
La Biennale di Kochi ci riprova: dopo le polemiche dell’ultima edizione, il più importante appuntamento espositivo dell’Asia meridionale annuncia la sua quinta volta sotto il segno di “For The Time Being”, con 66 artisti da oltre 20 Paesi
Adrian Villar Rojas, Marina Abramović, Otobong Nkanga e LaToya Ruby Frazier, Ibrahim Mahama, Maria Hassabi, accanto a voci emergenti della scena indiana, sono alcuni degli artisti dell’elenco completo della prossima Biennale indiana di Kochi, quest’anno sotto il segno del corpo “come archivio di memoria e materialità, luogo d’incontro e testimone della temporalità”. Un ritorno che, gli organizzatori, sperano non si trasformi in un nuovo “Punto di non ritorno”. Si, perché era salita agli onori della cronaca l’edizione del 2022, quando 53 artisti su 90 firmarono una lettera pubblica denunciando il mancato pagamento delle fee, problemi con la produzione e una gestione caotica, posticipando l’apertura di due settimane. Ma i guai della Biennale, fondata nel 2012, insorsero già nel 2018, con proteste dei lavoratori non pagati, mentre il co-fondatore Riyas Komu si dimise per accuse di molestie sessuali.
Il progetto 2025 della Biennale di Kochi
La Biennale, stando alla carta, quest’anno conterà con 50 nuove produzioni disseminate in sedi inedite della città, tra cui l’Aspinwall House, lo storico complesso affacciato sul mare che fu epicentro delle controversie dello scorso biennio, ma anche la Pepper House, ex magazzino di spezie trasformato in centro culturale sulle rive del lago Vembanad, a simboleggiare quella rigenerazione urbana che da sempre caratterizza il progetto.













