Fin dagli anni della sua formazione accademica, con maestri come Turcato e Capogrossi. Nomi non da poco. Nomi difficili. Uomini difficili.

Prima di dedicarsi completamente a questo, Cloti Ricciardi si forma giovanissima negli ambienti della Scuola di Piazza del Popolo. Renato Mambor, Mario Ceroli, Cesare Tacchi saranno amici, così come le poche (pochissime) artiste già affermate, quali Giosetta Fioroni e Carla Accardi e i grandi galleristi come Plinio De Martiis, accanto ai pionieri del sistema e del mercato dell’arte, “maschilisti trucidi” (come li definiva lei), primi responsabili dell’esclusione delle donne dal sistema dell’arte. In questa complicata compagine, durante la fine degli anni Sessanta, la sua ricerca si orienta verso la costruzione di forme nello spazio; come nella celebre performance dal titolo Respiro, presentata a Roma e a Napoli nel ’68 e nel ’69 (e riproposta all’interno della mostra FUORI nella Quadriennale di Roma nel 2020).

Ma è appunto nel corso degli anni Settanta che Cloti Ricciardi assiste e partecipa a “la più grande opera d’arte del Novecento” (parole sue), ovvero il grande movimento di liberazione femminista. Nel 1972 Cloti viene invitata a Palazzo Taverna da Achille Bonito Oliva per una personale, nell’ambito della rassegna Mappa ’72. Cloti chiede di parteciparvi insieme alle compagne del suo collettivo femminista. Uomini esclusi. Gli spazi dell’arte diventano gli spazi della lotta. Un momento di decisiva discontinuità col passato. Seguiranno nel 1973 altre mostre a Roma, Philadelphia, Napoli. E Dopo: l’abbandono momentaneo della pratica dell’arte a favore della riflessione teorica. Cloti è protagonista del circolo Pompeo Magno, fulcro del movimento femminista romano. Fin dal primo numero collabora con Effe e co-fonda nel ’79 Differenze, rivista di pratica e teoria politica, scrivendo numerosi saggi storico-filosofici. In questi anni la parola “timida e incerta” dell’infanzia diventa sicura, consapevole, affilata.

Negli anni Ottanta riprende l’attività espositiva con continuità, in particolare con lo sviluppo delle opere della serie Anomie del tempo e dello spazio (fino al 2019). Nel 1993 partecipa alla 45esima edizione della Biennale di Venezia, curata da Achille Bonito Oliva, che gli riserva una sontuosa sala personale presso il Padiglione Italia, e all’importante mostra antologica allestita presso la Chiesa di San Pietro alla Carità per la cura di Roberto Gramiccia e Simonetta Lux. Nel 2008, a Pechino, è a Scultura e nel 2009 è presente di nuovo alla Biennale di Venezia. Ci sarà poi la splendida doppia personale con Lucilla Catania, 12 Disegni per 2 Sculture, per la cura di Anna Imponente, presso il Museo Casa Natale Gabriele d’Annunzio di Pescara e il Museo della Scultura Contemporanea di Matera nel 2010. In Austria poi, nel 2013, partecipa alla grande collettiva internazionale Gegenwelten, per la cura di Christoph Bertsch, presso Schloss Ambras di Innsbruck. Nello stesso anno la Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma le commissiona un’opera, Ipotesi grafica, collocata nella vasca superiore del Giardino delle Fontane. Ancora nel 2018 le collettive a Vilnius, Writing e Magma a Roma all’Istituto Nazionale della Grafica e nel 2019, curata da Ilse Lafer, Doing Deculturalization.

Le più recenti occasioni che hanno visto Cloti Ricciardi di nuovo protagonista della scena del contemporaneo sono la sopra citata partecipazione alla Quadriennale di Roma nel 2020, con la riproposizione di Respiro, e la piccola ma significativa personale, a cura di Cesare Biasini Selvaggi, presso gli spazi Ipogeo e Progetti di Sculture in Campo, nel Borgo Antico di Bassano in Teverina. Una splendida opera occupa i giardini del Parco di Sculture in campo: Anomie spaziali 5, in corten e vetro. Qui Ricciardi, come un’equilibrista sul filo teso, abita la dimensione iconica così come quella aniconica senza alcun cedimento formale. Dall’elemento centrale cubiforme dell’opera si diramano dei vasi cavi trasparenti attraverso i quali scorre la linfa vitale dello spazio, innescando un rapporto simbiotico con la terra che accoglie l’opera nella sua interezza.

La ricerca artistica di Cloti Ricciardi nel corso degli anni non ha subìto flessioni, alimentata dal suo furore creativo, fino a qualche anno fa quando è stata costretta a ritirarsi per motivi di salute. Il sistema delle sue Anomie decostruisce il rapporto rigido fra soggetto e oggetto, fra spazio e tempo, fra essere e dover essere, fra opera e fruitore. Riformulare il linguaggio dell’arte a partire da un punto di vista autenticamente politico (inteso come afferente alla polis), collettivo, alimentato dalle lotte per l’emancipazione dall’ingiustizia sociale e dalla cultura patriarcale, è ancora oggi un gesto sovversivo. Come lo è tutto il lavoro di questa grande artista. Lavoro che da ieri occupa gli spazi della grande memoria collettiva. Ci resterà per sempre.

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