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Buono Bello e… Benedetto. Paolo Consorti a San Benedetto del Tronto

Paolo Consorti, Holy Portraits, 2025, tecnica mista su vinile, cm. 40x40 ognuno Paolo Consorti, Holy Portraits, 2025, tecnica mista su vinile, cm. 40x40 ognuno
Paolo Consorti, Holy Portraits, 2025, tecnica mista su vinile, cm. 40x40 ognuno
Paolo Consorti, Holy Portraits, 2025, tecnica mista su vinile, cm. 40×40 ognuno
Alla Palazzina Azzurra di San Benedetto del Tronto Consorti presenta opere in cui la pittura digitale veicola un ritorno alla figurazione

Ci siamo già occupati della poetica di Paolo Consorti in occasione della sua recente e imponente mostra Fighters, tenutasi a Torino. Torniamo ora ad approfondirne la ricerca, in vista della chiusura della significativa esposizione allestita nella sua città natale, San Benedetto del Tronto. Un ritorno doveroso e coerente, quasi un destino implicito: se fosse una persona, potremmo dire omen nomen, poiché questa città reca nel proprio nome quello di un santo e il rapporto di Consorti con il mondo agiografico è da sempre connotato da una complicità lucida e provocatoria.

Ne è testimonianza lo strutturato progetto “Rebellio Patroni”, ideato nel 2011 in occasione del 150° anniversario dell’Unità d’Italia, in cui l’artista indaga vizi e virtù dell’identità nazionale attraverso la rilettura iconografica dei santi più noti, coinvolti in un tour performativo e installativo tra Milano, Napoli, Venezia e Bari. In questo solco si colloca anche la mostra attuale, “Buono Bello e… Benedetto”, che non rappresenta un semplice tassello del percorso – tra i santi, al centro della riflessione di Consorti, figurava già infatti San Benedetto Martire – ma una vera e propria dichiarazione d’amore alla città e al suo santo patrono, in cui l’agiografia del santo è riletta attraverso un’operazione di storytelling contemporaneo, capace di fondere tradizione e visione futura.

Paolo Consorti, Salvator Liberi, 2025, tecnica mista su vinile, cm. 170x180
Paolo Consorti, Salvator Liberi, 2025, tecnica mista su vinile, cm. 170×180
Accoglienza e solidarietà

Se nella mostra torinese dominava l’esplosione cromatica sulla forma, qui la pittura digitale – medium prediletto da Consorti, sin dagli esordi della computer art – veicola un ritorno alla figurazione. Le immagini, fortemente oniriche, animano il giovane santo, simbolo di accoglienza e solidarietà, che l’artista fa rivivere virtualmente tra le strade del proprio paese natale. Come osserva Giulia Gradassi nel testo critico che accompagna la mostra, il tono dell’operazione è connotato da una “devozione leggera”, mai enfatica né retorica. I grandi pannelli che compongono l’esposizione si spogliano della saturazione cromatica per tendere a una monocromia metallica, rarefatta, quasi a dissolvere la figura del santo nel paesaggio urbano circostante e nell’armatura di questo giovane soldato romano del III secolo.

Un’umanizzazione che non intacca la ieraticità della figura sacra ma, anzi, la sublima in una bellezza archetipica e in una giovinezza assoluta che raggiunge l’apice quando il bel Benedetto danza con una giovane in bikini. Consorti ne fa un’icona universale, circondata da bambini di ogni etnia, protagonista di gesti quotidiani – lo vediamo in bicicletta con i pesci nel cestino o reggere in braccio la leggendaria gatta Mamy, creatura totemica che per venticinque anni ha percorso gli scogli del Molo Sud e che ricorre in numerose composizioni. Sullo sfondo, scorci evocativi della città e delle sue radici marinare: il porto, i massi-scultura, il Monumento al Gabbiano Jonathan Livingston di Mario Lupo, emblema del lungomare e dell’immaginario sambenedettese.

Paolo Consorti con Trittico Dance, nella mostra “Buono Bello e… Benedetto”
Paolo Consorti con Trittico Dance, nella mostra “Buono Bello e… Benedetto”
Una nuova narrazione

Il mare, talvolta complice, talvolta antagonista, è presenza costante: placido mentre il santo si rilassa su una sdraio tra le palme, minaccioso e simbolico quando onde tempestose diventano metafora di un cinismo contemporaneo. Ma è anche spazio della salvezza, in cui Benedetto raccoglie e accoglie bambolotti neri, in una sorta di pesca miracolosa o ne doma l’impeto surfando con destrezza.

Il progetto accenna anche a un esplicito omaggio a Andy Warhol, nella riproduzione seriale del volto idealizzato di Benedetto, dagli occhi di ghiaccio e dai tratti quasi sovrumani, che richiama volutamente l’iconografia sacra, dalla bellezza ideale, dei santini tradizionali. Una scelta strategica che consente a Consorti di evitare qualsiasi deriva dissacrante in un equilibrio sapiente tra alto e basso, cultura popolare e concettualismo, in un’operazione capace di intercettare anche un pubblico non specialistico e devoto.

In questa sintesi virtuosa, l’artista riesce nel difficile intento di non cadere mai nel didascalico, elevando invece la dimensione del sacro a una nuova narrazione, priva di stereotipi e capace di veicolare un messaggio universale di pace e solidarietà, senza mai indulgere nella retorica.

Paolo Consorti. Buono Bello e… Benedetto
A cura di Giulia Gradassi e Gino Troli
Fino al 19 ottobre 2025
Palazzina Azzurra – San Benedetto del Tronto

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